Cinema, l’ultimo gladiatore? Arriva dal Giappone

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redazione

16 Giugno 2014
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Il fascino di Abe Hiroshi

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La storia del cinema non è mai stata avara di gladiatori, si sa, e anche la televisione ha fatto la sua parte (pensiamo al trucido Spartacus con Andy Whitfield). Un’iconografia solida, solidissima. Tanto immutabile quanto infrangibile. E poco importa se, a distanza di cinquant’anni, il Kirk Douglas di Kubrick può sembrarci meno carismatico del Russell Crowe di Scott. Il punto è decisamente un altro: siamo davvero sicuri che l’iconografia dei gladiatori continuerà a rimanere uguale a se stessa nei secoli dei secoli?

Prima di scommetterci sopra, è bene fare i conti con un certo Lucius Modestus: non più il personaggio cartaceo, reso celebre dal manga di Yamazaki Mari (Edizioni Star Comics), bensì il personaggio in carne, toga e ossa cui presta muscoli e fascino, sul grande schermo, l’atletico Abe Hiroshi. Ecco. Prima di scommetterci sopra, e anche prima di storcere frettolosamente il naso, è bene attendere Thermae Romae, l’irresistibile peplum fantasty nippo-latino di Takeuchi Hideki in uscita nelle sale italiane il prossimo 26 giugno (grazie alla Tucker Film).

Il nuovo gladiatore, dunque, sarebbe giapponese? Il condizionale non serve: basta una manciata d’inquadrature per capire che le cose stanno così. Bastano il suo fisico scolpito e la sua espressione tenebrosa per dare una bella scossa all’immagine codificata dell’antico romano! I primi ad accorgersene e ad ammetterne l’evidenza, del resto, sono stati proprio loro, i romani: i romani moderni, ovviamente, cioè le comparse e le maestranze di Cinecittà che hanno lavorato spalla a spalla con Abe Hiroshi. «Sembra vero!» è la frase-chiave, quasi un tormentone, ripetuta ogni giorno sul set. Una frase che lo stesso Hiroshi ricorda con affetto e – perché no? – con divertito compiacimento.

 Classe 1964, originario di Kanagawa, il super divo nipponico si è avvicinato a Lucius Modestus mettendo rapidamente da parte lo stupore iniziale per il corto circuito Oriente/Occidente: «Mi sono subito iscritto a uno sport club, ho fatto sfogliare il manga al mio trainer e gli ho detto: hai un mese di tempo per darmi un corpo esattamente come quello di Lucius!». Un corpo che, per larga parte del film, viene mostrato nudo o immerso in acqua, per la gioia di tutte le spettatrici e pure di tanti spettatori.

 Thermae Romae è uno dei titoli cult del Far East Film Festival di Udine (suo primo domicilio occidentale) ed è stato una micidiale macchina “polverizza-botteghini” in patria. Lucius Modestus, invece, è un aitante architetto dell’Antica Roma (un gladiatore senza spada, potremmo dire) che si ritrova catapultato nel Giappone contemporaneo. Il film, girato a Cinecittà e nei dintorni della Capitale, pullula di comparse italiane e, qui e là, fa ricorso all’uso del Latino e ad arie d’opera (Takeuchi Hideki ama cantare Puccini e Verdi al karaoke). La sceneggiatura accumula gag su gag, sfruttando con invidiabile creatività l’artificio del viaggio nel tempo, e i miracoli digitali fanno il resto, assieme ai vari set romani e all’accuratezza dell’intera operazione.

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