Alle porte del Paradiso

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Claudio Pizzin

26 Maggio 2017
Reading Time: 5 minutes
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Viaggio alle Seychelles

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Appena usciti dall’aeroporto dell’isola di Mahe, il sole delle Seychelles sembra essere la pozione magica sufficiente a rigenerare lo spirito. Dopo il viaggio dall’Italia con scalo a Istanbul, il primo impatto con questo paradiso naturale è proprio con il suo clima speciale in grado di contagiare le persone che lo vivono. Attorno a noi, infatti, vediamo uomini e donne sorridenti, sempre disponibili con i turisti in caso di necessità.

Neanche il tempo per un caffè e prendiamo al volo un taxi con destinazione porto di Victoria: lì saliamo su una barca che ci conduce a Praslin, dove trascorreremo i primi giorni di permanenza sull’arcipelago.

All’arrivo ci sistemiamo in una guesthouse che avevamo prenotato. La giornata è molto calda: il termometro segna 35 gradi. Girovaghiamo per Baia Saint Anne, tra negozi e spettacoli da strada che ci catturano per la loro originalità. All’ora di pranzo facciamo il primo incontro con la cucina creola: buona, ma un tantino piccante. L’indomani, di buon mattino, ci viene consegnata la macchina che avevamo prenotato per poterci muovere in libertà. A queste latitudini, però, si guida sulla corsia di sinistra come nei Paesi anglosassoni: in pochi chilometri mi abituo alla novità e anche al cambio automatico. Raggiungiamo

la Fond Ferdinand Reserve; accompagnati da una guida, ammiriamo il coco de mer e altre piante conosciute sui libri ma mai viste dal vivo: la vaniglia, la cannella, la guiaba, oltre a numerose specie di uccellini che ci osservano incuriositi.

Più o meno l’espressione dei nostri occhi alla vista delle spiagge incantevoli che si susseguono senza soluzione di continuità lungo il tragitto che percorriamo in auto. Prima Anse Kerlan, dove degustiamo un altro pranzo creolo, quindi Anse Lazio: una lunga distesa di sabbia chiara che si trasforma in scenario da cartolina grazie alla particolare colorazione del mare.  Impossibile resistere: ci immergiamo per un bagno rilassante che nessuna parola può realmente descrivere. Sulla via del ritorno ci concediamo una sosta ad Anse la Blague e Anse Volbert, dove ci dedichiamo allo shopping, prima del meritato riposo. La mattina presto consegniamo l’auto che ci era stata affittata e, dopo i rituali saluti con la proprietaria della guesthouse, ci avviamo verso il porto. Dopo un quarto d’ora di navigazione raggiungiamo La Digue. Per alcuni giorni soggiorneremo in un’altra guesthouse: il Kot Babi. Per ambientarci, appena giunti sul posto, facciamo amicizia con alcune persone. Affittiamo due bici: mezzi indispensabili per potersi spostare agevolmente in questo territorio. Pedalando, nel primo pomeriggio arriviamo a Grand Anse, spiaggia bellissima e affollata dove ci concediamo un bagno ristoratore. Ma l’emozione più bella arriva verso sera, sulla strada del ritorno, ad Anse Reunion mentre il sole sta scomparendo all’orizzonte: un tramonto che toglie il fiato per la sua bellezza.

Quella seguente è una magnifica giornata di sole. Il caldo si fa sentire già di primo mattino, ma non ci scoraggia a risalire in sella alle nostre bici. Raggiungiamo il cimitero dell’isola: restiamo stupiti per l’ordine e la pulizia. A qualche centinaio di metri di distanza, qualcosa attira la nostra curiosità. Alcune persone ferme ai bordi della strada guardano verso il mare, osservando un carro trainato da un bue bardato a festa al bordo della strada. Li raggiungiamo anche noi e scopriamo che in riva al mare si sta celebrando un matrimonio. Gli sposi sono due ragazzi milanesi giunti fin qui per coronare il loro sogno. Al termine della cerimonia ci invitano a farci fotografare assieme a loro. Dopo aver condiviso questa emozione inaspettata, ci concediamo un bagno ristoratore nelle calde acque di Anse Severe.

Il caldo si fa sempre più intenso. Raggiungiamo prima Anse Patates e poi Anse Banana, dove troviamo un localino vista mare in cui degustiamo l’octopus al curry e un’insalata di… octopus! La stanchezza incomincia a farsi sentire e decidiamo di rientrare.

L’indomani ci dirigiamo al Parco di Anse D’Argent dove ci imbattiamo nelle grandi tartarughe. La spiaggia invece si contraddistingue per gli enormi massi granitici, mentre in riva al mare incontriamo giovani coppie che hanno deciso di coronare il loro sogno d’amore in questa magnifica spiaggia. Sulla strada del ritorno scopriamo una piccola gelateria a cui non sappiamo resistere: i gusti di gelato sono pochi, ma la qualità è ottima.

Quella successiva è una giornata impegnativa: in un market acquistiamo dell’acqua, il pranzo infatti sarà al sacco. La strada che percorriamo in bici è in salita e ci fa avvertire costantemente lo sforzo necessario per andare avanti. Raggiunta Grand Anse ci addentriamo nella foresta e incominciamo a salire lungo un sentiero impervio. Siamo assieme ad altre persone che ci fanno da guida. Dopo una ventina di minuti raggiungiamo la Petit Anse, spiaggia bellissima e poco affollata. Ci tuffiamo in acqua e trascorriamo un po’ di tempo al sole prima di riaddentrarci nuovamente nella foresta.

La tappa seguente è Anse Cocos: un paradiso terrestre. Rimaniamo estasiati ad ammirare i colori del mare e le onde che si infrangono contro gli enormi blocchi di granito. Passiamo alcune ore ad abbrustolirci al sole cocente delle Seychelles. Stanchi ma felici affrontiamo la via del ritorno; dopo aver nuotato ci attende l’impegnativa salita nella foresta prima di alcuni chilometri in bici: una vera e propria gara di triathlon…

L’indomani è domenica, giornata che i residenti dedicano al completo relax. Fin dalla prima mattina famiglie e amici si riuniscono e  tutti assieme, a bordo dei camioncini che durante la settimana usano per il lavoro, partono per un picnic sulla spiaggia, accompagnati da musica reggae sparata a tutto volume. Nel frattempo un rumore attira la nostra attenzione: ci avviciniamo incuriositi verso quattro persone che stanno giocando a domino. A ogni calata di tessera sbattono forte la mano  sul tavolino, mentre sfottò e sonore risate accompagnano le varie mosse. L’allegria è contagiosa e anche noi veniamo invitati al loro tavolo. Tuttavia decliniamo l’invito: ci attende il mare per l’ultimo bagno prima dei saluti.

Il giorno seguente, dopo una levataccia, si parte per Mahe che raggiungiamo dopo un’ora e mezza di navigazione con tappa a Praslin. Ad attenderci c’è un amico che ci accompagna alla casa dove trascorreremo gli ultimi giorni di permanenza alle Seychelles. Prendiamo un autobus con destinazione Victoria. Ignari che il viaggio sarà una vera e propria gimcana. Le continue curve e controcurve mettono alla prova non solo il conducente, ma anche i passeggeri a bordo e lo stesso mezzo che pare ansimare spossato. Durante la salita sembra sul punto di esalare l’ultimo respiro salvo poi riprendersi baldanzoso in piano dove è tutta un’altra musica. Lungo le strette strade di Mahe sfioriamo più volte qualche muretto, mentre i segni presenti sulla carrozzeria del bus testimoniano che altre volte è andata meno bene.

Trascorriamo la giornata ad acquistare souvenir e ad ammirare la cattedrale dell’Immacolata Concezione, il colorito e rumoroso Sir Selwyn Clarke Market con il mercato del pesce e quello della frutta e verdura, la torre dell’orologio (costruita sul modello della torre di Vauxhall Bridge di Londra), il tempio indù e la moschea. Al terminal ci mettiamo in fila per il ritorno: un improvviso temporale (ma le guide non avevano detto che qui non piove mai?) ci inzuppa d’acqua. Bagnati ma felici, risaliamo sull’autobus per un’altra gimcana. L’indomani è ora di ripartire per l’Italia. Dentro il bagaglio porteremo un’esperienza unica.

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