Adrenalina pura

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Margherita Reguitti

29 Giugno 2023
Reading Time: 6 minutes
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La pilota di Verzegnis è tra gli astri nascenti del rally nazionale. «Mi ispiro a Michèle Mouton». Senza paura di sognare il titolo mondiale

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“Squadra che vince non si cambia” è il motto di Arianna Doriguzzi, la rally driver di Verzegnis che si sta imponendo sulla scena nazionale. Un nome da tenere a mente perché è del tutto determinata – i suoi geni carnici ne sono una garanzia – a scalare le vette internazionali di questo sport adrenalinico, spettacolare e ancora per pochi.

Una passione di famiglia coltivata fin da bambina. Oggi una realtà costruita grazie a un team forte e coeso nel quale contano la preparazione fisica, la tenuta psicologica, l’allenamento di sguardo e riflessi e, naturalmente, la vettura giusta. Ecco il suo racconto fatto di impegno, serietà, tanto lavoro e sguardo verso orizzonti importanti.

Arianna, un esordio giovanissima da navigatrice nel 2015 e solo un anno dopo in gara da pilota: quali sono i talenti fisici e mentali di questa rapida presa di possesso nel mondo del rally?

«Primo aspetto, direi fondamentale, il grande amore per questo sport. Una passione che ho ereditato da mio padre e che mi ha fatto desiderare fin da piccola il momento in cui sarei salita a bordo di una macchina da rally. Poi quel momento tanto atteso è arrivato. Prima come navigatrice, poi sul sedile di guida. Ma quello, in fin dei conti, è stato solo l’inizio. In merito alle qualità, credo che le principali siano la pazienza, l’umiltà e la voglia di imparare, almeno per quanto mi riguarda».

Quest’anno, sempre più sicura, ha esordito nel Campionato Italiano Rally con la sua nuova vettura. Cosa ha significato questo passaggio?

«Il Campionato Italiano Rally è un palcoscenico incredibile. Sia per il livello dei partecipanti sia per il fatto che i contesti sportivi cambiano a ogni gara, dai tipi di asfalti alla tipologia di prove e quindi alle regolazioni della mia 208. Per me, da esordiente, è tutto una novità. Ma ho approcciato la stagione con l’intento di prendere man mano confidenza con la vettura e aumentare progressivamente il mio bagaglio di esperienza. Tenendo sempre un occhio alla classifica, ovviamente».

Qual è il bilancio di questa prima parte di stagione?

«Le prime gare mi hanno regalato grandissime emozioni e diverse soddisfazioni. Mi sono resa conto della mia personale crescita dal lato tecnico e da quello della sicurezza al volante, segno che il percorso intrapreso è quello giusto. Ed anche il cronometro ha riportato un deciso miglioramento. Un risultato che devo al supporto e alla collaborazione del team FPF Sport, di Matteo Bearzi e Luca Vicario, oltre che di mio padre Franco. La vittoria della classifica femminile in due dei tre appuntamenti è già un parziale raggiungimento degli obiettivi, oltre che una buona dose di fiducia».

Programmi per la seconda parte dell’anno?

«Visti i buoni risultati ottenuti fino a qui, l’intento è di proseguire nel campionato. Il mio desiderio sarebbe di partecipare al San Marino e al Rally Roma Capitale. Il primo su terra, il secondo sugli asfalti laziali e la spettacolare Power Stage sotto il Colosseo. Sempre con Simone Crosilla al mio fianco. Squadra che vince non si cambia».

Il 2023 segna l’importante cambio di vettura con il passaggio alla guida della nuova e più potente Peugeot 208 Rally4. Come va il rapporto con la nuova auto?

«È l’ulteriore aspetto di novità di questa stagione. Nonostante abbia corso con vetture di una certa complessità e potenza, la 208 offre maggiori possibilità di regolazione. Da qui il fatto di dover interpretare al meglio le reazioni e capire quali limiti poter raggiungere sia nel corso dei test che direttamente in gara. La mia scelta di appoggiarmi a una squadra esperta come FPF Sport va anche in questa direzione. E, nonostante ci sia ancora molto lavoro da fare, il feeling va migliorando costantemente».

Ottimi i risultati in coppia con Moira Candusso: avete altri progetti assieme?

«Con Moira abbiamo condiviso l’abitacolo per diverso tempo. Oggi come oggi non abbiamo progetti specifici ma, magari, in futuro una gara assieme la rifaremo. Stesso discorso vale anche per Elena Sica, che mi è stata accanto negli ultimi anni. Entrambe validissime navigatrici, con altissima preparazione e dall’ottimo livello di competenza».

Non conta il sesso del compagno di gara, ha affermato. Su cosa si base l’intesa perfetta?

«Le mie scelte sui navigatori sono sempre state dettate dal feeling personale extra rally, oltre che dalla fiducia nel loro operato. Personalmente non faccio differenze tra copiloti maschi o femmine, e il mio percorso lo dimostra in maniera chiara, ma la complicità fuori dalla vettura è sicuramente il primo aspetto, decisivo per poter ottenere un buon risultato al suo interno».

In quali tracciati si trova più a suo agio?

«Prediligo le prove speciali con tratti veloci, anche se a volte sono quelli più difficili da interpretare e sui quali mi soffermo di più, visto che la traiettoria assume un’importanza fondamentale. Poi sicuramente le parti di prova in discesa, dove la frenata deve essere calibrata nella maniera adatta».

Che tipo di preparazione serve per essere vincente in questa disciplina?

«Come in altri sport è necessaria una certa attenzione sulla preparazione fisica, pertanto una alimentazione equilibrata e una certa costanza in palestra sono aspetti indispensabili, con focus su resistenza muscolare degli arti e delle spalle e sulla capacità di recupero e resistenza, considerando le temperature interne dell’abitacolo e la grossa perdita di liquidi nel corso di una gara. È molto importante allenare anche lo sguardo e i riflessi con appositi esercizi».

In gara quali sono i momenti più emozionanti?

«Quasi tutti i piloti potranno confermare che il massimo momento di tensione è la partenza della prova, da quando il conto alla rovescia arriva ai meno 10”. In quei pochi secondi che anticipano il verde del semaforo, il cuore batte davvero a mille».

Cosa controlla con maggior attenzione prima di una gara importante?

«Ricontrollo spesso la valigia prima di partire. Non tanto per la paura di non avere con me qualche portafortuna, non sono scaramantica, quanto soprattutto per l’ansia di dimenticare qualcosa dell’abbigliamento di gara. Poi, se ho dubbi su qualche parte di prova particolarmente insidiosa, riguardo le note che mi detterà il mio navigatore, in modo da cercare di memorizzare la sequenza di azioni che dovrò effettuare».

Rally, lavoro, famiglia: quali gli ingredienti per un rapporto equilibrato e sereno nella sua vita?

«Ho la fortuna di avere una ditta con mio padre e di lavorare part-time in una carrozzeria. Questo mix mi permette di riuscire a concatenare gli impegni che richiede la parte sportiva con il lavoro e la famiglia. Se, poi, il papà è il tuo primo fan, diventa tutto ancora più semplice».

Il suo mito al volante?

«Michèle Mouton. La donna che nei rally è riuscita a combattere ad armi pari con i maschi e a tenerne dietro più di qualcuno, raggiungendo nel 1982 la seconda piazza finale nel Mondiale Rally. Ha dimostrato in maniera evidente che le donne di talento valgono quanto gli uomini».

I percorsi di gara del FVG in cosa si distinguono rispetto al resto d’Italia?

«I rally della nostra regione, oltre a una storia che, a volte, sfiora il mito, hanno dei percorsi pazzeschi, cosa che ci viene riconosciuta da tantissimi piloti e navigatori, sia italiani che stranieri. Ciascuno dei tre rally del Friuli Venezia Giulia ha una prova che preferisco, ognuna con caratteristiche diverse dalle altre, ricche di fascino e da un deciso livello di adrenalina, oltre che inserite in contesti naturalistici unici: per le Alpi Orientali il Trivio con misto veloce e il tratto in discesa; il Rally Valli della Carnia ha la strepitosa Val di Lauco; il Rally Piancavallo la salita Barcis-Piancavallo».

Dove sarà Arianna Doriguzzi fra 10 anni?

«Vediamo… tra 10 anni. A competere nel mondiale? Sognare non costa nulla».

 

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