Rocco e Bearzot tra rossi e bianchi: l’umanità di Bruno Pizzul

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Il nostro collaboratore Livio Nonis ricorda due incontri speciali e conviviali con il giornalista sportivo

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Livio Nonis (a destra) accanto a Bruno Pizzul

La notizia della scomparsa del giornalista sportivo Bruno Pizzul, diffusa da Radio Rai, si è rapidamente propagata sul web, suscitando un’ondata di messaggi di cordoglio data la sua notorietà, non solo nella sua regione, ma in tutta Italia.

Ho avuto l’onore di conoscerlo personalmente in due occasioni.

La prima volta quando l’amministrazione comunale di Aiello del Friuli, con l’assessore allo sport Lucia Giaiot (ora vicesindaco), ha voluto commemorare il quinto anniversario della scomparsa del “compaesano” Enzo Bearzot.

Bruno Pizzul era tra gli invitati e, nonostante gli fosse stato chiesto di condurre la serata, ricordo chiaramente che rispose: “Da invitato a padrone di casa”.

E con un sorriso acconsentì, interagendo cordialmente con tutti gli ospiti presenti. Prima dell’inizio dell’incontro, ho avuto modo di scambiare alcune parole con lui.

Mi disse subito in friulano di dargli del “tu”, ma per rispetto avevo cominciato dandogli del “lei”.

Gli chiesi come riuscisse ad affrontare le platee quando commentava o quando partecipava a incontri televisivi, se provava emozioni prima di iniziare le conversazioni o i dibattiti.

“Se si è ben preparati e si conosce l’argomento da trattare – rispose – non ci sono problemi, tutto va a meraviglia”.

Era abituato a parlare davanti alle persone e non si accorgeva nemmeno se fossero tante o poche.

Quella sera, pur senza preavviso, trattò l’argomento Bearzot con la sua consueta sagacia e professionalità.

La seconda volta che l’ho incontrato è stato quando l’Udinese Club Lucio Aiza di Joannis organizzò una mostra fotografica sempre sul “Vecio” (Enzo Bearzot).

Pizzul venne a tagliare il nastro dell’inaugurazione: fu emozionante cedergli il microfono.

Quando gli chiesi dei suoi rapporti con Bearzot, rispose divertito che Enzo era una persona corretta, ma quando parlavano nel “nostro” friulano, i colleghi giornalisti erano tutti sospettosi, pensando che gli stesse dando delle notizie in esclusiva.

“Invece – confidò Pizzul – noi parlavamo di dove andare a bere un buon bicchiere di vino e dove si trovava nel nostro Friuli”.

Con una puntualizzazione: “A differenza di Nereo Rocco, Bearzot era un “bianchista”: preferiva infatti un bicchiere di vino bianco a uno di rosso”.

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