La biografia della fame narrata agli studenti

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Annagaia Marchioro e Gabriele Scotti sul palco per lo spettacolo dedicato a quanti non si sentono abbastanza belli o amati e non credono di bastarsi per essere felici

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CIVIDALE DEL FRIULI – È dedicato a tutte quelle persone che non si sentono abbastanza belle, che non si sentono abbastanza amate, che non credono di bastarsi per essere felici (“uno spettacolo un po’ per tutti: chi è senza peccato, scagli la prima pietra”).

Fame mia. Quasi una biografia”, lavoro teatrale di e con Annagaia Marchioro e Gabriele Scotti, liberamente ispirato al libro “Biografia della fame” di Amélie Nothomb, per la regia di Serena Sinigaglia, è in programma per le scuole nel Teatro Ristori di Cividale giovedì 16 gennaio alle 11 e nel teatro Zancanaro di Sacile venerdì 17 gennaio alle 11.15.

Una storia comica e profonda allo stesso tempo che parla delle difficoltà del crescere, di fragilità e soprattutto di riscatto in un periodo di trasformazione travagliato qual è l’adolescenza.

Lo spettacolo si inserisce nel progetto “Uguali/diversi” promosso dall’associazione culturale Thesis di Pordenone, e curato da Emanuela Furlan, in collaborazione con l’Ente Regionale Teatrale del Fvg, sostenuto da Fondazione Friuli.

Un progetto che prevede fino a marzo varie attività e iniziative per parlare ai ragazzi di pregiudizi, stereotipi, discriminazioni, uguaglianza, diversità, inclusione, rispetto delle differenze, relazioni corrette e pari opportunità.

In particolare “Fame mia” rientra in “La perfezione non esiste”, percorso sugli stereotipi che diventano canoni omologanti e dannosi, rivolti al mito della perfezione irraggiungibile, sia essa fisica (secondo i canoni di bellezza così pervasivi nei social) sia in termini di prestazione.

Sul palco porta la storia di una donna che aveva fame, così tanta fame, da smettere di mangiare, rivelandosi uno spettacolo incredibilmente comico e poetico che parla di cioccolato e di desideri, di cibo e di ossessioni, di accettazione e di denutrizioni.

Al noto romanzo di Amélie Nothomb ruba i momenti più alti e la crudele ironia, sfocandone i contorni fino a farlo aderire a un’altra storia, quella dell’autrice attrice che la interpreta.

Un percorso di formazione, dall’infanzia all’età adulta alla ricerca di sé, una strada piena di curve e di salite ma anche di prati su cui riposare.

Grazie alla regia di Serena Senigaglia e alla scrittura ironica di Annagaia Marchioro, questa storia di salvezza viene narrata in modo dinamico e movimentato alternando momenti di estrema leggerezza a momenti drammatici di forte impatto emotivo.

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