“Il presepe in Vaticano un’esperienza di comunità”

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Monsignor Nutarelli dopo l’incontro col papa: “Operare tutti insieme è alla base della condivisione di qualunque percorso”

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Monsignor Nutarelli accanto a papa Francesco

GRADO – Al termine di un intenso periodo nella Città del Vaticano, monsignor Paolo Nurarelli, arciprete di Santa Eufemia, è tornato nella sua parrocchia.

Il presepe in Piazza San Pietro, con la Natività ambientata in un cason, ha lasciato un segno indelebile nel suo cuore, spingendolo a servire con rinnovato vigore la sua comunità.

Lo abbiamo incontrato per approfondire la sua intensa esperienza di fede. Ancora emozionato, ci ha descritto con parole semplici e sincere le emozioni provate durante questo momento così significativo.

Una nuova esperienza per lei e la sua comunità: recarsi in Città del Vaticano non solo come visitatori, ma come protagonisti attivi. Come siete stati accolti?

«Ho potuto far visita ai Volontari del Presepe la settimana prima e subito ho colto tra le maestranze vaticane e, soprattutto, dai vertici un entusiasmo verso l’opera che veniva allestita. Per loro è stato bello vedere “i giubbotti blu” in azione. È stata un’esperienza di Comunità».

Come può il presepe di Grado, destinato a un pubblico internazionale, contribuire al dialogo interculturale e alla comprensione dei valori cristiani? 

«Le parole di Papa Francesco lo hanno descritto meravigliosamente: “per arrivare da Gesu bisogna usare la barca… La chiesa dove c’è posto per tutti”. Mi piace mettere in evidenza il casone come luogo dell’incarnazione: Dio nasce dove c’è l’uomo, dove c’è umanità, specie quella semplice e povera… Dio non è di qualcuno. Dio è per tutti. La scena della laguna ti apre alla poesia dell’infinito e diventa annuncio per ogni uomo qualsiasi sia la sua provenienza culturale o religiosa».

Quali sono state le ragioni principali che hanno portato la Santa Sede a selezionare il vostro progetto per la realizzazione del presepe?

«L’idea e il sogno di Antonio Boemo è stata accolta con grande entusiasmo. Mi piace pensare che sia stata premiata l’originalità ma con essa la professionalità e la lungimiranza delle tante persone che si sono fatte carico del progetto. E credo che grande segno distintivo sia stato il mettere insieme le tante associazioni della comunità».

Che impatto ha avuto e avrà in futuro sulla comunità di Grado tutto questo clamore per il presepe di piazza San Pietro?

«C’è una parola che uso spesso e che caratterizza il mio ministero presbiterale: “insieme”. È la parola che anche il Papa ha usato e, sentendola pronunciare dalle sue labbra, ho la convinzione che dobbiamo proseguire su questa strada. Insieme significa non cedere negli individualismi, insieme significa che le proprie competenze si spendono per il bene comune, insieme significa arrivare alla meta magari un po’ più tardi ma con la gioia di avere condiviso un percorso. E ancora insieme è soprattutto fare un passo indietro e talvolta un passo avanti, imparando a proseguire senza strappi».

Durante l’udienza quali parole di incoraggiamento ha ricevuto dal papa per proseguire la sua missione evangelizzatrice?

«Pur provato fisicamente, il papa è stato molto comunicativo. Quando, dopo i saluti, ha stretto la mano alle persone c’era un silenzio in sala Paolo VI che mi ha colpito ed emozionato. Emozioni che ho rivissuto al pomeriggio dell’inaugurazione sia nelle parole del cardinale Fernando Vérgez Alzaga, presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, che nella gentilezza e profondità di suor Raffaella Petrini, segretario del governatorato».

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