L’epopea del basket jugoslavo narrata dai suoi miti

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redazione

28 Ottobre 2024 , ,
Reading Time: 3 minutes

Da Tanjević a Dalipagić, da Obradović a Kukoč, Danilović e molti altri. Nel libro di Alessandro Toso la passione dei Balcani per la palla a spicchi

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Alessandro Toso

Il 6 novembre arriva in libreria “Jugobasket” (Bottega Errante Edizioni), il nuovo libro di Alessandro Toso. 

Un testo che attraversa quarant’anni di storia in cui il basket jugoslavo è passato dall’essere un fenomeno semi-professionistico a diventare un simbolo globale. 

“Jugobasket”  nasce da anni di viaggi e incontri con i grandi protagonisti che hanno scritto un capitolo indelebile del basket europeo e mondiale. Una storia di sport, cultura e identità, narrata attraverso le parole di chi ha costruito il mito della pallacanestro jugoslava: da Boša Tanjević a Praja Dalipagić, da Žele Obradović a Toni Kukoč, Saša Danilović e molti altri.

“Jugobasket” svela le storie dietro a tre generazioni di leggende e campioni, dai pionieri agli iconici atleti come Dražen Petrović, Kukoč e Vlade Divac, offrendo un ritratto profondo e personale dei valori umani che hanno portato questi uomini a distinguersi non solo per le abilità tecniche, ma anche per lo spirito di sacrificio e l’unità che li caratterizzava.

Nba? No, Jugobasket

«Durante la crescita del movimento cestistico jugoslavo, quindi dal 1970 in poi – spiega Alessandro Toso –, il resto del mondo ha sempre sottovalutato il fenomeno, considerandolo del tutto subalterno rispetto agli Stati Uniti. I giocatori jugoslavi venivano vissuti come alfieri di un basket difficilmente integrabile con quello dei paesi “civilizzati”. Nonostante la loro Nazionale vincesse trofei in serie, e i loro atleti facessero grandi cose una volta arrivati in Italia o in Spagna, c’era sempre un forte preconcetto contro di loro».

«In definitiva – aggiunge – erano considerati enormi solisti che però essendo cresciuti in un basket “di strada” o quasi, avrebbero fatto fatica in squadre di vertice. Tutto questo è cambiato con l’avvento della generazione di Petrović, Kukoč, Rađa e tutti gli altri, quando il modo di giocare jugoslavo ha cominciato a essere studiato come sistema e a volte addirittura preferito al classico modello americano».

Il basket oltre la politica

“Jugobasket” è un libro fatto di aneddoti, Alessandro Toso ci racconta quelli che per lui sono stati i più significativi: «Una cosa che mi è rimasta molto impressa è stato il racconto di Kukoč, Rađa e Divac a proposito di Kreso Ćosić. Questo giocatore unico, ancora considerato come il più forte di ogni epoca mai nato in Jugoslavia, ha fatto da mentore “politico” per i primi due, esercitando pressioni sui dirigenti della Jugoplastika perché avessero spazio in campo nonostante la giovanissima età, e si è recato periodicamente in Serbia per allenare individualmente Divac quando Vlade era ancora minorenne».

C’è anche un altro episodio che rappresenta perfettamente lo spirito del libro, e paradossalmente riguarda giocatori ancora in attività.

La copertina del libro

«Nel 2020 la NBA è stata costretta a disputare i suoi playoff in una specie di bolla a causa del Covid; tutti i membri e gli staff tecnici e dirigenziali delle squadre coinvolte erano a Orlando in un’area chiusa al pubblico. Lì, tutti i giocatori provenienti dall’ex Jugoslavia si sono trovati a cena insieme e hanno pubblicato una serie di foto della tavolata con la caption “Balkans”. Sloveni, croati, serbi, bosniaci, montenegrini, tutti riuniti per celebrare un modo comune di vedere la vita. Lo spirito di Jugobasket è vivissimo, quindi, anche in generazioni nate dopo la dissoluzione della Federazione delle sei repubbliche».

Toni Kukoč e Pero Skansi

“Jugobasket” nasce da una passione per il basket e per i Balcani di Alessandro Toso.

L’idea è però frutto di un percorso che, ci spiega l’autore, è «iniziato quando a Treviso abbiamo rievocato il primo scudetto della Benetton che aveva tra le sue fila Toni Kukoč – con cui ho parlato più volte – e Pero Skansi come allenatore. Conoscendo la famiglia di Pero, ho avuto modo di capire che nonostante i tragici eventi degli anni Novanta, la comunità della pallacanestro jugoslava è rimasta unita e legata da un affetto profondissimo che prescinde da ogni evento storico o politico».

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