Fabrizio Anzolin: arte in evoluzione

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Pittura paesaggistica, religiosa e astratto-figurativa. L’artista bisiaco, residente a Fiumicello, vive un costante percorso di ricerca. «Il mio estro creativo mi spinge sempre a nuove tecniche e ispirazioni»

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Fabrizio Anzolin (ph. Claudio Pizzin)

Cavalli, farfalle, figure femminili sono immersi in un ambiente di colore tenue e soffuso, un mondo incantato, una pittura calma e riflessiva.

Padrone di una tecnica eccellente, con una fantasia che non si lascia influenzare da concezioni stereotipate, Fabrizio Anzolin è un artista dalle molteplici risorse.

«Quella per l’arte – confida – è una passione che ho coltivato fin da bambino. Una passione divenuta col tempo sempre più intensa, con dei capisaldi immutabili: il legame indissolubile con il territorio, perché qui ci sono le mie origini».

Nato a San Canzian d’Isonzo nel 1956, Anzolin ora risiede a Fiumicello.

La sua arte pittorica ha attraversato più fasi: la prima, che ha caratterizzato il periodo adolescenziale, è stata prettamente paesaggistica.

La seconda, invece, ha avuto declinazioni religiose. «Intorno ai 30 anni – ricorda Anzolin – ho avvertito la necessità di ricercare la mia interiorità. La pittura religiosa è così divenuta strumento e fine per completare un percorso personale».

La terza fase conduce (quasi) fino ai giorni nostri. È quella astratto-figurativa, sebbene l’arte pittorica di Fabrizio Anzolin possa essere considerata in continua evoluzione, sia per tecnica sia per tematica complessiva.

«Il mio estro creativo mi spinge sempre a nuove tecniche e ispirazioni», tiene a sottolineare il diretto interessato.

Anche perché la curiosità e la passione per l’apprendimento sono compagne di viaggio inseparabili da sempre.

Formatosi come autodidatta nel clima pittorico cervignanese, dopo alcune collettive, a soli 23 anni Anzolin ha esposto le sue opere nel 1979 a Ronchi dei Legionari.

Opera di Fabrizio Anzolin

Dando il “la” a un crescendo che lo ha portato a prendere parte a numerose esposizioni, concorsi e premi di livello nazionale e internazionale.

«Proprio all’estero – rammenta – ricevetti il complimento che mi ha fatto più piacere. Avvenne a Bayreuth, in Germania, in quella che fu la mia prima personale in terra straniera.

Quei complimenti alimentarono la mia autostima, convincendomi a proseguire nel percorso intrapreso».

Un percorso perfettamente sintetizzato dalla critica d’arte, Francesca Agostinelli. “Cavalli, farfalle, pesci e pappagalli. E ancora nudi femminili, trampolieri, fiori. È un gioioso mondo naturale quello che Anzolin ferma attraverso la sua pittura chiara e intrisa di timbri tenui e soffusi. Le forme si aprono alla sostanza luminosa e cromatica; lo spazio diviene colore e il contesto si fa situazione che dichiara appartenenze fuori dall’oggettività del misurabile, quantificabile, oggettivabile”.

In tutte queste opere, Anzolin ha ben chiara quella a cui è più legato: «Quella in cui sono raffigurati due visi che si guardano frontalmente. In quell’immagine ho voluto raffigurare l’amicizia tra me e mio padre».

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