Donatella Tretjak e Guido Barella: cambiare vita

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Due giornalisti di Trieste hanno deciso di rilevare un ristorante italiano sull’isola di Paros, in Grecia. Conquistando l’apprezzamento dei turisti e la stima della popolazione locale. Senza abbandonare la passione per la scrittura

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Guido Barella e Donatella Tretjak nella cucina di “Bacco” (ph. Matteo Beltrama)

Giornalisti professionisti per sempre pur realizzando un cambio radicale di vita. Lei triestina, lui friulano. Lei scrive sulle pagine culturali, lui su quelle dello sport del Piccolo. Assieme hanno fatto una scelta che molti sognano ma pochi hanno la determinazione, la forza e il coraggio, o incoscienza, di fare: cambiare vita, mestiere, paese, lingua e mare.

Mentre il mondo si fermava e chiudeva causa COVID, Donatella Tretjak e Guido Barella stavano completando i dettagli per l’apertura del loro ristorante sul mare a Paros, splendida isola greca dell’Arcipelago delle Cicladi, nel Mare Egeo.

Hanno atteso, impiegando il tempo della pandemia per scrivere (la scrittura è nel loro DNA assieme alla curiosità) e progettare.

Guido ha pubblicato “Antiparos, la favola di Natale” e, assieme, l’originale guida “Paros, l’eleganza delle Cicladi”.

Donatella ha inoltre perfezionato la sua conoscenza della lingua greca. Ecco la loro storia.

Perché Paros?

Donatella: «La Grecia è sempre stata nel nostro cuore e quindi pian piano è maturato prima il desiderio di acquistare una casa su un’isola, cosa che abbiamo fatto qua a Paros una dozzina di anni fa, e poi di trovare il modo di viverci non solo il tempo delle vacanze».

Com’è nata l’idea del ristorante?

D: «Complice un parente cuoco, che però poi non ha partecipato al progetto. Noi invece siamo andati avanti, anche sfidando il Covid visto che abbiamo rilevato l’attività purtroppo proprio alla vigilia dello scoppio della pandemia, che ha pesantemente condizionato i primi due anni. Ora siamo alla quinta stagione e possiamo dire di esserci tolti anche molte soddisfazioni, attraverso le ottime recensioni dei clienti, riconoscimenti pubblici (tra l’altro, abbiamo ricevuto – unico ristorante italiano in Grecia nel 2023 – l’Hellas Gem of Lifestyle Award) e articoli su siti greci e italiani specializzati nel settore turistico».

Bacco” è il nome del vostro ristorante: come lo avete scelto e che tipo di cucina proponete?

Guido: «“Bacco” era il nome del ristorante già nella precedente gestione, curata da una coppia emiliana. Un po’ come avviene per le barche, per le quali si dice che non porti bene il cambio del nome, abbiamo deciso di mantenerlo, anche se poi fortunatissimi non siamo stati, visto l’avvio in pieno COVID. La cucina è tipicamente italiana, con i piatti della tradizione o comunque con proposte che valorizzino materie prime tipicamente italiane».

Guido e Donatella si godono il tramonto a Paros (ph. Matteo Beltrama)

Come vi siete divisi i compiti al ristorante?

D: «Io mi divido tra il lavoro in cucina in aiuto allo chef per alcune preparazioni e il servizio ai tavoli, soprattutto con la clientela greca, in quanto parlo bene il greco. Guido invece si dedica esclusivamente al servizio con i clienti. Poi c’è tutto il lavoro dietro le quinte con Guido che fondamentalmente si occupa della gestione amministrativa. A me tutto il resto: dal rapporto con i fornitori alla cura quotidiana del locale. Una cifra peculiare del nostro ristorante è, oltre naturalmente alla qualità dei piatti proposti, il feeling che riusciamo a creare con i clienti, molto apprezzato come viene testimoniato dalle recensioni sui vari siti specializzati. E in questo saper tessere relazioni con il prossimo l’essere giornalisti certamente aiuta».

Avete molti ospiti da Trieste ma soprattutto una clientela internazionale. Alcuni aneddoti?

G: «La clientela è assolutamente internazionale; quest’anno, ad esempio, abbiamo avuto clienti di una quarantina di nazionalità diverse di tutti i cinque continenti, con gli Stati Uniti come nazione più rappresentata. Inoltre, la novità del 2024 è rappresentata dal gran numero di australiani e dalla presenza crescente sull’isola di turisti, e quindi per noi di clienti, spagnoli e norvegesi. Ovviamente non mancano gli italiani e tra questi i corregionali. Aneddoti? Diciamo che soprattutto con greci e statunitensi non è sempre facile far capire che la vera cucina italiana è altro rispetto a quella presunta italiana ma assolutamente “fake” che normalmente si trova nei loro paesi. I greci, per esempio, sono convinti che la carbonara si faccia con la panna e i funghi…»

La gente isolana ha forti identità e tradizioni; accogliente verso il turista, lo è anche nei confronti di chi intende farne parte?

D: «Il popolo greco ha istintivamente un ottimo rapporto con quello italiano: in fondo considera Roma “figlia”, e quindi erede diretta, di Atene. Nel nostro caso specifico abbiamo un ottimo rapporto con il paese e, in particolare, con tutti i colleghi del lungomare sul quale ci troviamo. Io ho studiato per parecchi anni il greco e lo parlo correntemente, Guido si arrangia alla meno peggio, ma comunque ci prova. Sono pochi gli stranieri che parlano bene greco e quei pochi che lo fanno acquistano punti importanti nella scala della considerazione pubblica».

Da quest’anno la vostra abitazione – denominata “La Casa dei Gatti” sulle alture sopra il porto di Parikià, da dove si gode una vista mozzafiato e assoluta bellezza di colori – è anche bed&breakfast. Come si conciliano le due attività?

G: «Un’attività completa l’altra. Peraltro, mettiamo a disposizione degli ospiti una camera soltanto, quindi l’impegno non è enorme. Così come al ristorante, chi viene da noi non è un cliente, ma un ospite che aiutiamo nell’avventura di scoprire Paros in tutti i suoi angoli più segreti e affascinanti, anche attraverso il racconto di storie e fatti di cronaca che difficilmente i turisti, anche più curiosi, avrebbero normalmente la possibilità di comprendere. Proprio per far conoscere meglio l’isola, abbiamo anche curato la guida “Paros, l’eleganza delle Cicladi” e un piccolo volumetto che narra una vicenda dai sapori fiabeschi, ma realmente avvenuta oltre sessant’anni fa nella vicina Antiparos, “Antiparos, la favola di Natale”. Entrambi i lavori si possono trovare in e-book online».

Donatella davanti alla casa che ospita il B&B (ph. Matteo Beltrama)

Com’è Paros fuori stagione?

D: «Da metà ottobre alle fine di aprile la vita si concentra nel capoluogo Parikià e limitatamente alle ore del mattino e del primissimo pomeriggio. Ma resta comunque un paese vivo. L’isola si svuota solo durante le vacanze di Natale e Capodanno. La stagione più bella da vivere qui è quella pasquale: è primavera e l’isola rinasce non solo nei colori della natura ma anche per il rimettersi in moto di tutte le attività in vista della riapertura estiva. Inoltre, i riti ortodossi per la Pasqua sono straordinariamente intensi e partecipati».

Il legame con Trieste non è reciso, continua sulle pagine de Il Piccolo, con i vostri articoli ma anche con la vostra attività quando tornate nei mesi invernali. Come è Trieste vista da Paros?

G: «Donatella ha mantenuto una collaborazione con la redazione Cultura, io con quello dello Sport. Per lei Trieste vista da Paros è semplicemente casa, con tanta nostalgia per una mentalità decisamente più aperta e paritaria uomo-donna rispetto a quella greca, ancora terribilmente chiusa. Per me, che peraltro sconto il peccato originale di essere friulano, Trieste vista da Paros è invece terribilmente caotica e tante volte più incomprensibile del già spesso incomprensibile mondo greco».

Progetti e sogni?

G: «Per quanto riguarda il ristorante, quest’anno è in scadenza il contratto di affitto dei locali che lo ospitano e non sappiamo ancora quali sono le intenzioni dei proprietari: è tutto molto greco! L’attività di b&b ci sta comunque regalando buone soddisfazioni».

D: «A Trieste abbiamo lasciato in piedi un progetto editoriale che si concretizzerà vedendo la luce a inizio 2025: magari ne riparleremo».

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