Un viaggio attraverso la fede e la speranza. Ho peregrinato nei luoghi dove Karol Wojtyla nacque e si formò e dove si possono ritrovare le fonti della sua fede. Un percorso alle origini di Giovanni Paolo II: da Wadovice, la sua città natale, a Kalwaria Zebrzydowska, il più conosciuto santuario mariano dopo Jasna Góra a Częstochowa, a Cracovia, la capitale culturale della Polonia, un vero e proprio gioiello dell’Est, con la sua immensa piazza medioevale (Rynek Główny), risalente al 1257. Ogni angolo della città regala un ricordo di Giovanni Paolo II.
Wadowice
Raggiungo Wadowice, distante appena 30 km da Oświęcim (il campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau), e 50 km da Cracovia. Qui il 18 maggio 1920 nacque Karol Józef Wojtyła, il Papa polacco entrato nella storia e nel cuore di tutti. Era l’ultimo dei tre fi gli di Karol Wojtyła e di Emilia Kaczorowska. In seguito al crollo dell’impero austroungarico, il padre Karol, sottufficiale dell’impero asburgico, era stato inquadrato nelle nuove fila dell’esercito polacco, dopo che la Polonia era tornata indipendente. Un piccolo salto indietro per ricordare che Karol senior, durante la Grande Guerra, aveva combattuto in Carnia con il 56° reggimento di fanteria Wadowice.
Nella piazza si trova la chiesa parrocchiale, dove Karol Wojtyla fu battezzato il 20 giugno 1920; in seguito, a nove anni, qui ricevette la Prima Comunione e a diciotto la Cresima. A fianco della chiesa c’è la sua casa natia, oggi un museo. È emozionante camminare nel plateatico che riporta tutti i 104 viaggi di Giovanni Paolo II.
Da ragazzino Karol era chiamato Lolyk (Carletto) e, come tanti altri bambini, si divertiva a giocare a pallone, a tirare palle di neve e a tuffarsi nei fiumi, ma ascoltava anche la musica di Frédéric Chopin. Il 13 aprile del 1929 fu colpito dalla perdita della madre; nel giugno del 1930, terminate le scuole elementari, s’iscrisse al ginnasio statale maschile “M. Wadowita”, studiando la lingua tedesca, il greco e le letterature classiche, con particolare interesse per la scrittura drammatica e teatrale.
La morte del fratello Edmund fu un altro duro colpo per la famiglia: medico, morì a 26 anni, nel 1932, durante un’epidemia di scarlattina. Il 14 maggio 1938 Karol superò gli esami di maturità.
Cracovia
Eccomi a Cracovia, l’antica capitale della Polonia, meta turistica per eccellenza, con un gran numero di studenti universitari, visitata ogni anno da milioni di turisti.
Città di cultura, religione e drammi della storia: l’invasione nazista nel 1939 segnò l’esplosione della Seconda guerra mondiale. Agli ebrei polacchi venne ordinato di portare una fascia al braccio con incisa la stella di Davide, furono obbligati a stare nei ghetti, un dedalo di viuzze e passaggi sospesi, costretti infine alla deportazione e allo sterminio nei campi di concentramento. A Cracovia si ricorda il ghetto di Kazimierz – tutt’oggi esistente con due sinagoghe – dove Steven Spielberg ha girato nel 1993 il fi lm premio Oscar Schindler’s List. A questa città resta indissolubilmente legata la memoria di Karol Wojtyla, che, a proposito, disse: «Guardo ancora una volta Cracovia, questa Cracovia, dove ogni pietra e ogni mattone mi è caro… Da qui guardo la Polonia. E per questo vi prego, prima di andare via, di assumervi ancora una volta questa eredità spirituale che si chiama Polonia, con fede, speranza e amore (…) Vi prego di non dubitare, di non stancarvi e di non scoraggiarvi. Di non tagliare voi stessi quelle radici, delle quali siamo cresciuti» (Giovanni Paolo II, Campi di Cracovia, 10 giugno 1979). Qui, il 14 maggio 1938, s’iscrisse alla Facoltà di Lettere e Filosofi a della prestigiosa università Jagellónica, uno degli atenei più antichi d’Europa, fondato nel 1364 dal re Casimiro il Grande.
Lo scoppio della Seconda guerra mondiale travolse ogni cosa: è venerdì 1 settembre 1939 e, come ogni primo venerdì del mese, Karol Wojtyla va a confessarsi nella cattedrale del Wawel (la collina dove sorge il castello reale, cuore della nazione), mentre le bombe piovono su Cracovia. Oltre al Wawel, i nazisti chiudono diverse istituzioni tra cui l’università Jagellonica. Al giovane Karol non resta altro che lavorare in una cava di pietra e negli stabilimenti Solvay. Nel febbraio del 1941, perse anche il padre morto d’infarto, ma, grazie alla fede, continuò ad affrontare la vita con speranza. A partire dal 1942, sentendo oramai chiara la vocazione, frequentò clandestinamente i corsi del seminario diretti dal cardinale Adam Stefan Sapieha. Intanto la resistenza polacca si allargava sempre più, anche grazie al Teatro Rapsodico di Cracovia che andava in scena in clandestinità, nel timore dei rastrellamenti tedeschi. La vicenda di Karol Wojtyla, attore e drammaturgo, è strettamente legata alla storia di questo Teatro, un’esperienza che lo segnò profondamente.
Il gruppo, fondato dal professor Mieczyslaw Kotlarczyk, era formato da cinque attori che, oltre allo stesso fondatore, annoverava Karol Wojtyla, Krystyna Debowska, Danuta Michalowska e Halina Krolikiewicz. Fu allora che Giovanni Paolo II scoprì il teatro come un mistero della parola e diede alla luce La Bottega dell’orefice, Fratello del nostro Dio e Giobbe, testi teatrali che rivelano profondi concetti di carattere teologico e filosofico. Kotlarczyk definì il Teatro Rapsodico «una protesta contro lo sterminio della cultura della nazione polacca sul suo stesso suolo, una forma di movimento di resistenza clandestina contro l’occupazione nazista».
Dopo la guerra, Karol Wojtyla continuò a studiare nel seminario maggiore di Cracovia e alla Facoltà di Teologia dell’Università Jagellónica fino all’ordinazione sacerdotale, avvenuta il 1° novembre 1946 per mano dell’arcivescovo metropolita Sapieha, che decise di inviarlo a Roma per completare gli studi teologici e filosofici. Assistito da un grande maestro, il padre domenicano Réginald Garrigou-Lagrange, conseguì il dottorato di ricerca in teologia con una tesi sul tema della fede nelle opere di San Giovanni della Croce.
Dopo aver visitato Parigi e Bruxelles, tornò in patria, trovando una situazione politica completamente cambiata. La Polonia stava entrando nell’orbita sovietica mentre il Partito Operaio Polacco e il Partito Socialista Polacco convergevano nel Partito Operaio Unificato Polacco. Malgrado le scelte politiche, la Chiesa andò avanti per la sua strada: Sapieha gli affidò un incarico pastorale nella piccola comunità di Niegowić e poi, nel 1949, la reggenza della parrocchia di San Floriano, appena fuori da Stare miasto (la Città Vecchia). Proprio qui iniziò, accanto all’attività di sacerdote, l’impegno accademico con gli studenti dell’Università Jagellónica.
Nel contempo portò avanti gli studi teologici diventando professore di Teologia Morale e di Etica nel Seminario Maggiore di Cracovia e nella Facoltà di Teologia di Lublino. Il 4 luglio 1958, Papa Pio XII lo nominò vescovo titolare di Ombi e ausiliare di Cracovia. Nel 1962 partecipò in San Pietro alla solenne apertura del Concilio: il grande teologo francese Henri de Lubac, nei suoi diari del concilio, parla con simpatia di mons. Wojtyla. Fu poi designato arcivescovo di Cracovia e il Concistoro del 26 giugno 1967 lo elevò al rango cardinalizio.
Girando per Cracovia scopro che esiste un percorso lungo i luoghi legati alla vita di Giovanni Paolo II. Il cammino denominato Sentieri di Giovanni Paolo si prefigge l’obiettivo di ricordare la figura del Santo Padre.
Al Palazzo dei Vescovi di Cracovia, in via Franciszkanska, Karol Wojtyla vi abitò dal 10 agosto del 1944, quando era ancora seminarista. Proseguo alla volta della Basilica di San Francesco d’Assisi, sempre in via Franciszkanska, ove San Giovanni Paolo II era solito pregare. Anche la Chiesa del Santissimo Giuseppe Bernardino d i v ia Poselka 21 era un suo luogo di orazione.
È il turno dell’edificio del decano in via Kanonicza, che ha ospitato Wojtyla durante gli anni 1958-1967, oggi sede del Museo dell’Arcidiocesi di Cracovia. Con leggero affanno salgo alla collina del Wawel, nella meravigliosa cittadella fortificata, composta dal Castello Reale e dalla Cattedrale dei Santi Stanislao e Venceslao, in stile gotico e con pianta a croce latina. Nei sotterranei della Cattedrale, il 2 novembre 1946, il Papa polacco celebrò la sua prima messa e successivamente qui fu consacrato vescovo.
Al Castello Reale ho l’occasione di inebriarmi davanti alla Dama con l’ermellino: la famosissima tela di Leonardo da Vinci, raffigurante la nobildonna Cecilia Gallerani, amante di Ludovico il Moro.
All’uscita, scendendo in via Podzamcze, osservo il Seminario Spirituale realizzato dell’architetto Gabriel Niewiadomski, luogo di rifugio di Wojtyla durante la ritirata tedesca. In direzione di Kazimierz, visito la Chiesa di San Michele Arcangelo e San Stanislao Vescovo, celebre per aver ospitato nel 1979 l’incontro fra il Papa e gli studenti.
Affaticato e con i piedi indolenziti proseguo fino ad arrivare in via Szwedzka, nella casa del pontefice dopo il 29 ottobre del 1944, quando vi abitò con l’amica Zofi a Pozniakowa e suo marito, dopo un incidente stradale (fu investito da un autocarro).
Osservo la casa di via Komorowski, dove soleva trovarsi Wojtyla con gli amici. Proprio qui, il 22 agosto 1941, venne fondato il Teatro Rapsodico. A questo punto è necessario visitare la Filarmonica di Cracovia, una delle sale da concerto più grandi della città. Qui il 15 ottobre 1938, durante la serata letteraria Sulla strada il ponte di pioppo, Karol Wojtyla lesse alcune sue poesie. Malconcio, visito il monumento a Giovanni Paolo II nel parco Strzelecki, il Collegium Novum dell’Università Jagellónica, ove Wojtyla iniziò gli studi di filologia polacca e più tardi conseguì la laurea, la Basilica di San Floriano e infine la Basilica di Santa Maria Assunta, particolare per le sue due torri di altezze differenti. Negli anni 1952-1957 Wojtyła fu predicatore di questa Chiesa.
Verso sera raggiungo in auto viale Zakopianska, all’imbocco della tangenziale sud, alla ricerca dei vecchi stabilimenti di soda Solvay; il Pontefice vi lavorò a partire dall’11 ottobre 1940. Sono sfortunato e non riesco a trovarli, ma vengo a sapere che l’opificio è stato demolito. Rincuorato dalle tante testimonianze, concludo la giornata a Nowa Huta (Nuova Acciaieria), visitando la Chiesa della madre di Gesù, detta l’Arca del Signore per la sua particolare configurazione architettonica.
Nowa Huta è un quartiere di Cracovia, situato a 9 km dalla città. È stato costruito in epoca comunista at torno a un’enorme acciaieria: quando gli impianti erano ancora in piena attività impegnavano ben 40.000 operai, mentre la sola acciaieria è grande cinque volte il centro storico di Cracovia. Gli abitanti di Nowa Huta e i lavoratori dell’acciaieria furono tra i primi a ribellarsi contro il governo comunista e a combattere per i diritti umani e dei lavoratori.
La gente del posto venne sostenuta dall’allora vescovo Karol Wojtyla, che iniziò tenendo all’aperto una Messa di mezzanotte la vigilia di Natale del 1959, indipendentemente dal tempo, e che fece sostituire la croce ogni volta che venne rimossa. Nel 1967 il permesso di costruire la chiesa fu concesso e, infine, una chiesa chiamata Arca del Signore venne costruita. Il complesso fu consacrato da Wojtyla nel 1977. Wojtyla stesso, dopo essere stato eletto Papa nel 1978, chiese di poter visitare Nowa Huta durante la sua prima visita nel 1979, ma non gli fu permesso di farlo. Nowa Huta diventò la roccaforte del movimento di Solidarnosc negli anni ‘80.
Kalwaria Zebrzydowska
Faccio una piccola deviazione per arrivare a Kalwaria Zebrzydowska, il santuario barocco della Madonna degli Angeli, considerato la Gerusalemme polacca, uno dei luoghi più amati dal Santo Padre, presso il quale è conservata l’icona della Madonna del Perpetuo Soccorso. Nel 1979, il Papa polacco affermò: «Kalwaria Zebrzydowska, il Santuario della Madre di Dio, i luoghi sacri di Gerusalemme legati alla vita di Gesù e della sua Madre, riprodotti. Li ho visitati molte volte, fin da ragazzo e da giovane. Li ho visitati da sacerdote. Particolarmente, ho visitato spesso il Santuario di Kalwaria da Arcivescovo di Cracovia e da Cardinale (…) spesso venivo qui da solo e passeggiavo sui “sentieri” di Gesù Cristo e Maria, meditando i Loro santissimi misteri».
Varsavia
Varsavia, capitale della Polonia, la più grande città del Paese, situata nella parte centro-orientale sul fiume Vistola, accolse con una folla di 300.000 fedeli Giovanni Paolo II, al suo primo ritorno in patria da Papa. Disse nella sua omelia in piazza della Vittoria: «E grido io, figlio di terra polacca, e insieme io, Giovanni Paolo II Papa, grido alla vigilia di Pentecoste: scenda il tuo spirito e rinnovi la faccia della terra, di questa terra». È il primo Papa che celebra una messa in un regime socialista. Oggi, nella chiesa di Sant’Andrea, un altare laterale è dedicato al Papa polacco, mentre in un quadro è raffigurato in colloquio con il cardinale Wyszyński.
Vescovo di Roma
Il 16 ottobre 1978, Karol Wojtyła fu eletto Papa e proclamato 263° successore dell’apostolo Pietro, il primo Papa non italiano dopo 455 anni (dai tempi di Papa Adriano VI, 1522-1523). Il primo pontefice polacco della storia scelse il nome di Giovanni Paolo II. È stato un costante sostenitore di Solidarnosc, il movimento polacco d
Lech Walesa, nella lotta contro il comunismo; ha esercitato il suo ministero con instancabile spirito missionario e, per coinvolgere i giovani, ha voluto l’istituzione della Giornata Mondiale della Gioventù. Sono state ben diciannove le edizioni promosse dal suo Pontificato.
Sotto la sua guida, la Chiesa si è avvicinata al terzo millennio celebrando il Giubileo del 2000. Ha anche dato straordinario impulso alla libertà religiosa, ha proclamato 1.338 beati e canonizzato 482 santi. Ha scritto 14 lettere encicliche, 15 Esortazioni apostoliche, 11 Costituzioni apostoliche e 45 Lettere apostoliche. Altresì ha promulgato il Catechismo della Chiesa Cattolica ed effettuato 104 viaggi apostolici nel mondo.
Dopo essere sopravvissuto all’attentato del 13 maggio 1981 e aver affrontato una lunga malattia, è morto in Vaticano il 2 aprile del 2005. Da quella sera e fino all’8 aprile seguente, più di tre milioni di pellegrini arrivarono a Roma per rendergli omaggio. Giovanni Paolo II è stato canonizzato il 27 aprile 2014, insieme a Giovanni XXIII, da Papa Francesco, con la concelebrazione del Papa emerito Benedetto XVI.
Con il suo pensiero ha cambiato il corso della storia. Ha detto papa Francesco in occasione del 25° anniversario del crollo del Muro di Berlino «La caduta avvenne all’improvviso ma fu resa possibile dal lungo e faticoso impegno di tante persone che per questo hanno lottato, pregato e sofferto, alcuni fino al sacrificio della vita. Tra questi, un ruolo di protagonista lo ha avuto il santo Papa Giovanni Paolo II».
Scriveva Mikhail Gorbaciov, il padre della Perestrojka, all’indomani della caduta del Muro: «Tutto ciò che è successo nell’Europa Orientale in questi ultimi anni non sarebbe stato possibile senza la presenza di questo Papa, senza il grande ruolo, anche politico, che lui ha saputo giocare sulla scena mondiale».