“Questi sono i nomi” è il romanzo di una delle più note penne olandesi, lo scrittore Tommy Wieringa, tradotto in Italia da Iperborea. Della sua letteratura e di questa recente fatica letteraria si parlerà martedì 2 febbraio, alle 15.30 al Centro Culturale Casa Zanussi di Pordenone, per il quarto e ultimo appuntamento del ciclo “Narratori d’Europa” 2016, promosso dall’IRSE Pordenone, a cura di Stefania Savocco.
“Questi sono i nomi” prende le mosse in una steppa sconfinata, arida e deserta. Un non luogo che alimenta la prospettiva ultima di una terra promessa: sette persone si trascinano a fatica, dirigendosi verso ovest, in fuga dalle proprie tragedie personali verso un confine altro. Soltanto di uno di loro sappiamo il nome fin dall’inizio. L’epopea di questi disperati si riallaccia alla prima grande migrazione di cui leggiamo nella Bibbia, quella degli Ebrei usciti dalla schiavitù verso la terra di latte e di miele, un paragone su cui il protagonista, il commissario Pontus Beg, si interroga di continuo, mentre cerca le sue radici e le sue origini. “Questi sono i nomi dei figli di Israele…” Così comincia il libro dell’Esodo, ma i sette profughi che vagano nella steppa sconfinata dell’Asia centrale non hanno nome. Non ricordano da quanto camminano, scaricati da un camion, divorati dagli stenti, sanno solo che devono andare verso occidente, che l’uomo di Aşgabat comanda e la donna è costretta a ubbidirgli, che il bracconiere conosce i segni della terra e il ragazzo quelli dei sogni, e che il negro viene da un altro mondo e porta con sé l’ignoto. Con una lingua cristallina che sembra emergere dal silenzio della steppa per scolpire la realtà e una tensione che non dà tregua, Wieringa compone una parabola poetica su tutti gli erranti del XXI secolo, un romanzo totale che guarda fino agli orizzonti ancestrali dell’uomo, solo di fronte alla paura, ai limiti della ragione e alla forza della speranza.