La commedia fu scritta in dialetto nel 1750 (nel gruppo delle sedici “commedie nuove” scritte in quell’anno da Goldoni) per la compagnia Medebach e fu poi pubblicata in lingua italiana nel 1753. La vicenda si svolge in un caffè di un campiello veneziano dove Eugenio, buono e ingenuo, accecato dal gioco trascura, pur amandola, la moglie Vittoria (uno dei personaggi femminili più riusciti di Goldoni) e si fa truffare dal baro Flaminio che insegue la ballerina Lisaura, mentre i pettegolezzi e le maldicenze di Don Marzio creano un amaro clima avvelenato. Tuttavia, il caffettiere Ridolfo… L’importanza della costruzione drammaturgica è così definita dal regista Luca Bargagna: “Una commedia della disillusione, dove ogni possibile riscatto passa attraverso un’infamia. La bottega del caffè è una commedia corale dove il protagonista assoluto è la piazza, spazio pubblico che diviene luogo privato in cui le relazioni e le debolezze sono insistentemente esibite e spiate fino al parossismo. La costruzione drammaturgica crea l'illusione che i personaggi e gli eventi capitino per caso sotto gli occhi degli spettatori costringendoli nel ruolo del voyeur, esattamente la stessa parte che interpretano i personaggi della commedia”.