La ricchezza della cultura

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Margherita Reguitti

23 Febbraio 2022
Reading Time: 6 minutes

Valentina Gasparet

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Si sente sempre in viaggio, alla ricerca di nuove energie per sé e per gli altri. Ha tanti libri da leggere ma scriverne non è al momento fra i suoi progetti. Ama la poesia, che considera espressione della vita quotidiana e nel passato ha vergato versi.

Valentina Gasparet dal 2002 è curatrice del festival Pordenonelegge con Alberto Garlini e con il direttore artistico Gian Mario Villalta. Una lavoratrice precoce nel mondo della cultura visto che, laureatasi a pieni voti nel 1999 a Venezia in Lettere moderne, indirizzo Storia e Critica delle arti, lavora dal 1992.

Con in tasca il tesserino dell’Ordine dei Giornalisti, è stata responsabile di redazioni televisive, ha curato la comunicazione per la Regione, organizzato e promosso mostre d’arte. Ama l’arte del vetro, amica del grande artista Toni Zuccheri con il quale condivide i natali a San Vito al Tagliamento e l’amore per Venezia. Rappresenta la prova provata che con la cultura si mangia. Crede nella fortuna che ti fa essere al momento giusto nel posto giusto ma, citando Rainer Maria Rilke, è convinta che ai veri poeti il primo verso viene regalato da Dio, mentre tutto il resto è dura fatica dell’uomo. Quindi i risultati sono frutto di studio, lavoro e tanto impegno.

Nella sua etica civile la parola condivisione va di pari passo con comunità, parole chiave per trovare del positivo in questi anni difficili a causa della pandemia e delle sue conseguenze a lungo termine. Crede nei giovani, nelle loro potenzialità e al loro diritto a un futuro di crescita e affermazione, per questo nell’ambito di Pordenonelegge segue con particolare attenzione le iniziative dedicate a loro in collaborazione con le scuole.

L’avventura di Pordenonelegge, moltiplicatore librario e editoriale, è iniziata con Villalta e Garlini nel segno dell’amicizia e della condivisione di passioni e interessi, in una crescita costante che ne ha fatto una delle manifestazioni fra le più significative in Italia. Sono imprenditori della cultura con l’omonima Fondazione, pubblicando libri, collaborando con altre manifestazioni in tutta la regione. In oltre 20 anni il festival è diventato un appuntamento in cui è importante esserci, come autore e pubblico.

Valentina, ci parli del suo lavoro dietro le quinte di questa festa del libro con gli autori che quest’anno si terrà dal 14 al 18 settembre.

«È un impegno che dura tutto l’anno, al quale si è aggiunto quello di agenzia culturale su tutto il territorio della regione, coordinato dalla Fondazione Pordenonelegge. Io seguo anche e soprattutto le attività con i più giovani, dalle scuole dell’infanzia agli studenti delle scuole superiori, in stretto rapporto con gli insegnanti. Una passione, la mia, iniziata già in gioventù quando organizzavo a Bibione delle rassegne estive di incontro di autori per bambini».

La pandemia come ha modificato il vostro sguardo e la progettualità?

«Nel lockdown del 2020 abbiamo dato il via a un contest aperto ai ragazzi che fosse una valvola di comunicazione. Volevamo offrire strumenti condivisi con i quali raccontare il tempo successivo alla pandemia, rielaborando e raccontando il vissuto con un’ipotesi di futuro, coinvolgendo anche l’area dei giovani pazienti CRO. Paradossalmente il Covid-19 ha messo sullo stesso piano di isolamento e negazione di socialità tutti i giovani, che così si sono trovati a vivere l’esperienza del quotidiano dei giovani pazienti dell’Ospedale di Aviano. Con gli insegnati e il dottor Maurizio Mascarin del reparto di Pediatria e Radioterapia oncologica abbiamo capito che la scrittura poteva essere uno strumento forte e utile».

Come hanno reagito i ragazzi?

«Bene, hanno prodotto scritti molto interessanti che abbiamo raccolto in ebook scaricabili gratuitamente sul sito di Pordenonelegge, edizione 2020. Questa esperienza inoltre mi ha fatto conoscere la rete di scuole presenti negli ospedali pediatrici italiani: una realtà molto importante che vive grazie al lavoro di insegnanti volontari».

Il progetto è proseguito anche nel 2021?

«Sì, ma con un taglio diverso. Ai ragazzi è stato richiesto di raccontare il cambiamento epocale dell’esperienza da loro vissuta con intento didattico. Seguendo lo spunto della canzone di De Gregori “La storia siamo noi” hanno scritto testi pensati per la pubblicazione in un manuale scolastico del futuro. Sono lavori di grande umanità e profondità, una testimonianza di storia».

Parliamo ora di poesia: un festival nel festival?

«Direi di sì, la poesia è una linea straordinaria della nostra manifestazione. Ci ha fatto incontrare e ci pervade. Gian Mario Villalta, oltre che un bravo direttore artistico, è anche scrittore e un grande poeta. E grazie a lui abbiamo creato le Collane Gialla e Gialla oro. La prima dedicata a poeti esordienti e la seconda a quelli già affermati. Abbiamo inoltre realizzato un censimento dei poeti dai 20 ai 30 anni, per capire chi sono, quali sono i loro temi e linguaggi. La poesia è vita quotidiana, contemporaneità, esprime il presente. Investiamo molte energie anche nei due premi dedicati ai grandi della nostra regione: Umberto Saba a Trieste e Pierluigi Cappello a Barcis. Durante l’ultimo Salone del libro di Torino abbiamo organizzato degli incontri specifici di poesia ed è stato bellissimo vedere quanti ragazzi e ragazze vi hanno partecipato, con entusiasmo e passione».

Pierluigi Cappello era un amico per voi; spesso lei lo ricorda postando sui social suoi versi e suoi bei ritratti…

«Di lui ricordo il sorriso, amava ridere ed era molto divertente. La sua poesia – espressione di una personalità complessa, sensibile e di grande intelligenza – è fortemente contemporanea e non scaturisce in stanze chiuse. Quest’anno sarà la 4a edizione del premio che si articola in due sezioni. La prima, ricordando la sua poetica, per componimenti in friulano, lingua che lui amava e considerava madre. Mentre la seconda sarà dedicata alla poesia per bambini, raccogliendo il testimone di un suo libro dedicato alla nipote Chiara. È andato via troppo presto».

Come ci si sente a frequentare e lavorare con il Gotha della letteratura mondiale?

«È divertente, a tratti esaltante, talvolta molto complicato e impegnativo, ma molto arricchente e sorprendente per cose che si scoprono incontrando personaggi importanti e famosi».

Unica donna fra due uomini scrittori: a quando una sua pubblicazione?

«Mi sono fermata da ragazzina e al momento non lo ritengo necessario. Scrivevo infatti poesie e partecipai a vari concorsi ma poi crescendo ho smesso. Oggi ho rispetto per i lettori e per i libri e non ne sento la necessità, convinta che non ho un grande tema».

Torniamo a Pordenonelegge: come si sente quando cala il sipario sull’ultimo incontro?

«Immediatamente avverto un grande vuoto, dopo il grande pieno della preparazione, della conduzione e della tensione affinché vada tutto bene. Un sentimento che dura poco perché a breve si riparte per la nuova edizione, per i progetti con le scuole e le collaborazioni con altre realtà regionali. Rimane soprattutto la bellezza dell’incontro fra autore e lettore, una magia che osserviamo anche da dietro le quinte, ricevendone grande soddisfazione».

Dunque la cultura è anche fare impresa?

«Certo che sì. La cultura è un aspetto importante della vita, non è un accessorio rinunciabile, ci permette di crescere, di incontrarci, di esplorare e di condividere, senza snobismi e pregiudizi. È l’essenza e la materia di tenuta della comunità. Tutti aspetti molto importanti, soprattutto oggi».

Ora alcune domande secche, con l’obiettivo di permettere a chi legge di farsi un suo ritratto di Valentina Gasparet. Treno o auto?

«Automobile da sempre, ma nel mio futuro vedo di più il treno».

Cane o gatto?

«Cane, la mia Teresa è molto di più, ha uno sguardo speciale».

Città o provincia?

«Per vivere sicuramente la provincia, sono nata a San Vito al Tagliamento, lavoro a Pordenone. Questo è il mio habitat d’elezione, anche se amo molto viaggiare».

Mare o montagna?

«Mare, senza alcuna incertezza: i colori, i profumi, l’orizzonte aperto».

Musica classica o rock?

«Senza dubbio rock, forse anche per un motivo generazionale».

Carne o pesce?

«Sono una carnivora convinta, curiosa di assaggiare di tutto».

Gonna o pantaloni?

«Gonna, anche se nel mio armadio non mancano i comodi e pratici pantaloni».

Cinema o tv?

«Cinema, che tanto ci è mancato durante le fasi più severe della pandemia».

Grazie dunque a Valentina Gasparet per questa chiacchierata fra cultura “altra” e “bassa”. Ci salutiamo, con un suo recente post-pensiero sui social che condividiamo: “La vita è troppo breve per mangiare brioche vuote” (meglio con la marmellata di albicocche).

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