A Trieste le prime Pietre d’Inciampo

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redazione

23 Gennaio 2018
Reading Time: 2 minutes

Ideate dall’artista Gunter Demnig

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Si è tenuta sotto i portici della Sinagoga di Trieste la cerimonia che ha dato il via ufficiale alla posa delle prime Pietre d’Inciampo (Stolpersteine) in vari luoghi della città, dedicate ad alcune vittime della deportazione nazifascista. La prima pietra è stata intitolata a Carlo Morpurgo.

Presenti l’artista tedesco ideatore dell’iniziativa Gunter Demnig, il sindaco di Trieste con l'assessore comunale alla Cultura, autorità locali, rappresentanti della Regione, il rabbino capo della Comunità Ebraica di Trieste, Alexander Meloni con il presidente Alessandro Salonichio e l'assessore alla Cultura della Comunità, Mauro Tabor. I bambini della scuola ebraica hanno intonato un canto a ricordo dei loro coetanei deportati.

In tutta Europa, a partire dal 1995, sono state installate 60.000 pietre, di cui oltre 500 in Italia. L'operazione consiste nell'incorporare nel selciato stradale o sui marciapiedi, davanti alle ultime residenze delle vittime di deportazione, dei blocchetti in pietra ricoperti da una piastra in ottone, con incise sopra le generalità delle singole persone.

Quattro siti in città saranno sede di installazione delle prime pietre triestine, grazie alla collaborazione e al sostegno del Comune e all’autorizzazione della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia. Eccoli nel dettaglio: via San Francesco 19, luogo di lavoro di Carlo Morpurgo (Trieste, 1890 – Auschwitz, 1944); piazza Giotti 1, abitazione della famiglia Berger/Montanari: Eugenio detto Giacobbe Berger (Pecs, 1867 – Auschwitz, data ignota), la moglie Adele nata Rumpler (Budisov, 1879 – Auschwitz, data ignota), il nipote Alberto Montanari (Trieste, 1936 – Auschwitz, data ignota); piazza della Borsa 4, abitazione della famiglia Marcheria: Ernesto (Trieste, 1898 – Auschwitz, 1944), la moglie Anna nata Nacson (Corfù, 1903 – Auschwitz, 1943), i figli Giacomo (Trieste, 1926 – liberato a Dachau), Raffaele (Trieste, 1927- Auschwitz data ignota), Ida (Trieste, 1929 – liberata a Ravensbrück) e Stella (Trieste, 1930 – liberata a Ravensbrück); piazza Cavana 3, abitazione della famiglia Vivante: la madre Sarina nata Salonicchio (Corfù, 1891 – Bergen-Belsen, 1945) e i figli Giulia (Trieste, 1916 – Bergen-Belsen, 1945), Ester (Trieste, 1918 – Bergen-Belsen, 1945), Enrichetta (Trieste, 1921 – Bergen-Belsen, 1945), Moise (Trieste, 1925 – Bergen-Belsen, 1945) e Diamantina (Trieste, 1928 – liberata a Bergen-Belsen).

La cerimonia, che ha avuto inizio in via San Francesco è poi proseguita in Piazza Giotti e Piazza della Borsa e si è conclusa in Piazza Cavana, alla presenza dell’unica sopravvissuta tra le persone ricordate con le pietre d’inciampo: Diamantina Vivante Salonichio. Mentre in Piazza della Borsa, alcuni allievi e allieve del Liceo Petrarca di Trieste hanno letto brani delle testimonianze di Ida e Giacomo Marcheria.

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