Il mistero della vita

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Margherita Reguitti

9 Ottobre 2017
Reading Time: 3 minutes

Alessia Sdrigotti

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Con la novella “Donna Mimma” Luigi Pirandello volle aprire l’importante raccolta “Novelle per un anno”: nel testo, scritto nel 1917, il premio Nobel siciliano racconta l’arte del far nascere i bambini e l’importanza della professione di levatrice all’interno della società agli inizi del ‘900. Un mestiere avvolto dal mistero della sacralità della vita, in una ricerca di equilibrio fra tradizione ed evoluzione scientifica.

Il boom economico, affamato di modernità e voglia di rimuovere quanto considerato vecchio e desueto, ha interessato anche la nascita: ecco che il parto viene ospedalizzato, in modo da garantire sicurezza alla madre e ingresso alla vita il più facile possibile alla prole. Da alcuni anni però si ritorna a parlare di parto naturale in casa: così la professione dell’ostetrica, quasi estinta nell’ultima parte del secolo breve, risale nella hit parade dei lavori con appeal. Alessia Sdrigotti è una giovane ed entusiasta ostetrica per passione; goriziana, laureata alla facoltà interateneo di Trieste e Udine in ostetricia, esercita la libera professione a domicilio fra isontino, Friuli e Venezia Giulia.

Dolce e dinamica, molto social, segue le future mamme durante la gravidanza a casa loro o nel nuovo studio a Gorizia, durante il travaglio e nei mesi successivi del puerperio. Rispetto alla novella di Pirandello rappresenta la sintesi perfetta fra la tradizione misteriosa dell’agire di donna Mimma e le conoscenze scientifiche della sua giovane antagonista.

Come è nata la scelta di questa professione?

«Ho sempre sentito la vocazione di essere d’aiuto agli altri, sin da piccola. Crescendo poi, ho scoperto il complesso e meraviglioso mondo femminile ed è nata così la passione per il mio lavoro».

Quali sono le modalità di incontro con le future mamme?

«Già dal primo mese si inizia un percorso di conoscenza e fiducia reciproche. Inizialmente gli incontri sono mensili: la donna si racconta, io rilevo i parametri essenziali, valuto le analisi ematochimiche per capire come sta progredendo la gravidanza ed essere certa della salute della mamma e del nascituro. Pratico anche trattamenti naturali come il massaggio polare, metamorfico, utilizzando olii essenziali, fiori di Bach, fitoterapici e moxibustione. Nell’ultimo mese di gravidanza le visite si intensificano e se la donna e la coppia hanno deciso di affrontare il travaglio del parto a casa, divento reperibile h24. Se il parto avviene a casa è indispensabile la presenza anche di un’altra ostetrica».

Una donna può scegliere di vivere il travaglio a casa e partorire in ospedale?

«Anche questa è una possibilità. Vi è sempre un’ottima intesa professionale con le colleghe che lavorano negli ospedali della regione. Sempre più spesso poi anche il compagno è presente e questo rende l’esperienza ancora più intensa per la coppia».

Quali sono le motivazioni per affidarsi alla sua professionalità?

«Nelle donne cresce la coscienza che, nella naturalità del parto, esiste la necessità di rispettare la fisiologia, i tempi propri e del bambino, l’intimità del momento, unico ed emozionante. Sempre più donne desiderano vivere questa esperienza fondamentale nella loro vita nell’intimità del proprio ambiente e degli affetti, senza rinunciare alla sicurezza garantita dalla professionalità».

Quali sono le paure maggiori durante il travaglio e come superarle?

«Le donne temono il dolore e sono apprensive per la salute del bambino. In entrambi i casi serve la capacità di ascoltare e conoscere il proprio corpo e bisogni, instaurando da subito un rapporto forte con il bambino. Il dolore è indispensabile ma anche guida la nascita. Assieme si possono trovare le posizioni per agevolare il diventare genitrice».

L’ostetrica 2.0 segue solo la nascita?

«Assolutamente no, segue le varie fasi della vita di una donna dalla pubertà alla menopausa. Fasi delicate nelle quali spesso c’è bisogno di un sostegno per riuscire a capirle, accettarle e affrontarle al meglio».

Quanti bimbi ha fatto nascere?

«Rispondo con una citazione di Frédérick Leboyer, ostetrico e ginecologo francese, uno dei massimi esperti in materia, ideatore del parto dolce senza violenza che porta il suo nome: “Le donne sanno partorire e i bambini sanno nascere”. Sono le donne che fanno nascere i propri figli. Il mio lavoro è di preparazione, supporto e sorveglianza».

Il suo sogno?

«Il mio desiderio più grande è riuscire a creare un centro per il femminile, di sostegno e di confronto per donne di tutte le età, nel quale il benessere della persona e l’armonia di corpo siano tutt’uno, alla portata di tutte».

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