«Memorie di guerra per un futuro di pace»

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redazione

6 Settembre 2013
Reading Time: 3 minutes

Intervista a Mara Černic, vicepresidente della Provincia di Gorizia

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POT MIRU – VIA DI PACE è il progetto turistico/culturale più ambizioso che sia mai stato intrapreso nella fascia di confine fra Italia e Slovenia: alla vigilia del centenario dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale, il progetto prevede la creazione di un itinerario storico-naturalistico transfrontaliero che unisca tutti i luoghi simbolo del conflitto. Memorie di guerra per un futuro di pace: ne abbiamo parlato con Mara Černic, vicepresidente della Provincia di Gorizia.

Qual è l’obiettivo di questo progetto?

«Il progetto POT MIRU-VIA DI PACE prevede di creare, nell’area del confine italo-sloveno, un unico itinerario culturale transfrontaliero che colleghi i sentieri esistenti e valorizzi i lasciti storici, le tracce e l’eredità culturale delle diverse regioni interessate e al contempo le ricchezze naturalistiche del territorio di confine. Quest’area, se vista come teatro delle vicende legate alla Prima Guerra Mondiale, si presenta come uno dei siti più ricchi di beni e lasciti storico-culturali relativi a tale periodo: un passato doloroso che oggi, però, può trovare una memoria condivisa anche grazie a questa iniziativa, tesa a rafforzare i rapporti tra cittadini di confine e il senso di appartenenza europea».

Quali sono i soggetti coinvolti?

«Alla guida è la Provincia di Gorizia, ma ci sono altri tredici partecipanti: le province di Trieste e Udine, la Comunità Montana del Gemonese, Canal Del Ferro e Valcanale, la Comunità Montana Torre Natisone Collio, la Fondazione ‘Le Vie della Pace’ – ‘Fundacija Poti miru’, che è di fatto il project leader in Slovenia ed è l’ente che dal 2000 sta già lavorando al progetto, l’Associazione Temporanea di Scopo ‘Jezik Lingua’ e i Comuni di Gorizia, Monfalcone, Brda, Kanal Ob Soči, Komen, Miren – Kostanjevica, Nova Gorica e Šempeter – Vrtojba. Enti che rappresentano i relativi luoghi collegati dal futuro ‘Parco Integrato POT MIRU – VIA DI PACE’: in questi mesi di attività progettuali, ogni partner sta mettendo in rilievo le risorse storico-naturali presenti sul proprio territorio».

Quali sono i compiti di ogni istituzione partecipante?

«I partner progettuali prevedono di coordinarsi per la ricognizione di tutte le risorse presenti, di intervenire per rendere agevole il raggiungimento dei luoghi storici e per la creazione di un itinerario comune transfrontaliero: una vera e propria rete di memorie condivise della Prima Guerra Mondiale, al fi ne di realizzare un itinerario culturale comune dell’area, già peraltro ricca dal punto di vista naturalistico, da valorizzare attraverso attività promozionali congiunte».

In termini economici, quanto è stato stanziato per questo progetto?

«Il budget totale ammonta a 1.000.000,00 di Euro, equamente suddiviso in base agli interventi specifici di ogni partner: un vero investimento per il futuro. Non a caso, il progetto è da anni appoggiato dal Governo sloveno e da quest’anno anche dal presidente della Repubblica slovena Borut Pahor. Questi ha presentato l’idea al presidente italiano Giorgio Napolitano, che l’ha sostenuta con convinzione».

Quali ricadute può avere un progetto così ampio dal punto di vista turistico?

«L’area tra Alpi Carniche e Alpi Giulie, la sorgente e la foce dell’Isonzo, il parco nazionale del Triglav, il parco naturale delle Prealpi Giulie e la riserva naturale allo sbocco dell’Isonzo, il Carso e il Collio a cavallo del confine, è straordinariamente ricca non solo per i lasciti culturali, ma anche per il suo patrimonio naturale e ambientale e per altre peculiarità che già oggi rappresentano un eccellente prodotto turistico. L’attuale offerta, tuttavia, appare talvolta frammentata: questo progetto è tale da assicurare un impatto sull’area anche nel lungo periodo e una visibilità europea. Può essere un autentico volano: la creazione di un prodotto turistico/culturale unico e integrato è capace di migliorare moltissimo la competitività dell’area e la sua capacità di attrazione».

E il vostro progetto Carso 2014+? Il principale progetto in regione di conservazione della memoria della Grande Guerra come si inserisce in questo contesto?

«Carso 2014+ è parte integrante di POT MIRU: completa il progetto sul versante italiano del fronte carsico. Carso 2014+ è un grandioso museo all’aperto sul Carso isontino, che mette in rete le testimonianze della Grande Guerra attraverso un circuito che collega il Monte San Michele – simbolo delle battaglie dell’Isonzo – il sacrario di Redipuglia e il cimitero austroungarico (luoghi sacri di commemorazione delle vittime della Grande Guerra) e la riserva dei laghi di Doberdò e Pietrarossa: scenario unico dal punto di vista ambientale e naturalistico e simbolo di dolore per gli Ungheresi e gli Sloveni, che morirono sulla piana di Doberdò».

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