Come si costruisce il patrimonio culturale?

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redazione

2 Marzo 2016
Reading Time: 3 minutes

Progetto “Memoria di Massa”

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Quali sono le tecnologie e le strategie per la conservazione del patrimonio culturale? Chi decide che cosa salvare quando si tratta di conservazione della Memoria? Come faranno le istituzioni a trovare un bilanciamento tra conservazione, valorizzazione e diffusione del patrimonio? Quali limiti porre allo sfruttamento delle copie derivate da matrici digitali?

Riparte da queste domande la seconda parte del Progetto “Memoria di Massa”: convegni, incontri nelle scuole e un documentario radiofonico in due tranche in onda su Rai Radio3, per sensibilizzare la popolazione – in particolare le giovani generazioni – sui problemi del mantenimento delle memorie digitali, cui viene oggi affidato tutto il patrimonio +

Grazie anche all’incontro con i ragazzi, questa nuova fase del progetto si apre anche futuri sviluppi con una riflessione sua come la penetrazione della tecnologia digitale in tutti i campi dell’attività umana ha innescato un imprevedibile processo di trasformazione che interessa sia la sfera collettiva che quella individuale, rendendoci, per la prima volta nella storia dell’evoluzione, testimoni consapevoli e coscienti della nostra mutazione.

Per affrontare la delicata questione oltre al documentario radiofonico che ha già esaurito la prima tranche di puntate nell’autunno 2015 e il convegno “Patrimoni Culturali, Sistemi Informativi e Open Data: accesso libero ai beni comuni?” organizzato dall’IPAC tenutosi in Regione a Trieste qualche settimana fa, il progetto Memoria di Massa riprende il via con incontri, laboratori nelle scuole e futuri convegni, ma anche con la seconda parte del documentario radiofonico, realizzato da Renato Rinaldi e Andrea Collavino, che andrà in onda dal 7 marzo: cinque ultime puntate dal titolo “Il Patrimonio Immateriale”, ospitate nella rubrica TRESOLDI, in onda su RAI Radio3 a diffusione nazionale fino a venerdì 11 marzo, dalle 19.45 alle 20.

Il progetto si avvale del sostegno della Fondazione CRUP, della Fondazione Antonveneta e della Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia, è inoltre realizzato con la collaborazione e il sostegno della Cineteca del Friuli, capofila del progetto, della Radio RAI, l’IPAC – Istituto Regionale per il Patrimonio Culturale FVG – di Villa Manin di Passariano, Il Comune di San Daniele del Friuli attraverso la Biblioteca Guarneriana e con l’Associazione Italiana Biblioteche la Cooperativa Informazione Friulana e Lenghis dal Drac; è inoltre patrocinato dalla Regione FVG e dall’Università di Udine, corso di laurea DAMS di Gorizia.

In questa seconda parte del progetto si parlerà di come si costruisce il patrimonio culturale, di come questa definizione si sia allargata negli ultimi anni e di come sia in continuo mutamento. Dell’importanza dei dati digitali relativi a un’opera nel momento del suo restauro fisico, e di come questi si rivelano indispensabili per tutto il processo di valorizzazione, di diffusione e quindi di democratizzazione del patrimonio culturale. Di come le varie istituzioni siano chiamate ad armonizzare i loro archivi per renderli compatibili e dunque veramente accessibili a un pubblico ampio e non specialistico. Quindi il digitale al servizio non solo della conservazione ma di un progetto culturale più ampio che vuole avvicinare il patrimonio ai cittadini. In tal senso in regione lavorano delle eccellenze come, la Cineteca del Friuli, l’IPAC – Istituto Regionale per il Patrimonio Culturale del FVG di Villa Manin di Passariano, la Biblioteca Guarneriana, i laboratori LIDA dell’Università di Udine, La Camera Ottica del DAMS di Gorizia e l’Archivio di Stato di Udine. Sono inoltre state coinvolte anche realtà fuori regione come la Cineteca di Bologna, la Basilica di San Petronio, laboratorio FACTUM ARTE di Madrid, Consorzio interuniversitario CINECA e i laboratori di restauro OPENCARE di Milano.

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