Il successo della tradizione

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Livio Nonis

16 Febbraio 2023
Reading Time: 4 minutes

Ha riportato in auge gli “scarpez”, calzature realizzate con materiali di risulta. «I miei prodotti sono molto richiesti, ma non aumenterò la produzione: voglio curare la qualità del lavoro»

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GONARS – La friulana – o meglio scarpez – è stata la calzatura, il più delle volte l’unica calzatura, di una società basata prevalentemente su un’economia di autoconsumo, prodotta dalle donne utilizzando pezzi di stoffe di risulta cuciti a mano. Si tratta di una calzatura modesta ma tecnologicamente perfetta, che è stata in grado di evolversi nel tempo adottando di volta in volta i materiali di riuso disponibili.

Ne abbiamo parlato con Cristina Barbierato, proprietaria di “Lis Furlanis” di Gonars, realtà che prosegue in chiave moderna quella antica tradizione.

Cristina, di cosa vi occupavate prima di dedicarvi alla produzione degli scarpez?

«Io e il mio compagno lavoravamo per una azienda tedesca di base a Berlino, all’inizio producendo direttamente le sue scarpe e, in seguito, come organizzatori di produzione per suo conto presso una rete di calzaturifici italiani».

Poi cos’è successo?

«La crisi economica del 2008 ha rapidamente investito il commercio mondiale, facendo interrompere i nostri rapporti con la ditta berlinese. Abbiamo quindi dovuto pensare un’alternativa a quel lavoro che durava da 20 anni».

Com’è nata l’idea di riprendere la produzione degli scarpez?

«Da una analisi del mercato. Avevamo constatato che la produzione di calzature sarebbe stata molto difficoltosa, soprattutto dal punto di vista economico, a causa della situazione di crisi in cui si trovava il settore. D’altra parte sarebbe stato altrettanto difficile allontanarci perché le nostre conoscenze e abilità proprio lì si focalizzano. Si doveva trovare un prodotto “nuovo” che non rischiasse di perdersi nel mercato oberato delle calzature e così abbiamo riconosciuto negli scarpez tradizionali di Gonars diverse potenzialità di sviluppo, pur conservandone le caratteristiche originarie».

Come si producono gli scarpez?

«Come in tutti i manufatti artigianali anche le “friulane” posseggono una notevole quantità di caratteristiche e tradizioni che le rendono particolarmente attuali e significative: il riutilizzo dei materiali che altrimenti andrebbero smaltiti (tessuti, copertoni di bicicletta, sacchi di juta) con un’evidente funzione ecologica; l’assenza di prodotti chimici (colle, mastici, coloranti) in fase di produzione e l’utilizzo esclusivo di tessuti naturali che offrono salubrità alle calzature stesse; l’artigianalità della produzione che richiede quasi esclusivamente un lavoro manuale; la creatività che si ottiene attraverso la ricerca e l’utilizzo di tessuti sempre in forme diverse pur conservando uno stesso modello; la tradizionalità sia del prodotto che della sua modalità di lavorazione perché abbiamo volutamente ripreso in maniera “filologica” la tradizione degli scarpez come si facevano a Gonars; la friulanità visto che questo è un prodotto molto riconosciuto nella nostra regione, che porta con sé una interessante narrazione dal punto di vista storico, economico e antropologico».

Focalizziamoci un attimo sui materiali utilizzati.

«I materiali sono quasi completamente riutilizzati, infatti per le tomaie si usano tessuti che provengono da rimanenze o scampoli dall’abbigliamento e dall’arredo o semplicemente dalla ricerca nei mercatini dell’usato e dell’antiquariato. Per le suole si recupera la juta dai sacchi di caffè, materiale naturale per eccellenza leggero e resistente allo stesso tempo, cartone da imballaggio per facilitare la cucitura e copertoni usati di biciclette (quelli più adatti allo scopo). Il tutto è tenuto insieme solamente dal filo per la cucitura fatta manualmente e con vecchie macchine da cucire particolarmente adatte a questo genere di lavoro».

Avete mai pensato di ampliare la vostra offerta di prodotti, per esempio con borse o altri accessori di abbigliamento?

«No, anche se qualche prova di borse con tessuti usati è stata fatta. La lavorazione degli scarpez, per il tipo di produzione che ho scelto di seguire, è molto lunga e quindi riesco a dedicare il mio tempo solo a loro».

Sul lungo periodo aumenterete la produzione?

«No perché una delle caratteristiche del fare artigianale, molto spesso dimenticata, non è quella di aumentare la produzione e di incrementare le quantità, ma quella di trovare soddisfazione in ciò che si fa, nella cura e nella qualità del proprio lavoro. L’aspetto della speculazione economica non è quello prevalente».

C’è un paio di scarpez prodotti a cui siete più affezionati?

«È impossibile avere una preferenza per qualcuno degli scarpez prodotti, perché praticamente tutti sono pezzi “unici” e le numerose collaborazioni con i clienti, tutte diverse tra loro, sono ugualmente importanti e significative».

Come gestite la vostra promozione?

«Penso di essere abbastanza conosciuta in regione, preferisco sempre uno stile il più possibile sobrio, come lo era quello della maggioranza degli artigiani in tempi non troppo lontani. Sta all’occhio esperto e al buon gusto dei clienti riconoscere le particolarità della produzione dei miei scarpez. Con le nuove tecnologie alla portata dei singoli artigiani la pubblicizzazione del proprio prodotto è molto diretta anche se non è facile scegliere come collocarsi nel mare magnum dell’informazione. Con i clienti mi capita di privilegiare un approccio più diretto a uno formale ed economicista. Ho la fortuna di poter scegliere con chi collaborare. Passaparola e rapporto diretto sono sempre una bella cosa».

A proposito, voi usate gli scarpez?

«Spesso: al lavoro, in casa, quando esco. Penso che una caratteristica importante degli scarpez sia quella di essere utili e non superflui come molti oggetti che si vendono oggi. Sono anche una buona alternativa alle calzature in pelle, che può soddisfare una nuova scelta realmente ecologica».

Tra i vostri clienti c’è qualche personaggio famoso?

«Non sono molto interessata alla logica del personaggio famoso che potrebbe aumentare la visibilità. So che diverse personalità, anche importanti nei loro settori, hanno apprezzato e usato i miei scarpez e questo mi basta. Tutti coloro che portano i miei scarpez sono speciali».

 

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