Il FVG e la tradizione del Carnevale

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redazione

31 Gennaio 2023
Reading Time: 7 minutes

Da Sappada a Muggia tra maschere di legno, folclore locale, isole linguistiche e dolci originali

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Sappada, Sauris, Resia, Trieste e Muggia, ma anche in Carnia, nelle Valli del Natisone, in Carso e a Monfalcone: il Carnevale in Friuli Venezia Giulia affonda le radici nella storia, nelle strade dei suoi borghi e delle sue città, dal mare alla montagna, dove si respira uno spirito gioioso e dissacrante.

Festeggiamenti dal sapore antico in un’atmosfera di allegria e genuinità, maschere di legno intagliate e dipinte, sfilate di carri allegorici, appuntamenti musicali e danzanti, per non parlare dei coriandoli, la cui invenzione è rivendicata proprio dalla città di Trieste. Ma è a tavola che si può continuare a scoprire la vera essenza del Carnevale, con i piatti e i dolci più originali del Friuli Venezia Giulia.

Carnevale di Sappada (5-21 febbraio)

Una delle tradizioni più caratteristiche di Sappada è il Carnevale (Vosenòcht), momento in cui si intrecciano ritualità e folclore. Protagoniste assolute sono le maschere in legno intagliate da artigiani locali e tramandate di generazione in generazione. I festeggiamenti del Carnevale sappadino si svolgono come un tempo nelle tre domeniche che precedono la Quaresima, dedicate ai tre diversi ceti della società:  la “Domenica dei poveri” (pèttlar sunntach), in cui si usa vestire abiti dimessi e svolgere i lavori più umili per guadagnarsi da vivere;  la “Domenica dei contadini” (paurn sunntach) che rievoca gli antichi lavori agricoli e la “Domenica dei signori” (hearn Sunntach), espressione della classe benestante e occasione di sfoggio dei costumi più raffinati. Durante questo periodo si possono gustare i mogn kropfen e le orecchiette di coniglio. Ci sono infine i krischkilan e i muttn, varianti locali di crostoli e castagnole. I mogn kropfen sono deliziosi tortelli ripieni e fritti che vengono distribuiti dai Rollate – protagonista indiscusso delle maschere sappadine – durante le sfilate. Queste particolari frittelle nascondono un ripieno di semi di papavero e miele. Esiste anche una versione semplice di ravioli fritti senza ripieno che prende il nome di hosenearlan, poiché la forma ricorda le orecchie (earlan) di coniglio (hosen).

Carnevale di Sauris (18 febbraio)

Sauris ha una tradizione legata al Carnevale tra le più radicate dell’arco alpino: protagonisti della festa sono il Rölar (con il volto ricoperto dalla fuliggine) e il “Kheirar” (con mascherone in legno). Il Rölar è una figura magica e demoniaca, il cui nome deriva dai Rolelan, i campanelli che porta intorno alla vita, usati per avvertire gli abitanti dell’inizio della mascherata, il Kheirar invece è il re delle maschere e si occupa dello svolgimento dei festeggiamenti. La tradizione prevede la preparazione dei vledlan (frittelle con le erbe), che nella frazione di Lateis assume la forma tronca di ‘vlé’ (nella lingua germanica locale significa anche pulce). Per la preparazione dei vledlan si utilizzano farina, zucchero, uova arricchiti da grappa ed erbe aromatiche, come la menta selvatica e la salvia, seccate e sminuzzate, che conferiscono alla frittella un aroma delicato e inconfondibile. Il sabato prima del mercoledì delle Ceneri, il 18 febbraio, avrà luogo la tradizionale “Notte delle Lanterne”, suggestiva passeggiata al chiaro di luna.

Le opere artistiche carnevalesche di Ravinis

A Ravinis, frazione del comune di Paularo, l’entusiasmo e il grande amore per il territorio hanno spinto la comunità a una vivace attività creativa, sviluppando in particolare inedite realizzazioni artistiche in ambito carnevalesco. Queste opere carnevalesche, particolarmente apprezzate per lo stile e l’arte originale, mettono insieme abilità scultoree, raffinatezza sartoriale, ingegnosità strutturale, ricercati materiali e un proprio stile con l’intento di creare un’atmosfera originale e affascinante. Negli anni, le numerose creazioni hanno dato vita a vere e proprie collezioni visitabili tutto l’anno nella sezione multimediale dell’Ecomuseo di Ravinis e hanno valso a Ravinis e a Paularo la partecipazione e l’assegnazione di alcuni riconoscimenti in importanti manifestazioni di prestigio nazionale e internazionale.

Carnevale di Resia (17-22 febbraio)

Resia ha una tradizione legata al Carnevale (Püst) molto importante, il cui elemento fondamentale è rappresentato dalla danza eseguita con i tipici strumenti musicali resiani, la cïtira (violino) e la bünkula (violoncello). Le maschere tradizionali sono di due tipi: te lipe bile maškire, le belle maschere bianche, con cappello alto adorno di fiori di carta colorata e piccoli sonagli e i babaci/kukaci, le maschere brutte. Un fitto calendario di eventi, escursioni naturalistiche e stage di danza è in programma dal 17 al 22 febbraio, oltre alla possibilità di gustare le pietanze tipiche nei ristoranti del borgo e di visitare il Museo dell’Arrotino e il Museo della Gente della Val Resia.

Durante il Püst resiano i protagonisti diventano due dolci molto particolari: la sope e il bujarnik, quest’ultimo annoverato tra i prodotti agroalimentari tipici del Friuli Venezia Giulia. La sope è una frittella che in passato, essendo un piatto sostanzioso, era preparata per le puerpere. Si prepara con fette di pane bianco a filone e una pastella con uova, farina, liquore, zucchero e sale. Il bujarnik rappresenta una vera istituzione nella vallata ed è proposto in due versioni: quella per il giorno dei morti (una pagnotta avvolta in foglie di verza e cotta al forno a legna) e la versione carnevalesca, un impasto composto di farina di mais e frumento, uova, zucchero, panna, mele e/o pere, fichi secchi, uva sultanina, frutta secca, lievito, semi di finocchio selvatico, cannella o carrube.

Carnevale delle Valli del Natisone (11-12 febbraio)

Il Pust v Benečiji è un carnevale antico e ricco di tradizioni, proprio come il paesaggio delle Valli del Natisone in cui si festeggia. Pust, parola che nel dialetto sloveno locale significa “scherzo”, assume anche direttamente il significato di “Carnevale” inteso come festività nella sua interezza. Inoltre, la parola Pust identifica la maschera principale del carnevale valligiano, protagonista di tutti i cortei. Si tratta di maschere ricoperte dalla testa ai piedi da svolazzanti frange multicolori sotto cui sono nascosti campanacci che creano un gioioso frastuono ad ogni salto. Ogni paese delle Valli ha poi le sue peculiarità e le sue maschere simbolo: i Pustje di Rodda con i loro colori sgargianti e la loro scherzosa impertinenza, il gallo e la gallina di Mersino, i Blumarji di Montefosca che correndo con i loro vestiti bianchi risvegliano la terra per la primavera. Ci sono inoltre le maschere facciali in latta di Stregna e da Montemaggiore non mancheranno te liepe, le belle, con i caratteristici cappelli fioriti, da Clodig infine le spettacolari maschere in vimini. Gli strucchi assieme alla gubana sono i dolci tipici delle Valli del Natisone: morbidi bocconcini fritti di pastafrolla, contengono un goloso ripieno ricco di noci, nocciole, uvetta e pinoli. Nati come dolcetto del carnevale, in passato venivano anche serviti nelle occasioni più importanti al posto dei confetti.

Carnevale bisiaco di Monfalcone (16-21 febbraio)

Anche a Monfalcone il Carnevale è un appuntamento molto sentito che prevede ogni anno un programma di sfilate, giochi, appuntamenti in piazza e maschere, dietro le quali si scorgono rappresentazioni della vita cittadina, dei valori del territorio, rimandi alla sua storia, identità e tradizioni: dalla “cantada in piazza” alla tradizionale maestosa sfilata di carri e gruppi con oltre 3000 figuranti. Si possono poi gustare piatti tipici del posto nei diversi chioschi e ristoranti della città.

Carnevale carsico: sfilata il 18 febbraio a Opicina

Maschere e carri sfilano anche a Opicina, sull’altopiano carsico a pochi chilometri dal centro di Trieste. Il sabato pomeriggio i gruppi danno vita al corso mascherato per contendersi il premio del Carnevale Carsico/Kraški Pust e festeggiare poi la vittoria con balli, musica e spettacoli. Le frittole con l’anima (Fancli z duso) sono le protagoniste a tavola. La ricetta è originaria di Contovello, una frazione di Trieste: un tempo i “kontovelci”, gente di Contovello, erano eccellenti pescatori e le donne avevano il compito di vendere il pescato. Così nacquero le “frittole con anima”, delle frittelle ripiene di acciughe sotto sale.

Trieste (18- 21 febbraio) e il Carnevale di Muggia (16 -22 febbraio)

Dalle Alpi e Prealpi si scende fino ad arrivare a Trieste, dove fu inventato uno dei simboli indiscussi del Carnevale: i coriandoli. Ettore Fenderl, infatti, fu una celebrità nel campo della fisica nucleare, ma non furono solo i suoi studi a essere innovativi: nel 1876 il quattordicenne Ettore durante la parata di Carnevale che passava sotto casa sua in piazza della Borsa a Trieste, non avendo a disposizione confetti o petali di rose da lanciare sul corteo, tagliuzzò pezzettini di carta colorata e li lanciò sulle maschere che passavano. Fu subito imitato da tantissimi presenti e l’invenzione si propagò velocissima a Vienna, Venezia e in tutto il mondo. Così furono inventati i coriandoli.

Arrivando a Muggia, si scoprono le origini antichissime del Carnevale muggesano. La prima citazione ufficiale si ha negli statuti comunali del 1420 in cui si fa riferimento al rimborso di un ducato a quelle compagnie, che si sarebbero poi impegnate a spenderne almeno il triplo per ingaggiare dei musicanti. El Carneval de Muja era caratterizzato da alcune usanze, tra cui la caccia al toro, d’origine veneta, e il ballo della verdura, che si svolgeva il martedì grasso in quella che oggi è Piazza Marconi. Le donne e gli uomini danzano con il capo ornato da verdi ghirlande, reggendo in mano un arco d’oro di fronde e di arance. La sfilata avrà luogo il 19 febbraio. Tra i dolci troviamo le frittole triestine, per antonomasia il dolce tipico del Carnevale. Sono delle “polpettine ” con uvetta e pinoli, fritte e in alcuni casi farcite con crema o cioccolato. Anche i crostoli hanno un’alta posizione sui gradini dell’eccellenza culinaria a Trieste: l’impasto dolce che viene fritto ricorda molto le più conosciute chiacchiere. Non mancano poi i krapfen, dolce di origine austriaca, ma che a Trieste sono più piccoli di dimensione.

 

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