I Weston e l’ispirazione della friulana Modotti

imagazine margherita reguitti

Margherita Reguitti

5 Luglio 2022
Reading Time: 3 minutes

Una dinastia di fotografi

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Edward Weston considerava il ritratto della friulana Tina Modotti “il migliore fatto in Messico, forse il più bello di tutti”. La fotografia in bianco e nero, stampata ai sali d’argento, datata 1924 è il secondo scatto del percorso della mostra “Weston. Edward, Brett, Cole, Cara. Una dinastia di fotografi” allestita nel museo di Santa Giulia a Brescia nell’ambito della quinta edizione del Brescia Photo Festival, su iniziativa del Comune, della Fondazione Brescia Musei, in collaborazione con il Centro della Fotografia Italiana

Un’esposizione che mette a confronto e in dialogo 4 generazioni, in una discendenza artistica oltre che familiare. Dal capostipite Edward (1886-1958), innovatore per scelte di soggetti e tecniche di realizzazione, ai figli Brett (1911-1993) e Cole (1919-2003) fino alla nipote Cara (1957) tutt’ora in attività.

Un viaggio in un secolo di immagini che lega, soprattutto nei soggetti naturalistici, uno degli artisti più celebrati del Novecento ai sui discepoli e prosecutori.

La visita si apre nel maestoso e stratificato per epoche complesso museale nel cuore della città con la sezione dedicata a Edward che propone 40 lavori: le prime opere sono due ritratti femminili stampati a contatto. Il primo connotato da uno stile innovativo nel segno costruttivista geometrico-spaziale e il secondo di impronta più classico romantica della fotografa, attivista politica e attrice friulana Modotti, sua allieva e compagna di vita nel periodo messicano. Tina appoggiata a un muro mentre una lacrima le solca il viso: “Ho catturato quel momento per sempre”, scrive Weston.

Seguono altri ritratti, accanto a plastici nudi, scatti di dune di sabbia e oggetti della quotidianità anche modesta così come di vegetali.

Soggetti che, attraverso ripresa macro con tempi lungi di esposizione e un raffinato e complesso utilizzo di luci, rivelano e assumono una maestosità di forme scultoree.

Seguono altre tre sezioni, una sola delle quali a colori (Cole) mentre i lavori di Brett e Cara sono in bianco e nero.

Molti dei paesaggi di Cole e dei loro dettagli sono così fisici che sembra di toccare gli elementi e la materia, vellutate distese di sabbie, sinuosi rivoli d’acqua. Di altra natura il linguaggio espressivo di Brett che rappresenta la natura in termini astratti, lavorando per sottrazione con segno grafico, animando e giustificando il rapporto fra vuoti e massa eterea.

Infine l’approccio di Cara caratterizzato da un senso critico accurato, risultato di un patrimonio visivo di centinaia di opere e dalla curatela, come direttore della Weston Gallery, di mostre di importanti autori americani. I suoi scatti rivelano uno sguardo meditativo e intenso.

“La disponibilità offerta dalla famiglia Weston”, afferma Filippo Maggia curatore dell’esposizione, “nel costruire questa mostra si è rivelata un valore aggiunto unico e fondamentale per avere una selezione completa, di capolavori del padre Edward e di opere significative dei figli Brett e Cole e della la nipote”. Una filo narrativo che fa dialogare le diverse sezione in epoche storiche diverse.

“Sono veramente pochi i fotografi che hanno modernizzato la lingua della propria arte, commenta Stefano Karadjov, direttore di Fondazione Brescia Musei “intervenendo profondamente con la propria poetica nel definire le architravi stesse di una disciplina”. Questa mostra ha dunque la forza di mettere in evidenza uno straordinario esercizio di modernità del Novecento. Un processo di trasformazione nella visione del corpo umano, degli elementi vegetali, del regno animale, e del paesaggio da una visione di microcosmo alla realizzazione in macro del soggetto, liberato e dunque autonomo rispetto all’immagine reale.

La mostra, corredata da un catalogo edito da Skira, resterà aperta fino al 24 luglio.

 

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