Udine recupera l’ex Ospedale psichiatrico

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redazione

14 Febbraio 2022
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Presentati nel polo scientifico dei Rizzi dell'Università degli studi di Udine i tre progetti per la valorizzazione del patrimonio esistente e la rigenerazione dell'ex parco di Sant'Osvaldo da parte degli studenti del corso di laurea magistrale in architettura.

Il lavoro è il risultato di una sperimentazione didattica inserita nell'accordo tra l'Azienda sanitaria universitaria Friuli Centrale (Asufc) e l'Ateneo udinese, sostenuta dalla Regione che ha destinato al progetto di recupero 25 milioni di euro.

“Ho creduto fin dall'inizio alla necessità di rigenerare questa parte simbolicamente rilevante per la città – ha commentato il vicegovernatore con delega alla Salute del Friuli Venezia Giulia, Riccardo Riccardi ringraziando tutte le parti coinvolte nel progetto -. Con quest'operazione mettiamo insieme le esperienze di diversi soggetti: dall'Ateneo udinese alla Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia, dall'Azienda sanitaria al Comune di Udine fino all'Azienda regionale di coordinamento per la Salute (Arcs) e alla Direzione sanitaria regionale. Si tratta di uno sforzo importante con un metodo altrettanto rilevante capace di arricchire un progetto complesso per dare risposte alla popolazione, di generare riflessioni anche sul valore della salute mentale e sui cambiamenti intervenuti nel tempo oltre che sugli aspetti sociali e ambientali. Un metodo che consente di stimolare i giovani a individuare soluzioni creative per questa parte importante della città”.

I temi alla base dei tre progetti hanno riguardato la biodiversità, la memoria e il benessere. Presenti in aula anche il rettore Roberto Pinton, i direttori generali di Asufc, Denis Caporale, e di Arcs Giuseppe Tonutti, Giovanni Barillari assessore alla Sanità del Comune di Udine e i professori Giovanni La Varra e Christina Conti.

Gli studenti hanno individuato e sviluppato le tematiche della sostenibilità, dell'inclusione, della biodiversità e della conservazione mantenendo costante l'impegno di preservare gli elementi naturali e artificiali della struttura manicomiale originaria.

Nel primo progetto, Into the wild, vi è l'attenzione alla biodiversità e al sociale di servizi al cittadino per attività ricreative e di ospitalità “con e per” gli animali domestici. L'ex quartiere psichiatrico di Sant'Osvaldo, secondo la proposta, innestandosi in una posizione periurbana lambita a Nord da tessuti edilizi e circondata a Sud-Est da brani di tessuto agricolo, rappresenta un'occasione interessante per sperimentare forme wild-life di parco urbano.

L'idea che anima il secondo progetto, Giardino delle memorie, è quella di trasformare l'ex complesso psichiatrico in un giardino per archivi con l'obiettivo di rivitalizzare la cittadella di Sant'Osvaldo occupando le strutture non destinate alla sanità con “abitanti inanimati” ossia oggetti da dover conservare, tra di loro eterogenei per consistenza, forma, epoca e spazialità. Fotografia, architettura, memoria manicomiale e amministrativa sono le categorie archivistiche individuate, ognuna delle quali si innesta nei padiglioni che nel miglior modo si prestano ad accoglierle.

L'ultimo progetto, Città dello sport e del benessere, mira invece a ricontestualizzare l'ex complesso psichiatrico di Sant'Osvaldo trasformandolo in un centro sportivo multifunzionale anche con funzione medica riabilitativa, per una utenza locale e sportiva internazionale.

 

I TRE PROGETTI DEGLI STUDENTI

Into the wild: l’ex quartiere psichiatrico di Sant’Osvaldo, innestandosi in una posizione periurbana lambita a nord da tessuti edilizi e circondata a sud-est da brani di tessuto agricolo, rappresenta un’occasione interessante per sperimentare forme wild-life di parco urbano. Rendere un ambiente “wildlife friendly” significa arricchirlo in termini di luoghi e modi di uso che possano favorire, o almeno non contrastare, la biodiversità animale e vegetale in risposta alla sempre più crescente necessità di definire habitat antropizzati coerenti con la valorizzazione ambientale. L'attenzione alla biodiversità indirizza il progetto anche all'obiettivo sociale di servizi al cittadino per attività ricreative e di ospitalità “con e per” gli animali domestici. Il progetto è stato realizzato dagli studenti Camilla Ceretelli, Daniel Monte, Elisa Redrejo Santiago, Liberata Somma, Piergiorgio Trentin, Giacomo Venier e Filippo Zamparo.

 

Giardino delle memorie: trasformare l’ex complesso psichiatrico in un giardino per archivi vuole essere un tentativo di rivitalizzazione della cittadella di Sant’Osvaldo occupando le strutture non destinate alla sanità con “abitanti inanimati” ossia oggetti da dover conservare, tra di loro eterogenei per consistenza, forma, epoca e spazialità. Oggetti da conservare per essere analizzati, studiati, scomposti, ricomposti e riordinati da ricercatori e professionisti provenienti da tutto il mondo. Fotografia, architettura, memoria manicomiale e amministrativa sono le categorie archivistiche individuate, ognuna delle quali si innesta nei padiglioni che nel miglior modo si prestano ad accoglierle. La nuova comunità di Sant’Osvaldo diviene quindi una realtà silenziosa, ma visivamente dinamica e, grazie alla presenza di un percorso artistico e museale, ricca di suggestioni percettive, sensoriali ed esperienziali che vogliono ridare “vita” ad attimi di storia passata. Il progetto è stato realizzato dagli studenti Lorenzo De Stasio, Martina Deotto, Loris Favero, Darija Maric, Emily Rieppi e Michele Tomaselli.

 

Città dello sport e del benessere: il progetto mira a rifunzionalizzare l’ex complesso psichiatrico di Sant’Osvaldo trasformandolo in un centro sportivo multifunzionale anche con funzione medica riabilitativa, per una utenza locale e sportiva internazionale. La regione Friuli-Venezia Giulia, ha una posizione strategica transfrontaliera e baricentrica rispetto all’Europa con condizioni climatiche che ben si prestano agli allenamenti sportivi: Sant’Osvaldo diventa quindi una cittadella dello sport per il quartiere e la città, e struttura catalizzatrice di eventi sportivi internazionali. La stessa area diviene parte dei percorsi di mobilità lenta connettendosi con il quartiere e con la città e integrando i percorsi interni nell’articolata rete delle ciclovie del Friuli Venezia Giulia. Permanendo i servizi sanitari esistenti, il valore nell’interazione di questi con l’utilizzo delle strutture dismesse e del parco con servizi per lo sport. Il progetto è stato realizzato dagli studenti Mirco Bravin, Gabriele Chivilò, Letizia Criscuolo, Camilla Del Negro, Massimo Pischiutta e Laura Zanetti.

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