Venezia e il Patriarcato rivivono a Monfalcone

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Carlevaris, Canaletto, Guardi e le grandi Edizioni

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Ho avuto l'opportunità di visitare la mostra “Venezia e il Patriarcato” accompagnato da una guida speciale, Lucio Gregoretti, curatore della stessa assieme a Marino De Grassi, e dal collaboratore di iMagazine Claudio Pizzin

La riflessione preliminare è che Venezia e tutto ciò che la riguarda destano sempre vivo interesse e curiosità, perchè la Città dogale è un capolavoro del genio umano, dove natura, perseveranza, ingegno, arte e spiritualità hanno creato un insieme unico e irripetibile. Di quell'insieme Monfalcone ha fatto orgogliosamente parte col proprio Territorio per 377 anni, dal 1420 al 1797, beneficiando di una lungimirante tradizione in termini militari, sociali, economico-commerciali e culturali, avamposto e vedetta veneti sul limitare tra Oriente ed Occidente.

Poichè la caduta di Venezia non ha appannato il forte legame della nostra città con la Repubblica del Leone, il significato di tale fiera appartenenza trova oggi, allo scadere di un arco temporale di ben sei secoli, puntuale riscontro nella mostra Venezia e il Patriarcato, promossa dal Comune e allestita nella Galleria d'Arte Contemporanea di Piazza Cavour, aperta fino al 18 ottobre.

Tra l'altro, in occasione di  questo evento celebrativo appare quanto mai pertinente, per rimarcare il senso di un legame e di un'appartenenza, il richiamo all'accorato omaggio rivolto alla Serenissima da Giuseppe Viscovich (Perasto, 23 agosto 1797): “… Par trecentosettantasette anni le nostre sostanze, el nostro sangue, le nostre vite le xe stade sempre per Ti, o San Marco; e felicissimi sempre se semo reputà Ti co nu, nu co Ti; e sempre co Ti sul mar nu semo stai illustri e vittoriosi …” .

Il percorso della mostra è caratterizzato dall'esposizione di atti, documenti (per esempio, gli Statuti Monfalconesi, anche nell'edizione volgarizzata del testo latino del 1625), provvedimenti vari, libri antichi, nonchè da una sequenza di dipinti, incisioni e disegni di artisti udinesi operanti a Venezia o legati artisticamente alla tradizione veneziana (L. Carlevaris, Canaletto, S. Bombelli, N. Grassi, F. Pavona, G. e G. Tiepolo, G. Guardi, J. Leonardis). Inoltre, acquerelli di Pietro Nobile relativi ai fari di Trieste, Salvore e Capo Promontore. Splendida la Pala d'altare di Gian Antonio Guardi, raffigurante la Madonna del Rosario con il Bambino ed alcuni Santi, originariamente esposta nella Chiesa di Belvedere di Aquileia (dedicata a Sant'Antonio Abate) ed ora conservata presso la Pinacoteca dei Musei Provinciali di Gorizia. Complessivamente 250 opere circa.                                                                               

Se l'obiettivo dell'evento era quello di rinverdire il forte vincolo di Monfalcone ed il suo Territorio con la Serenissima, tale obiettivo è stato ampiamente raggiunto per la qualità e la quantità di quanto esposto e per l'importante operazione di recupero e divulgazione della memoria storica delle nostre radici e di valorizzazione di uno stretto rapporto con una singolare realtà, Venezia, che resterà per sempre un simbolo di civiltà e testimonianza emblematica di libertà.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

In chiusura, una notazione sul catalogo della mostra. Esso non è un mero documento offerto al visitatore per illustrare il vasto patrimonio accuratamente selezionato ed esposto. Il Catalogo a disposizione del pubblico è un'opera di grande pregio, che inquadra con particolare dettaglio Monfalcone, il Territorio ed il loro ruolo nel contesto strategico veneziano dell'Alto Adriatico, nel rispetto dell'eredità acquisita dal Patriarcato aquileiese. Non solo. Esso è arricchito da pregevoli saggi su tematiche diverse, tra cui: Capolavori illustrati veneziani; Gian Domenico Bertoli e le Antichità di Aquileia; Patria del Friuli e Contea di Gorizia; Salute e Spaccio di libri: l'Editoria tra Venezia, la Patria del Friuli e la Contea di Gorizia; I disegni di Canaletto. Il volume è edito dalla Edizioni della Laguna S.R.L. di Mariano del Friuli, conta 271 pagine e presenta una veste tipografica di prim'ordine.

La mostra, sapientemente pensata e articolata da Marino De Grassi e Lucio Gregoretti, personaggi di rilievo nel mondo della ricerca storica isontina ed oltre, è stata un'occasione conoscitiva di notevole rilevanza, sia sotto l'ampio aspetto culturale, che di approfondimento delle complesse vicende che hanno segnato il divenire nel tempo di questo ambito posto al confine orientale dell'Italia, tra il fiume Isonzo, il mare e le pendici del Carso.

È auspicabile che la mostra, per la sua valenza storico-cuturale e di divulgazione, resti aperta ben oltre la data del 18 ottobre prossimo.

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