Una Cervignano sconosciuta come non l’abbiamo mai vista prima: l’Associazione “Cervignano Nostra” e il Gruppo Alpini “Vittorio Tomaselli” hanno presentato, nella ricorrenza del Centenario della Prima Guerra Mondiale, una mappa inedita di Cervignano del 1916, tratta dall’originale conservato nel Fondo della Terza Armata a Roma. Essa è di grande interesse per la storia della Bassa friulana perché rivela, per la prima volta, la straordinaria importanza strategica di Cervignano durante gli anni del primo conflitto mondiale.
È ben noto che Cervignano ospitò, nella villa Bresciani, il Comando della Terza Armata. Non si sapeva, invece, che l’abitato fu trasformato in una vera e propria cittadella di comando e di strutture logistiche, al servizio dell’imponente armata del Carso. Accanto al Comando della Terza Armata, nella villa Attems Bresciani, e alla Casa del Vate, di Pietro Sarcinelli, si insediò tutta una serie di comandi, fra cui anche il Comando superiore di Marina, oltre a battaglioni, ospedali, ospedaletti, locali contumaciali e presidi. In tutto 53 siti militari, che trasformarono Cervignano in un nodo logistico strategico nello smistamento di materiali, mezzi e uomini verso le prime linee del Carso.
In aggiunta a una popolazione di circa 3.000 civili, giunsero a Cervignano almeno 5.000 militari, fra soldati e borghesi militarizzati, reclutati nelle regioni centromeridionali. In particolare l’arrivo dell’esercito italiano invertì completamente il rapporto tra la popolazione militare e quella civile, mutando così la fisionomia di Cervignano e sconvolgendo abitudini e relazioni sociali. Il potenziamento della macchina bellica e dell’assistenza sanitaria ai militari comportò l’installazione di molti presidi: il Laboratorio di Artiglieria, il Magazzino Avanzato di Artiglieria, un Pronto Soccorso, due Laboratori Batteriologici-Chimici diretti dal professor Efisio Mameli, sette Ospedali da Campo e un reparto autonomo di Lanciafiamme.
Il Comando Tappa era il cuore pulsante di Cervignano in quel periodo, dato che provvedeva all’avviamento dei drappelli e degli ufficiali, all’internamento dei prigionieri di guerra, alla requisizione degli alloggi, alla distribuzione del ghiaccio agli ospedali, alla mungitura delle vacche, al rilascio dei permessi alle levatrici. Inoltre ogni persona che entrava in paese aveva l’obbligo di accedervi per la registrazione.
Le attività di polizia militare, di presidio e di sicurezza erano svolte dalla Regia Finanza, in collaborazione con la locale sezione dei Carabinieri Reali e della Milizia Territoriale. Infatti, in tutte le “Terre irredente” vennero istituiti dei reparti territoriali della Regia Finanza, fra cui le brigate di Condino, Borgo Valsugana, Fiera di Primiero, Cortina d’Ampezzo e le tenenze di Ala, Caporetto, Cormòns, e, appunto, di Cervignano. Inoltre le esigenze belliche comportarono l’apertura di speciali Tribunali di Guerra presso i comandi di Corpo d’Armata, che oltre al Tribunale Supremo, contemplavano dodici Tribunali Militari, fra cui Cervignano, nonché quattro Tribunali Marittimi.
Come se non bastasse, la necessità di garantire la sicurezza nazionale comportò l’applicazione della censura postale su tutta la posta trasmessa dai militari e dalla popolazione civile, cosicché a Cervignano sorsero due distinti uffici postali: per la posta civile, presso l’odierna Caserma dei Carabinieri, e per la posta militare presso la casa Fattor del porto. In una circolare datata 14 gennaio 1916 e firmata dal Sotto Capo di Stato Maggiore del Regio Esercito, Carlo Porro, si sottolineava il divieto di fornire fotografie delle zone di guerra a giornali e riviste. Peraltro, a fronte della crescente necessità di documentare le imprese belliche, emergeva la potenzialità della fotografia quale mezzo di propaganda di facile comprensione, molto più efficace delle colonne scritte dei giornali.
Fu per questo motivo che il Regio Esercito Italiano si adoperò per la creazione di tre squadre fotografi che, fra cui quella di Cervignano del capitano Lancellotti, dedicate alla raccolta di materiale fotografi co delle zone di guerra. Cervignano era al sicuro dal fuoco nemico (almeno fino al maggio del 1917), distando circa 18 km dalle prime linee del Carso e tale posizione favorì la nascita di un’economia spicciola legata al divertimento e allo svago delle truppe: per i soldati la cittadina rappresentava un momento di riposo dalle terribili esperienze vissute sul campo di battaglia, mettendo a loro disposizione numerose osterie, cantine e almeno due case chiuse, anch’esse nate in seguito agli stravolgimenti determinati dalla guerra.
Il faro organizzativo era la Terza Armata, che d’allora fu citata a modello come l’organismo più sano e rigoglioso dell’esercito: salda e tenace nella difesa, ardita e pronta nell’offesa, immune da ogni contagio. Le sanguinose battaglie combattute sull’Isonzo e sul Carso nel 1916 avevano confermato, alla luce di fatti gloriosi e decisivi, che la Terza Armata era degna della sua fama.
Queste le premesse del mio speciale viaggio storico-culturale: una griglia appositamente studiata, che permette di individuare, nell’odierna realtà urbana di Cervignano, le sedi segnalate nella mappa.
La scuola elementare Riccardo Pitteri (scuola di via Roma), costruita nel 1908 dagli austriaci in occasione del sessantesimo anno di Regno dell’imperatore d’Austria, ospitava l’Ospedale da Campo n. 037 da 150 posti; l’ex casa Tomadini di via Trieste (oggi l’area della Cooperativa compresa fra via Roma e via Trieste) dava accoglienza all’Ospedale da Campo n. 032; la Casa Gori di via Stazione alloggiava l’altra sezione dell’Ospedale n. 032; la fornace del sig. Pietro Sarcinelli sulla riva ponente dell’Ausa conteneva l’Ospedale da Campo n. 057 e il XIV Battaglione della Regia Finanza; infine il pastificio Mulinaris (nel sito dove oggi si trova la scuola media Giovanni Randaccio) fu trasformato nell’Ospedale da Campo n. 237.
Quest’ultimo, con i suoi quattrocento posti, nelle immediate vicinanze della strada per Udine e della ferrovia Trieste-Venezia, era il più grande di Cervignano. Organizzato intorno al primo reparto chirurgico, comprendeva i reparti di medicina, di otorino-laringoiatria, di stomatoiatria, oltre al reparto ufficiali e al reparto civile Duchessa Elena d’Aosta. Fuori dalla mappa, nei Comuni di Muscoli, Strassoldo, Pradiziolo e Scodovacca, si trovavano gli Ospedali da Campo n. 015, n. 048, n.012 e n. 216.
Proseguendo il percorso storico, si scopre che la Casa Peressin di via Gorizia ospitava il laboratorio di Artiglieria, che oltre a contenere un’infinità di ricambi e ogni genere di munizioni, riparava ben 150 fucili al giorno. Poco distante, negli ex Mulini Variola, si trovava il magazzino Avanzato di Artiglieria, che raccoglieva tutte le artiglierie pesanti e leggere del Carso, pronte a essere revisionate nel contiguo Laboratorio di Artiglieria.
Lungo via Trieste, vicino al Comando della Terza Armata, si trovava il Comando Superiore di Marina che rese possibile il potenziamento del porto sull’Ausa, permettendo di metterlo in comunicazione con la laguna e la litoranea veneta. Qualche metro più in là, nell’attuale Casa Blasutig Tolloi, si trovava l’Ufficio Informazioni della Terza Armata – quasi un moderno punto di accoglienza – che aveva il compito di fornire informazioni ai forestieri. Corrado Zoli nel suo libro “Emanuele Filiberto di Savoia” lo descrive così: “Erano cinque o sei stanzette intercomunicanti, perfette ghiacciaie d’inverno, forni perfetti in estate”.
Lungo via Stazione si trovava lo scalo ferroviario che, dall’inizio del conflitto, assunse un ruolo di primo piano nello smistamento di materiali e mezzi verso le prime linee del Carso. Centinaia di carrozze, pianali e vagoni merci permettevano il trasporto di cannoni di grosso calibro, mentre tradotte e treni-ospedale garantivano l’evacuazione dei feriti. Presso la Stazione ferroviaria di Cervignano erano stati collocati il Comando Militare Stazione, il Pronto Soccorso (“chalet alla stazione”), il Magazzino del Genio d’Intendenza, nonché il Deposito Carburanti. Può apparire sorprendente scoprire che, presso lo “chalet alla stazione”, offrivano l’assistenza sanitaria due crocerossine inglesi, Edith Teresa Hulton e la signora Watkins.
Degni di segnalazione anche i seguenti servizi situati in vari edifici: Telegrafo Militare, oggi Casa Piva in piazza Libertà; Telegrafo Civile, oggi Casa Scudicio in via Udine; Deposito Pelli, (edificio non più esistente), baracca provvisoria dei Pompieri, dei Comandi Presidio e del Genio di via Roma.
Altro dato significativo di quel periodo è ricavabile dai numeri delle sepolture: dall’inizio del conflitto al luglio 1917, a Cervignano furono sepolti, nel Camposanto di via Aquileia, 598 soldati, dei quali 573 italiani e 25 austroungarici, mentre negli anni successivi, furono tumulati nel cimitero della Cibina (gli attuali spazi della Caserma III Armata) 297 soldati, dei quali 130 italiani, 141 austroungarici, 13 russi e 13 ignoti.
Infine è bene ricordare le personalità che maggiormente diedero lustro a Cervignano in quel periodo:
“SAR – Sua Altezza Reale” Emanuele Filiberto di Savoia, comandante della Terza Armata che visse a lungo nella villa Antonelli (gli attuali spazi della Casa di Riposo Valentino Sarcinelli) e che fu forse il migliore comandante della guerra, affidabile cortese, signorile, imperturbabile. Anch’egli partecipava alla vita locale di Cervignano e guidò gli assalti dei suoi uomini nelle battaglie dell’Isonzo. I nostri nonni ricordano il duca buono girare senza scorta per le vie di Cervignano e intrattenersi in lunghi sproloqui con la popolazione locale. Nutriva la sensazione di essere un cittadino esemplare.
Gabriele D’Annunzio, che alloggiò nella Casa Sarcinelli d al 1 915 a l 1 917, nei pressi del porto sull’Ausa, prese parte a diverse azioni militari, fra cui quella del Timavo, il volo su Vienna e la famosa impresa fiumana. I biografi lo definirono “Genio e sregolatezza”, uomo caratterizzato da molte contraddizioni e innumerevoli amanti: si ritiene che, nel periodo cervignanese, abbia avuto una relazione appassionata con la bella signorina Zanutich, maestra delle scuole elementari di Cervignano.
Enrico Toti che, alla fi ne del giugno 1915, mutilato di una gamba, entrò a Cervignano fra lo stupore generale, dichiarando di voler essere il primo italiano a piantare il tricolore sul colle di San Giusto a Trieste.
Nazario Sauro, ufficiale della marina austriaca, irredentista giustiziato nel 1916 dalle autorità austroungariche, che, già prima dello scoppio della Grande Guerra, frequentava l’albergo Angelo d’Oro di Cervignano.
Ettore Ximenes, grande scultore e pittore, ospite di Pietro Sarcinelli, che con i suoi colpi da scalpellino realizzò l’Angelo della Carità, oggi visibile nel Cimitero degli Eroi di Aquileia.
Ed eccoci arrivati alla fine di questo viaggio con l’augurio che la mappa del 1916 possa fungere da guida sia per consentire ai cervignanesi di riscoprire la storia della propria città, sia per lanciare un’offerta turistica idonea ad attirare tutti gli appassionati della Grande Guerra.
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