Un giardino per Marisa Madieri

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redazione

8 Maggio 2014
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Oggi l’intitolazione a Trieste

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Il giardino di via Bernardo Benussi a Trieste è stato intitolato alla scrittrice Marisa Madieri. La cerimonia si è tenuta stamane, alla presenza del professor Claudio Magris con il figlio Paolo e la sorella di Marisa Madieri, signora Lucina, e di numerosi amici, tra cui il professor Elvio Guagnini.

Con la cerimonia di oggi, il Comune di Trieste ha avviato la prima delle intitolazioni di giardini (finora avevano riguardato in prevalenza le vie) a persone che hanno lasciato una traccia significativa per la collettività nella nostra città. Iniziando rendendo omaggio a una ‘donna di grande valore’.

Su proposta della VII Circoscrizione e poi con una mozione approvata a larga maggioranza dal Consiglio comunale, l’intitolazione del giardino di via Benussi a Marisa Madieri, moglie di Claudio Magris, inaugura un nuovo corso proprio in quei luoghi più frequentati e amati dalla gente, dove bambini, famiglie, anziani e persone sole, amici, sono soliti ritrovarsi, giocare o cercare un po’ di tranquillità. Una scelta, quella dei giardini, condivisa da tutti.

“Una scelta in armonia con lo spirito di Marisa – ha dichiarato il professor Guagnini – che era sempre interessata ai personaggi che popolano posti come questo e vicina alla gente. Lei era una persona solare, attenta e sensibile, con uno spiccato senso di ironia”.

Claudio Magris, emozionato ma entusiasta: “Questa è un po’ una favola. Quando Marisa è arrivata a Trieste era stata l’accoglienza ad averla colpita, come descrive in un passo di Verde acqua: «… guarda la città e la sente sua. Si sente a casa. Da un fatto individuale, nasce lo spirito collettivo»”.

Marisa Madieri (Fiume 8 maggio 1938 – Trieste 9 agosto 1996) studiò lingue e letterature straniere a Firenze, dove conobbe lo scrittore Claudio Magris, che sposò e da cui ebbe due figli, Francesco e Paolo. Conseguì anche il brevetto di pilota aereo e svolse opera di volontariato per il Centro di aiuto alla vita. Nel suo primo libro “Verde acqua” (Einaudi 1987) ha narrato l’esodo di Fiume, l’identità di questa città e altri fatti legati alla sua infanzia e adolescenza, in cui la memoria è anche ricerca delle proprie radici. Ha scritto poi altri racconti, tra cui uno in forma di parabola, “La radura” (Einaudi 1992, ripubblicato per le stesse edizioni in un unico volume insieme a “Verde acqua” nel 1998). È considerata una delle voci narranti più limpide delle vicende dell’esodo istriano.

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