Streaming di qualità per battere la pirateria

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redazione

28 Dicembre 2017
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Le nuove tendenze online

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La pirateria digitale è sempre stato uno dei principali temi (e problemi) che emergono quando si parla di produzioni video, e ancora oggi si stimano miliardi di infrazioni ogni anno relative a chi distribuisce e guarda in maniera illegale contenuti audiovisivifilm e serie Tv su tutti. Eppure, qualcosa sta cambiando, grazie anche all'entrata in scena delle nuove piattaforme.

I numeri della pirateria. A fare il punto sulla situazione è stato il convegno “Everything you always wanted to know about distribution but you were too afraid to ask: piracy”, organizzato a Roma in occasione del Mercato Internazionale dell’audiovisivo; nel corso della giornata di incontri e dibattiti, i rappresentanti della Muso – una società britannica che si occupa per l'appunto di lotta alla pirateria – hanno fornito alcune stime  sul fenomeno, che lasciano ben sperare sul futuro dello streaming legale.

Un miliardo di visite “illegali” in Italia. I dati nel complesso continuano a essere allarmanti: in tutto il 2016 sono state registrate oltre 191 miliardi di visite a siti pirata e, a livello mondiale, si calcola che un quarto della banda Internet sia utilizzato proprio da attività di pirateria. Più in dettaglio, per 57,1 miliardi di volte qualcuno nel mondo ha visto un film piratato, scegliendo lo streaming (e non in download) nel 65% dei casi; soltanto in Italia, le visioni illegali di film online sono state 1 miliardo, mentre in Francia si sale addirittura a 2,4 miliardi. L’importo economico della pirateria nel 2016 è stato di 686 milioni di euro, con più della metà dei film messa in maniera illegale online già nei primi tre giorni di vita in sala, mentre il 77% è arrivato online entro la prima settimana di programmazione.

Tendenza in calo? Come dicevamo, però, il quadro non è nero o, almeno, non lo è completamente: è sempre la Muso a sottolineare come da marzo a luglio 2017 proprio in Italia sia calato del 20% il dato delle visite ai siti pirata, passate da 20 miliardi a 16,4 miliardi. Certo, si calcola che quasi 4 adulti italiani su 10 abbiano piratato almeno una volta un film, una serie o uno show e che il 51% degli under 15 usufruisca in maniera illegale di contenuti audiovisivi, ma la strategia di contrasto alla pirateria sta dando i suoi frutti.

Anche la qualità dei contenuti batte la pirateria. Le linee fondamentali di contrasto finora sono state tre: azione legislativa, politiche di educazione e incremento dell’offerta legale; non è sufficiente bloccare i siti pirata, infatti, quanto piuttosto spingere gli utenti a scegliere la legalità, migliorando anche i contenuti. La chiave sta nel creare prodotti di qualità e nell'offrire un servizio quanto più possibile completo, così da indurre gli utenti ad abbonarsi e abbandonare i siti pirata. L'esempio principe è quello di Netflix, che è stato seguito anche da Amazon Prime, TimVision, Hulu e dagli altri operatori internazionali, e a ben vedere il proliferare dell'offerta può avere un solo aspetto parzialmente negativo, ovvero la difficoltà di ritrovare a colpo sicuro un film o una serie Tv nel panorama online.

Oltre 500 servizi di distribuzione legale online. A rispondere a questo problema è un progetto made in Italy, filmamo.it, che rappresenta il primo motore di ricerca dei contenuti video legali presenti in tutta la Rete: navigando tra le categorie (come “action e adventure”, “crime” o “dramma”) si possono visualizzare tutti i titoli online, con rimando immediato al canale su cui guardare la serie o il film di proprio interesse. 

L'esempio di Netflix. Oggi infatti esistono al mondo quasi 500 servizi legali di distribuzione online, e senza la giusta guida il rischio è di “perdersi”. Più in generale, Netflix insegna anche che è possibile battere la pirateria e continuare a incrementare i propri bilanci: un giornalista di Bloomberg ha rivelato come l'anno scorso in Nord America il traffico in download derivante da BitTorrent abbia raggiunto un picco del 1,73%, una quota inferiore del 60% rispetto al 2003. Al contrario, la piattaforma di Reed Hastings è responsabile di circa il 35,15% del traffico, ribaltando dunque le precedenti performance di consumo di banda legata allo streaming video. 

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