Renata Ballarin assieme al compagno Roberto
Le vite di Renata Ballarin sembrano non finire mai. In continua evoluzione come la sua passione per il bello la passione per la condivisione di esperienze arricchenti.
Nata e cresciuta nel “Quadrilatero” di Torviscosa, ha completato gli studi tra Cervignano e Trieste, prima di avviare la sua carriera nel mondo del marketing. Le esperienze prima alla Nestlé e poi alla Stock (è tra le ideatrici della famosa campagna del Limoncè: Chi c’é c’è chi non c’é non c’é…), fino alla Direzione del Consorzio Promosedia a Manzano.
Ma cresce in lei la necessità di intraprendere nuove strade. Sbarca in Florida, a Pensacola, per trascorrere un anno sabbatico aiutando una sua amica inglese nella gestione di una scuola.
L’amica però deve trasferirsi in Kenya per lavoro e così Renata un giorno decide di andare a trovarla.
Anno 2009 per la precisione.
«Un Paese che non avevo mai preso in considerazione nemmeno per una vacanza. Invece il posto mi è piaciuto e sono stata colpita dal “bisogno”. Ho così deciso di fermarmi per gestire delle attività senza scopo di lucro a supporto di donne sole con bambini».
Poi l’incontro che ha cambiato tutto.
«Nel 2010 ho conosciuto Roberto, milanese in Kenya dagli anni ’90, che aveva una società di importazione e distribuzione di prodotti italiani e un ristorante. Ho iniziato aiutandolo con l’organizzazione della sua attività poi, conoscendoci, siamo diventati partner nel lavoro e nella vita».
In questi anni come si è evoluta la vostra attività?
«La società è oggi riconosciuta come una delle più solide e affidabili realtà di importazione e distribuzione di prodotti alimentari, vino e attrezzature dall’Italia. Ci proponiamo non solo come fornitori ma anche come consulenti per tutti coloro che vogliono iniziare o continuare un’attività nell’ambito della ristorazione italiana o, comunque, mediterranea. Crediamo fortemente nel valore del Made in Italy e nell’importanza dell’autenticità e della qualità dei prodotti. Oggi io e Roberto gestiamo diverse nostre aziende che operano per la diffusione della cucina italiana e dello stile e cultura italiani».
La Gourmet Master Ltd ha sede sia a Mombasa che a Nairobi.
«Ci occupiamo dell’importazione di prodotti alimentari, vino e attrezzature per le cucine dei ristoranti che distribuiamo con mezzi nostri: da Mombasa ai locali, alberghi e negozi della costa (Malindi, Watamu, Lamu, Diani); da Nairobi a tutti i punti vendita della capitale e dell’entroterra. Abbiamo contatti con molte aziende italiane, cerchiamo il rapporto diretto con i produttori, visitiamo le più importanti fiere di settore in Italia e non solo per essere aggiornati sui nuovi prodotti e per incontrare nuovi fornitori: siamo considerati tra i grandi buyer internazionali».
Un lavoro attento e meticoloso.
«Cerchiamo di fornire un servizio e non solo un prodotto: ad esempio per la pizza importiamo farine specifiche, tutti gli ingredienti ma anche i forni a legna preassemblati e tutti gli accessori. Abbiamo formato il personale locale per dare supporto ai nostri clienti sia per la costruzione e l’allestimento del forno a legna sia per la formazione di chi poi il forno lo deve usare. Abbiamo ragazzi che sono dei veri pizzaioli in grado di
trasferire la conoscenza del fare pizza all’italiana con le mani e prodotti autentici. La formazione del personale permette a uomini e donne del luogo di avere un lavoro e poter sostenere la propria famiglia. Cerco sempre di impiegare ragazzi e ragazze giovani senza esperienza, iniziano come garzoni ma poi imparano i diversi mestieri. Nelle diverse società abbiamo 95 dipendenti kenyani».
I prodotti sono realmente sempre italiani?
«Con Gourmet Master importiamo container via mare per vino, pasta, riso, pomodori pelati, farina, olio di oliva, mentre via aerea arrivano settimanalmente forme di Parmigiano reggiano, Grana padano, salumi e formaggi di ogni genere. Siamo gli unici a importare mozzarella e burrata di Bufala, tartufo fresco e carne di scottona. Questi prodotti di qualità vengono venduti ma anche utilizzati nel nostro ristorante pizzeria a Mombasa».
Il Roberto’s Restaurant & Pizzeria…
«Un locale da 150 coperti, aperto 7 giorni su 7, un menu ampio di piatti che rispecchiamo l’autentica tradizione italiana, a oggi gestito sotto la nostra direzione esclusivamente da personale kenyano che è stato formato da Roberto e cresciuto nella nostra cucina, nel nostro bar, nella nostra gelateria. Parecchi sono con noi dal 2010, altri se ne sono andati e hanno trovato comunque un lavoro presso attività diverse. È una soddisfazione vedere che le persone crescono, imparano e apprezzano la cultura italiana. Nel nostro ristorante tutto viene rigorosamente preparato rispettando le ricette tradizionali e l’origine degli ingredienti».
La clientela apprezza l’autenticità dei sapori italiani?
«Non è facile operare in un paese come il Kenya, dove convivono culture e religioni diverse che, di fatto, vanno anche a intaccare ciò che si mette sul tavolo. L’obiettivo che abbiamo sempre è il rispetto di tutti ma soprattutto della nostra tradizione: quindi pochi compromessi nel nostro menu. Quando entri da noi, entri perché vuoi un’esperienza italiana».
Determinati tanto da veicolare i prodotti italiani non solo nel vostro locale…
«Abbiamo raggiunto un’ampia distribuzione dei prodotti che importiamo ma non c’era nessuno che avesse un vero negozio italiano, un punto dove trovare tutto l’assortimento: dai detersivi alla pasta, dai formaggi ai salumi, passando per olio di oliva, biscotti, cioccolata, marmellata… Abbiamo pensato che Roberto’s poteva e doveva farlo. A fine 2024 è così nato Roberto’s Market a Mombasa e, dallo scorso aprile, anche a Nairobi».
In cosa consiste?
«Il format del vecchio negozio di quartiere, oggi in Italia direi quasi sparito, apre alla cultura italiana in Kenya. Scaffali pieni di ogni prodotto di qualità, un bancone refrigerato per i salumi da affettare al momento, un vasto assortimento di formaggi, di olive che Roberto si diverte a condire con passione e un grande tavolo dove chi lo desidera può degustare un tagliere o un panino. Non sandwich!»
Qualità che le persone comprendono?
«È indispensabile la formazione, il trasferimento della nostra splendida cultura e passione per il bello, per il buono e soprattutto della condivisione. Ecco allora che si organizzano serate di degustazione vini accompagnate da buon cibo della nostra tradizione italiana. Serate di degustazione tra “amici” in un clima informale ma formativo, degustando e imparando ad apprezzare il vino italiano, la sua storia e cultura. Il caffè e il vino sono il legante del nostro star bene in compagnia attorno a una tavola imbandita e in un punto vendita italiano non possono mancare. All’interno del market c’è una zona dedicata al caffe espresso, con un’ampia selezione di caffè in capsula, cialda, grani e polvere accanto alle Moka e macchine da casa e professionali per l’espresso. E una zona dedicata a vini e liquori italiani – Roberto’s Cellar – dove sono esposte circa 1.700 etichette di diverse tipologie e da quasi tutte le regioni per capire e conoscere i profumi, gli aromi e le diversità territoriali della nostra bella Italia».
Una visione che ha stregato anche le autorità.
«Proprio durante l’inaugurazione del punto vendita di Nairobi, l’ambasciatore italiano in Kenya, Roberto Natali, mi ha sorpreso con il conferimento dell’onorificenza di Cavaliere della Stella d’Italia, firmata dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: un onore che corona una scelta di vita fatta 15 anni fa, volta a inseguire non la carriera ma la passione e l’interesse del lavoro verso un obiettivo più ampio. Nella motivazione c’è scritto: “Esempio brillante di donna imprenditrice e figura di riferimento nell’ambito dell’internazionalizzazione delle eccellenze italiane, Renata Ballarin continua a innovare e a investire con passione, diventando un modello di leadership femminile, resilienza e visione strategica”».
Il Kenya è per lei la nuova casa. Qual è il suo rapporto con il Friuli?
«Qui ho trovato un ambiente dinamico, fertile per fare impresa, e una popolazione multietnica che mi ha aiutata e che ho avuto il piacere di aiutare a mia volta. Vivere in Kenya mi ha insegnato il valore della pazienza, del lavoro condiviso e mi ha fatto apprezzare ancora di più l’opportunità di essere nata in Italia, dove crescere è stato certamente più semplice. Il Friuli resta nel cuore. È la mia terra, le mie radici, la mia identità. Torno appena posso anche perché conservo e coltivo un legame profondo con la mia famiglia e con gli amici di sempre. È una parte di me che non cambia, anche se il mio presente è in Kenya».
Cosa le manca del Friuli?
«Mi manca la stagionalità vera e quel senso di appartenenza alla comunità che si respira nei piccoli paesi, dove tutti si conoscono. Mi manca il calore delle relazioni quotidiane, uscire a piedi, fare la spesa, incontrare qualcuno per caso e fermarsi per un caffè in compagnia».
A livello di rapporti umani, quali sono le differenze e le similitudini tra Friuli e Kenya?
«In Friuli i rapporti sono più riservati, ma profondi: ci vuole tempo per creare un legame, ma quando nasce è autentico e duraturo. In Kenya, invece, si incontrano persone con background culturali e familiari molto diversi. Non sempre è facile andare oltre una conoscenza superficiale, ma esiste una grande ricchezza umana. Qui convivono comunità provenienti da ogni parte del mondo, culture diverse che hanno imparato a rispettarsi e a convivere».