Patrimonio del futuro

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Margherita Reguitti

2 Agosto 2016
Reading Time: 4 minutes

Parco Basaglia

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Franco Basaglia, l’uomo che cambiò il corso della psichiatria in Italia e nel mondo, aveva fatto cancellare la scritta “Ospedale psichiatrico provinciale” sulla facciata della palazzina direzionale del manicomio che venne chiamato a dirigere a Gorizia. Quella che vediamo oggi è un falso storico, nata da esigenze cinematografiche quando nel 2009 qui fu allestito il set de “La Città dei matti”, ricorda un operatore storico del Dipartimento di salute mentale dall’AAS2 – Azienda Sanitaria Bassa Friulana Isontina.

Una presenza ingombrante l’ex Ospedale psichiatrico provinciale (OPP) di Gorizia, luogo nato sotto l’Impero austroungarico per segregare divenne, grazie allo psichiatra veneziano e alla sua équipe simbolo di possibile libertà, restituzione della dignità di essere umano a uomini e donne incatenati, reclusi e privati di identità, segregati, ridotti a numeri e a mere diagnosi.

Un’oasi il parco Basaglia, varcato il portale d’accesso si respira in ogni stagione un’atmosfera intensa e intima, fra alberi secolari, prati che conducono alle diverse palazzine, spazi di pace ora dopo tanto dolore e avvenimenti tumultuosi. Costruito all’inizio del ‘900 ai margini della città verso il contado, si è trovato, dopo la Seconda guerra mondiale, a essere proprio sul confine della cortina di ferro fra Italia e Jugoslavia. Il muro di cinta a est era la linea di separazione fra due mondi.

Dopo la chiusura dei manicomi, la città di Gorizia lo ha rimosso: un passato ingombrante col quale era difficile fare i conti. Non tutti i goriziani lo hanno voluto dimenticare: molti sono i volontari, oltre al personale medico, infermieristico e amministrativo della AAS2, che vi fanno attività, ma in generale la città non lo considera un luogo da citare e frequentare. Ora però pare giunto il tempo di voltare pagina e di riconoscere al comprensorio quel ruolo di centralità nello sviluppo di un futuro possibile, attingendo alle sue potenzialità di giacimento culturale per costruire una rigenerazione urbana al servizio della città di Gorizia e dell’area GECTGO (Gruppo Europeo di Cooperazione Territoriale), fra Italia e Slovenia.

Prima fra tutte le istituzioni a credere in questa svolta l’AAS2, per voce del direttore Giovanni Pilati, definisce il Parco Basaglia una risorsa per la città: «In tal senso sono già previsti interventi edilizi per finalità assistenziali e direzionali, sostenuti dalla Regione», ha dichiarato il vertice dell’azienda. Ormai la nuova sede del Centro di Salute Mentale nella palazzina ex cucine. Gli interventi, costati oltre 2 milioni di euro, hanno avuto un iter lungo e accidentato, ma alla fine il lavoro è compiuto. «La disponibilità di questi spazi – ricorda Franco Perazza, direttore del Dipartimento di salute mentale – ci permetterà di spostarvi anche uffici e servizi oggi nella palazzina direzionale, dove Basaglia aveva il suo ufficio. Una volta svuotato l’edificio potranno iniziare, con procedura di urgenza, le gare per redigere un progetto di ristrutturazione e successivamente iniziare i lavori di restauro».

Al momento vi è un finanziamento regionale di oltre un milione e 400 mila euro ma altri fondi arriveranno. «Le cose – prosegue Perazza – stanno finalmente cambiando; non si parla più di progetti ma di sostegno a politiche di salute mentale sul territorio vasto che comprende Italia e Slovenia. In questo senso stiamo già da tempo collaborando con i colleghi sloveni che ritengono il nostro sistema di assistenza alla persona nel suo contesto familiare un esempio da seguire». Gli psichiatri sloveni che operano a Nova Gorica verranno formati in Friuli Venezia Giulia e un giorno le persone con disturbo mentale slovene verranno curate da équipe integrate italiane-slovene.

Lo scorso mese di maggio, nell’ambito della rassegna èStoria a Gorizia, è stata allestita una mostra promossa dall’AAS2 assieme, tra gli altri, alla Provincia di Gorizia, all’Università di Trieste – Dipartimento di Ingegneria e Architettura e alla Cooperativa sociale Arcobaleno onlus. Esposti nel Trgoski dom di corso Verdi, sotto uno striscione da 9 metri che gridava il titolo “La libertà è terapeutica”, plastici e planimetrie di possibili scenari architettonici all’interno del parco, realizzati dagli studenti di Architettura. Progetti per un futuro accanto a una sezione dedica alla memoria. Esposto infatti per la prima volta quanto resta dell’archivio dell’ex OPP dal 1933 al 1978. Documenti, cartelle cliniche, fotografie, schede personali ritrovati nelle cantine del complesso, salvati dal degrado e dalla distruzione grazie a finanziamenti e borse di studio per persone svantaggiate. Un patrimonio documentale salvo e un primo “catalogo di consistenza”, il prossimo passo sarà un vero e proprio inventario che lo renderà poi disponibile per la consultazione da parte di storici e studiosi.

«Il parco Basaglia – conclude il dottor Perazza – è un patrimonio di natura e memoria a vantaggio di questo territorio di cultura italiana e slovena, che sarà nel futuro una realtà di cura del disturbo mentale, scegliendo di includere chi ne soffre, garantendo libertà e uguaglianza in un tessuto di solidarietà e di opportunità perché tutti possano realizzare un loro progetto di vita».

Un progetto ambizioso che parte da lontano: dal 1961, quando Basaglia arrivò a Gorizia con la moglie Franca Ongaro e i figli: osservando cosa significasse manicomio, decise che quei luoghi non si potevano riformare, ma solo distruggere.

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