Mustang: l’antico regno proibito

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Tra i distretti più remoti dell’«ultimo Tibet», opera da vent’anni una onlus friulana attiva in progetti di inclusione sociale nell’ambito scolastico per garantire un futuro migliore a migliaia di bambini nepalesi. Un viaggio nel tempo tra atmosfere medievali e solidarietà

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OPENLa delegazione di Friuli Mandi Nepal Mandi Namste in visita ad una scuola

La delegazione di Friuli Mandi Nepal Namastè in visita a una scuola

A pochi chilometri dal Tibet, incastonato nella catena himalayana, il Mustang – anche conosciuto come “L’ultimo Tibet” –, grazie ai suoi villaggi che conservano il fascino dell’antica cultura tibetana, costituisce uno dei distretti più remoti di tutto il Nepal.

Arrivarci è come affrontare un vero e proprio viaggio nel tempo.

Da qualche anno, tuttavia, l’isolamento non costituisce più un ostacolo insormontabile grazie alla costruzione della nuova strada per Lo Manthang (la capitale del suo antico Regno Proibito), tra Jomsom e il valico cinese di Kora La (4.600 m).

Di conseguenza le tradizioni e le condizioni di vita della popolazione stanno radicalmente cambiando.

Questa sterrata di 85 km, inaugurata nel 2013 e percorribile solo in jeep o mezzi 4×4, in un continuo saliscendi, tra frane e ponti dissestati, raggiunge come destinazione finale la frontiera cinese, per ora comunque interdetta ai viaggiatori.

Lo sviluppo, lungo il confine del Kora La, dove la Cina avrebbe costruito una città con strutture doganali, centri di quarantena, alloggi e aree di parcheggio, dimostrerebbe le ambizioni geopolitiche di Pechino a trarre profitto da questi territori.

Alcuni abitanti della zona sostengono infatti che la Cina stia invadendo man mano il territorio nepalese; di certo le forze di sicurezza di Xi Jinping stanno facendo pressione sui nepalesi di etnia tibetana affinché non mostrino immagini del Dalai Lama, il leader spirituale tibetano in esilio in India.

Il Mustang costituisce un microcosmo della catena himalayana, che si insinua in profondità nell’altopiano tibetano ed è chiuso a sud dalle grandi e maestose vette dell’Annapurna (8.091 m) e del Dhalaugiri (8.167 m). Una vallata, quest’ultima, accessibile fino al 2013 solo a piedi o a cavallo – con lunghi e faticosi percorsi di almeno 6 giorni (solo andata) – e tagliata dal fiume Kali Gandaki, affluente del Gange.

Questa meraviglia naturale, chiamata anche Andha Galchi, ha scolpito il suo percorso creando una spettacolare spaccatura geologica conosciuta come graben. Un viaggio che richiede pazienza, tempi lunghi e un buon spirito di adattamento, ma che gratifica con viste panoramiche impareggiabili sulle cime circostanti e sui numerosi monasteri tibetani dalla grande spiritualità.

Per molti alpinisti il Mustang rappresenta una meta leggendaria. Il primo tra gli italiani ad arrivarci fu il tibetologo Giuseppe Tucci, che lo attraversò nel 1952, descrivendolo poi nel suo ‘Tra giungle e pagode”.

Il regno di Mustang, o regno di Lo, nacque alla fine del Trecento e nei secoli successivi si sviluppò grazie alle rotte commerciali con la Cina. Nonostante il controllo imposto dal Nepal nel XVIII secolo, solo nel 2008, con la fine del regime monarchico nepalese, anche l’ultimo sovrano del Mustang, Jigme Dorje Palbar Bista (1930-2016) perse il suo titolo reale.

Oggi gli eredi della dinastia cercano di promuovere una “modernizzazione sostenibile” preservando l’identità millenaria dell’antico Regno.

a Katmandu
Una donna a Katmandu (ph. M. Tomaselli)

Katmandu

Siamo arrivati a in Nepal grazie alla Onlus Friuli Mandi Nepal Namasté (www.mandinamaste.net) e al suo vicepresidente Stefano Toscani: un’associazione con sede a Malborghetto – Valbruna, nata nel 2005 con lo scopo di favorire progetti di inclusione sociale nell’ambito scolastico per garantire un futuro migliore a migliaia di bambini nepalesi.

La storia di questo sodalizio è iniziata per caso dopo un trekking di un gruppo di amici, tutti ex alpini, appassionati viaggiatori che constatarono personalmente i forti disagi dei bambini nepalesi, dovuti soprattutto a povertà e soprusi. Fu così che queste ex penne nere costituirono Friuli Mandi Nepal Namasté.

L’associazione è riuscita così a dar corso a numerosi progetti a sostegno delle scuole locali, tra cui la realizzazione di orfanotrofi, scuole, case famiglie e collaborazioni con centri medici e di riabilitazione per giovani con disabilità. L’impegno del sodalizio non si è fermato nemmeno davanti al devastante sisma del 2015, che mise in ginocchio il Paese con oltre 9.000 morti e migliaia di edifici distrutti.

In quell’occasione l’Associazione intraprese un lavoro di ricostruzione, avviando diversi cantieri e organizzando raccolte fondi.

Il Tempio di Pashupatinath è il più importante tempio induista del Nepal. Si trova lungo il fiume Bagmati ed è consacrato al Dio Pashupati, manifestazione di Śiva. Il luogo è popolare soprattutto per le cerimonie funebri che si svolgono con i cadaveri che vengono cremati sulle pire prima della dispersione delle ceneri. Qui incontriamo Ånú giovane ragazza nepalese di un’eleganza sopraffina che insieme alla sorella ci propone di comprare delle collane.

Durbar Square

La Kumari di Katmandu, scelta tra le bambine fra i 3 e i 5 anni, è la divinità più venerata del Nepal.

Alla prima mestruazione torna mortale e l’energia femminile che governa l’universo passa a un’altra. Abbiamo modo di vederla alla finestra del cortile del Kumari Chowk.

Ma è fatto divieto di fotografarla. Si lascia ammirare senza mai guardare nessuno. Ed è un bene… Secondo la tradizione infatti ogni segno che potrebbe derivare dal suo volto non ha mai un’accezione positiva.

Con Gopal in arrivo a Pokhara
Michele Tomaselli con Gopal all’arrivo a Pokhara

Pokhara

Alle porte del Mustang, Pokhara è la terza città del Nepal, da visitare per il suo splendido lago Phewa. Ci arriviamo in aereo con la Yeti Airlines; qui siamo sempre più vicini ai colossi himalayani tanto che sembra di toccarli con mano.

Ci accompagna Gopal, sherpa d’alta quota che ha già salito il Dhaulagiri (8.167 m) e il Makalu (8.462 m). Ho l’impressione che questi ottomila del Nepal non sembrino essere poi così lontani dal Friuli grazie a Gopal che ogni anno trascorre 3 mesi al rifugio Marinelli, sopra Collina, nelle Alpi Carniche.

Da buon uomo di montagna, aiuta la gestrice Caterina Tamusin nella conduzione del rifugio. È stata proprio Caterina 20 anni fa, durante un suo viaggio a Katmandu, a convincerlo a lavorare da lei. E anche quest’anno ci tornerà. Gopal è cresciuto a Salleri, nel Solukhumbu, non lontano dal Monte Everest (8848 m) e grazie alle sue doti culinarie sa strabiliare ogni gruppo che accompagna.

Lo Manthang le mura. Dallalto dei tetti
Le mura di Lo Manthang, dall’alto dei tetti (ph. M. Tomaselli)

Il trekking nel Mustang

Dopo un altro viaggio aereo su un minuscolo velivolo dove scaramanticamente parlando ci facciamo il segno della croce, superiamo Jomsom e arriviamo a Ghami (3.510 m). Qui troviamo la possibilità di utilizzare il wi-fi.

Dopo pranzo andiamo al palazzo reale. Il chorten segna l’ingresso, si vede che è molto antico. Qui viveva fino a pochi anni fa la nipote del Re del Mustang. Visitiamo il Gompa, la collezione di antichi Thangka e le conchiglie sacre. Ci sono pezzi di artigianato davvero pregevoli. Ci raccontano della Ghami Solar School, scuola locale gestita dalla fondazione Pietro Taricone Onlus.

L’attrice Kasia Smutniak, con l’allora compagno Pietro Taricone, decise di visitare il Mustang. Ci vennero una volta sola, tanto bastò per innamorarsene, con la promessa di fare qualcosa di concreto per aiutare gli abitanti. In seguito alla tragica morte di Taricone nel 2010, Smutniak ritornò qui da sola con la figlia per costruire la scuola.

L’indomani, dall’alto dei 4.000 metri del passo di Lo, vediamo Lo Manthang (3.840 m), l’antica capitale del Mustang. Questa città fortificata, bastantemente risparmiata dal terremoto del 2015, è in mezzo alle dune di sabbia ed è circondata dai resti di antichi castelli. Appare dipinta da due colori: il rosso dei tre grandi monasteri e il bianco del palazzo reale. Traspare come una città magica, una favola d’oriente laddove il tempo si è fermato. Erano così le città nel Medioevo?

La bandiera friulana durante una visita a una scuola gestita da Friuli Nepal Mandi Namaste con Gopal
La bandiera friulana tra le mani di, da sinistra, Stefano Toscani, Alessia Vedovato, Punam Poudel, Lucia Fiumanò, Sapana Poudel, Michele Tomasaelli, Pralhad Bastola, accanto a Gopal

Le scuole

Concludiamo il viaggio visitando l’Istituto scolastico Pragati Patshala di Kurintar, a circa 4 ore da Katmandu, dove ci accolgono con una grande festa circa 180 bambini. Dal 2023 l’Onlus Friuli Mandi Nepal Namasté ne supporta l’attività, gestendo inoltre il progetto del vicino impianto di irrigazione.

Chiudiamo visitando la Phulchoki School a Bhadikel: completamente ristrutturata e oggi fiore all’occhiello con oltre 260 studenti, la Phenday Care children’s, struttura casa famiglia con oltre 25 bambini, e la Splendid Valley Community School di Palubari che ospita 300 alunni, suddivisi tra l’asilo, le elementari e le medie.

Tutte strutture finanziate dalla onlus friulana.

Anche per questo, mentre risuona l’inno di Mameli, lo sventolio della bandiera del Friuli rappresenta l’immagine perfetta di questo viaggio speciale.

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