Le poste nel Monfalconese

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Alberto Vittorio Spanghero

26 Febbraio 2020
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Dalla Serenissima a oggi

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Al tempo della Serenissima la Repubblica percepiva, oltre ai proventi dell’appalto dato alla compagnia dei corrieri veneti, anche il dazio su ogni lettera trasportata. L’utente, a seconda della destinazione, aveva la possibilità di scegliere tra le Poste di Vienna e quella dei corrieri veneti. Il trasporto della corrispondenza veniva fatto per mezzo della diligenza o di corrieri a cavallo. Il tragitto che più interessava il territorio era quello che da Trieste andava a Venezia via terra.

Aveva una lunghezza di 119 miglia venete, 207 km, e attraversava sedici stazioni di posta. Questo servizio riusciva a coprire una vasta area che comprendeva le città di Trieste, Gorizia, Palmanova, Pordenone, Treviso, Mestre e naturalmente Venezia. Venivano servite inoltre, Gradisca, Monfalcone, Codroipo, Udine, Sacile e Conegliano.

Tra il monfalconese e il goriziano uffici postali erano dislocati anche nei paesi di Sagrado, Romans, Visco e Nogaredo luogo dove si superava il torrente Torre al famoso “Passo” e dove era stato fissato il cambio dei cavalli. Alla fine del ’700, mentre a Gorizia c’era un “Supremo ufficio di posta”, cui facevano capo diverse località, venne aperta una nuova corsa postale tra Trieste e Venezia con la costruzione della nuova strada che dal Vallone risaliva a Doberdò e raggiungeva poi Sagrado. Questa strada fu ideata con l’intento precipuo di evitare che le merci che dalla Carinzia scendevano a Trieste potessero attraversare il territorio veneto di Monfalcone.

Ogni città o paese doveva provvedere alla manutenzione delle strade di maggiore importanza, per togliere, come si legge in una relazione dell’epoca “Li preacennati staloti letami et aquedoti immondi”. La ripartizione dei tratti stradali da mantenere puliti era calcolata in base alla popolazione e agli animali da tiro dei singoli comuni.

La tariffa postale veniva pagata dal destinatario e variava in proporzione della distanza e del peso della lettera. Nel 1806 funzionava un servizio di collegamento marittimo-fluviale tra Venezia e Trieste con le soste intermedie di Duino, San Canzian, Grado, Porto Nogaro, Lignano, Caorle, Iesolo e Venezia.

Non ci è dato di sapere se, oltre al trasporto delle merci e dei passeggeri, in questo servizio venissero trasportati anche plichi postali. Difficile stabilire una datazione che possa indicare l’apertura o quantomeno l’esistenza di un ufficio postale nel Monfalconese risalente al periodo veneto. Gran parte degli studiosi di storia postale però sono concordi nell’indicare l’anno 1809 come la data più probabile della presenza di un ufficio postale a Monfalcone con la comparsa di un timbro recante la dicitura “MONFALCON – ILLYRIE” a testimonianza che in quel periodo tutto il territorio faceva parte delle Province Illiriche di napoleonica memoria e Monfalcone era uno dei capi comune.

La situazione politica instabile del periodo napoleonico e il cambiamento continuo delle linee di confine fra Stati – il cui attraversamento era occasione di abusi da parte dei doganieri e dei postiglioni – erano spesso causa di incomprensioni e dissidi. Il susseguirsi delle guerre napoleoniche portò brevi interruzioni al servizio postale, che terminarono nel 1813, quando, con il ritorno dell’Austria, venne fatta una ristrutturazione generale del servizio stesso, che decretò la fine di parecchie stazioni di posta del periodo veneto.

Il Monfalconese nel 1823 entrò a far parte integrante della Contea di Gorizia e Gradisca. Da quella data incominciò un lungo periodo di prosperità e pace, interrotto bruscamente nel 1914 con lo scoppio della Prima guerra mondiale. Negli anni Trenta dell’Ottocento si iniziarono i lavori per la costruzione di una nuova imponente rete stradale e per il potenziamento di quella vecchia. Il servizio postale venne riorganizzato e diventò uno strumento pratico e utile per tutti i cittadini. La strada che collegava Trieste con Udine venne chiamata con il nome di “Triestina”, quando nel 1847 la diligenza impiegava 12 ore per coprire l’intero percorso, mentre il tratto Treviso, Udine e Gorizia continuò a chiamarsi “Maestra d’Italia”, che corrisponderebbe nella prima parte del suo percorso all’attuale Statale 13 Pontebbana.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Verso la metà del secolo la tariffa incominciò a essere pagata dallo speditore per mezzo del francobollo. Questa importante innovazione viene confermata a livello locale dalla presenza della lettera che il fonditore di Campane Sebastiano Broili di Udine spediva, via Monfalcone, “Al Molto Reverendo Capellano Curato di Turiacco” il 16 dicembre 1850, tuttora visibile in un archivio privato. Che le poste allora funzionassero davvero e non si trattasse solo di una diceria viene dimostrato dal fatto che la lettera in questione arrivò puntualmente a Monfalcone il giorno 17 dello stesso mese e probabilmente recapitata a Turriaco nel medesimo giorno.

Al posto delle amministrazioni postali superiori subentrarono nel 1850 le Direzioni postali, di tipo provinciale, dipendenti dal Ministero del commercio. La Direzione postale di Trieste comprendeva la Carniola e il Litorale con Gorizia e Gradisca. Al settore postale fu unito quello telegrafico e più tardi quello telefonico. Per questi servizi fu sempre competente l’ispettorato telegrafi co di Trieste. Gli organismi locali incaricati del servizio postale e telegrafico portavano le denominazioni di Ufficio Postale e Telegrafico. Negli uffici postali lavoravano impiegati pubblici mentre, per il settore telegrafico e non erariale il servizio era affidato a persone prive di rapporto con lo Stato.

Nel 1860 venne aperta la linea ferroviaria Trieste-Monfalcone-Gorizia-Cormons, alla quale nel 1894 venne allacciata la linea Monfalcone-Cervignano con la costruzione a Pieris di un ponte in ferro per l’attraversamento dell’Isonzo, che mise Trieste più direttamente in comunicazione con il Cervignanese e Grado. Alla costruzione di questo tratto ferroviario, lungo poco più di 18 km, seguì quella fra Cervignano in Austria e San Giorgio di Nogaro in Italia, che avvicinò di molto l’economia triestina a quella italiana. Il tutto richiese poi in tappe successive il completamento con una linea diretta Trieste-Venezia.

Il tratto Monfalcone-Cervignano, elaborato dagli ingegneri Giacomo Antonelli e Giulio Dreossi, e inaugurato il 10 giugno 1894, fu sovvenzionato con una prescrizione d’imposte a carattere privato fra i comuni del territorio interessati dall’opera per complessivi 22.349,89 fiorini.

L’intero capitale venne suddiviso in obbligazioni di 1.000 fiorini cadauna, che i Comuni interessati furono obbligati ad acquistare per rendere possibile la realizzazione dell’opera. Dopo la Grande Guerra il tratto della ferrovia privata “Friulana” venne confiscato dal governo italiano. Con l’apertura di queste due linee, tutto l’apparato postale si dovette adeguare alla nuova realtà con la spedizione dei dispacci non più per via stradale, ma quasi esclusivamente per via ferroviaria. Nelle stazioni ferroviarie di Monfalcone, Ronchi Nord e Sagrado veniva raccolta la corrispondenza da apposite cassette provenienti da tutta la Bisiacaria, che veniva poi smistata e timbrata nei vagoni postali in movimento appositamente attrezzati. In seguito questo servizio proseguì sulla tratta Monfalcone-Cervignano, dove la raccolta avveniva nelle stazioni di Ronchi Sud, Pieris, Villa Vicentina, Scodovacca, Cervignano, Aquileia-Belvedere e Grado.

Nel 1900 venne aperta una collettoria postale a Turriaco e nel 1903 un’altra a Begliano. L’incarico della raccolta e dell’inoltro della corrispondenza fi no al 1908, venne affidato a Gasparo Clemente di Turriaco che faceva anche l’agente per le Assicurazioni Generali. Successivamente tale incarico venne affidato a Giacomo Gregorin che lo ricoprì fino al 1912. In quell’anno, infatti venne aperto un ufficio postale anche a Turriaco. Il primo maestro di posta di Turriaco a tutti gli effetti fu la signorina Maria Ferluga con la qualifica di dirigente.

Con gli anni si formò una fitta rete di uffici postali che andava dalle grandi città ai piccoli centri rurali; questo fatto suggerì l’idea di affidare alla posta vari servizi bancari, quali i depositi a risparmio e i conti correnti, i pagamenti e la riscossione a distanza per mezzo dei vaglia postali. I collegamenti fra Stati vennero regolamentati da convenzioni internazionali. Questo fino all’inizio del XX secolo.

L’ufficio postale e telegrafico di Ronchi fu aperto nel 1870, quello di Pieris fu istituito nel 1885 con l’intento di servire anche i paesi di Turriaco, San Canzian e Papariano, mentre l’istituzione di quello di San Pier d’Isonzo, un tempo servito da quello di Sagrado, risale al 1898. L’ufficio postale di Fogliano fu attivo dal 1915, mentre quello di Staranzano lo era già dal 1913. Quello di Turriaco fu aperto tra il 1900 e il 1903 come collettoria (le collettorie postali venivano istituite in quei paesi dove il traffico postale era troppo modesto per giustificare l’apertura di un ufficio vero e proprio). Le collettorie, numerosissime il tutto lo Stato austriaco, venivano affidate a persone non di ruolo, ma di riconosciuta onestà solo dopo che queste avevano prestato giuramento di fedeltà allo Stato. Le collettorie avevano il compito di raccogliere la corrispondenza e portarla presso l’ufficio postale più vicino per la spedizione (riferimenti storici tratti da: Giorgio Cerasoli, Quando le poste funzionavano davvero, Il Territorio n° 14, e da Stefano Perini, Strade e Poste nel secolo XVIII... ALSA, Rivista storica della Bassa Friulana Orientale, n° 2, gennaio 1989).

Nel 1885 venne istituito per la prima volta a Turriaco il servizio di portalettere a piedi con partenza della gita dall’ufficio postale di Pieris. A ricoprire questo incarico venne assunto Luigi Spanghero in qualità di Agente Distributore delle Poste Austriache. Sicuramente fin dal periodo napoleonico esisteva per ogni paese della Bisiacaria una persona incaricata di eseguire abitualmente commissioni o di effettuare, oltre al trasporto di merci da un paese all’altro, anche quello dei plichi postali.

Naturalmente a queste persone, chiamate procaccia, veniva affidato anche il compito di raccogliere la corrispondenza nelle località loro affidate e di portarla all’ufficio postale competente. Gli uffici ai quali appoggiarsi erano quelli di Monfalcone, Sagrado e Ronchi. A Luigi subentrò in qualità di postina a Turriaco nel 1911 la figlia Caterina “la Catina de la posta” (1877-1965), che svolse il servizio sotto l’amministrazione austriaca fino al maggio del 1915, quando Turriaco venne occupata dall’Esercito Italiano. Infatti, da quella data, il servizio postale della Bisiacaria occupata dall’Esercito Italiano era limitato ai civili ancora rimasti nel territorio e veniva sbrigato dalla posta militare dalla 27^ Divisione con sede a Ronchi. La corrispondenza diretta ai familiari combattenti austro-ungarici invece veniva fatta recapitare attraverso la Croce Rossa Svizzera.

Tutta la corrispondenza in partenza subiva il controllo della censura sia da parte italiana che da quella austriaca. Il 12 agosto 1916, il Commissario Militare ten. Nicolangelo Di Tullio, riconfermava Caterina Spanghero portalettere per il paese di Turriaco. Sicuramente disposizioni del genere furono adottate anche in tutti i paesi occupati del Monfalconese, del Cervignanese e in quelli del Gradiscano-Cormonese.

A seguito del conflitto e del relativo disfacimento dell’impero asburgico il Monfalconese passò all’Italia adeguandosi senza troppe difficoltà al sistema postale italiano. Sotto l’amministrazione italiana Caterina continuò il proprio lavoro fino ai primi anni Cinquanta quando ormai ultra settantenne andò in pensione. Vestita di nero con il fazzolettone sulla testa con o senza il sole e con la bolgetta di pelle a tracolla, senza mai mancare un giorno, la “mitica” Caterina, ormai diventata elemento tipico del paesaggio turriachese, svolgeva il proprio servizio con pioggia, neve, vento e sempre a piedi: infatti lei non sapeva andare in bicicletta. Fino a tutti gli anni Cinquanta il portalettere rurale veniva assunto anno per anno dalla direttrice dell’ufficio, la quale autorizzava anche la fruizione delle ferie, dopo che il portalettere stesso aveva garantito la sua sostituzione con una persona di fiducia, della quale doveva rispondere assumendosi la responsabilità del servizio. Non esistevano contributi e non esistevano assicurazioni per incidenti o malattie. I sindacati erano lontani “a da venire”.

Il postino di una volta veniva considerato dalla gente un tramite per poter comunicare con parenti e amici e, specie nei tempi di difficoltà come le guerre, era una persona con la quale confidarsi e scambiarsi notizie di vario genere. Il portalettere oltre al servizio postale faceva delle piccole commesse quali portare le pensioni in casa, procurare documenti, comperare le medicine in farmacia per i malati impossibilitati e altre cose. Allora era così.

Il figlio di Caterina, Giovanni (1901-1979), fece il postino dal 1922 al 1966, coprendo da solo in bicicletta una zona formata dai paesi di Pieris, Begliano e San Canzian. L’altro figlio di Caterina, Terzo, fece il postino a Turriaco per più di 10 anni, sostituito dalla cognata Giuseppina Jacumin, originaria di Aquileia. I figli di Giovanni, Vittorio e Alma, lavorarono in posta il primo come portalettere per 36 anni, la seconda come impiegata per 40. Il figlio di Alma, Andrea, lavora attualmente come portalettere in provincia di Udine. Le generazioni della famiglia Spanghero che lavorarono per le poste prima austriache e poi quelle italiane furono cinque. La famiglia Spanghero risulta essere, per continuità del servizio nelle Poste Italiane, la più longeva della provincia di Gorizia.

Il primo maggio del 1920 venne riaperto l’Ufficio Postale di Turriaco. Rinchiuso per scarso movimento nel 1923 l’ufficio venne riaperto definitivamente nel 1952.

Delle persone che ricoprirono l’incarico di capoufficio nei diversi anni mi sento di ricordare la figura del “maestro di posta” Lino Antonelli (1917-1988) originario di Levade in Istria, uomo di carattere mite, accompagnato da una composta educazione.

Gli uffici postali periferici di oggi non hanno più il portalettere e la distribuzione della corrispondenza avviene, se tutto va bene, a giorni alterni, recapitata da postini tutti motorizzati che partono da uffici centrali. Le cartoline saluti e le lettere profumate che facevano sognare gli innamorati di un tempo sono tutte sparite e sostituite per via telematica da un linguaggio sbrigativo.

Le Poste di oggi si sono adeguate ai tempi e agli strumenti che la
nuova tecnologia ha messo loro a disposizione. Il traffico postale di un tempo, inteso come comunicazione fra le persone, è quasi del tutto scomparso, sostituito da quello telematico delle e-mail (posta elettronica).

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