La guerra e i cappellani militari

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Livio Nonis

19 Maggio 2016
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Incontro con don Sigismondo Schiavone

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Ampia partecipazione di pubblico alla conferenza organizzata dalla Società Monfalconese del Mutuo Soccorso sul tema “La guerra vista dagli occhi di un cappellano militare”, a cura di don Sigismondo Schiavone, sacerdote, cappellano militare e responsabile del Sacrario di Redipuglia e Oslavia.

Nella saletta espositiva della Società, don Sigismondo ha dato lettura di alcune lettere e ha voluto portare un approfondimento sul ruolo dei cappellani militari, non soltanto di assistenza spirituale, ma di vero e proprio sostegno morale, sanitario e fisico, durante i grandi conflitti mondiali. Ha toccato molto l’animo dei presenti la lettura della missiva di un cappellano, don Pietro Todeschini, che scriveva con commozione alla mamma di due gemelli, Cosimo e Damiano, caduti in azione durante la Prima guerra mondiale sul Monte San Michele, ai quali il sacerdote era rimasto vicino negli ultimi momenti di vita.

Forti sensazioni hanno suscitato le testimonianze di alcune azioni di guerra “ …è una vera tempesta di fuoco, riusciamo a seguire con gli occhi le sibilanti granate…”. Intenso anche il ricordo delle azioni di numerosi cappellani, alcuni dei quali sono stati beatificati, come don Secondo Pollo (il primo alpino beato) che invece di rimanere al riparo, sotto il fuoco nemico si espose per essere vicino a un soldato mortalmente ferito, venendo a sua volta colpito e morendo dissanguato abbracciato a colui che aveva voluto soccorrere. Sono state ricordate anche le numerose onorificenze, tra le quali 17 medaglie d’oro al valor militare, 220 d’argento e 495 di bronzo, 321 croci di guerra, con motivazioni che ricordano l’umanità di questi uomini semplici che nella propria missione hanno messo in primo piano il loro sostegno ai soldati in difficoltà, il loro aiuto ai feriti, le loro azioni a sostegno dei civili.

Sono stati ricordati anche don Carlo Gnocchi, che partecipò in veste di cappellano alla Battaglia di Nikolaevka, dove raccolse dai feriti e dai malati le loro ultime volontà, per portarle alle famiglie degli scomparsi e improntando tutta la sua vita nell’assistenza di quelli che la guerra aveva reso orfani o mutilati; don Angelo Roncalli futuro Giovanni XXIII, Minozzi, Accorsi, Antonietti, Franzoni e Angelo Bartolomasi, futuro vescovo di Trieste.

Le parole del cappellano hanno trasmesso ai presenti tutta la pietà e la commozione di molti uomini, che pur con ruoli differenti, hanno dovuto loro malgrado essere coinvolti nelle atroci vicende di guerra.

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