Il legno come luce e rinascita

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redazione

10 Gennaio 2022
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Nuovo progetto dell’artista pordenonese Arianna Gasperina

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Il legno va ascoltato, amato, assecondato. Perché parla di noi, del nostro tempo, delle storie che l'uomo porta con sé. Come quel tronco di tiglio abbattuto dal vento e scaraventato sull'Isola dei Morti di Moriago che la scultrice Arianna Gasperina (leggi la sua intervista), con la sua motosega-scalpello, ha trasformato in simbolo di vita e rinascita, di luce e fiducia. Ecco la mostra “E mi rialzo” che il 15 gennaio alle 18, nella rinnovata Sala Carlo Conte alla Casa del Musichiere, apre la stagione 2022 del Festival della Cultura di Moriago diretto dalla docente e critica Lorena Gava.

Da un pezzo di legno che la natura ha “dimenticato” in un luogo così carico di storia, Gasperina ha modellato una scultura particolare, donata dalle Associazioni di Moriago al Comune, che verrà “rivelata” durante l'inaugurazione della mostra (orari: sabato 16 -19, domenica e festivi 10-12 e 15-19, visite guidate su prenotazione 0438.890834, info@moriagoracconta.it, fino al 30 gennaio).

“E mi rialzo”, programmata inizialmente nel 2020 e rimandata causa covid, propone anche una decina di altre opere lignee della celebre artista friulana che ama lavorare il legno con la motosega, “strumento brutale che lascia incisioni sbrecciate, sporche, con cui creo i pieni e i vuoti”. Poi le figure vengono definite con scalpelli e raspe solo in alcuni punti, “come se fossero delle messe a fuoco, per dare finezza e creare un maggior contrasto con le parti grezze, quasi a voler catturare l'attenzione dello sguardo su un punto specifico – spiega l'artista – il resto è importante per il suo esserci nel non esserci”.

La mostra diventa così un appassionante percorso tra le sue creature vigorose ed energiche che contengono la tensione e la forza del legno, e che si muovono “come figure angeliche tra terra e cielo – spiega la curatrice Lorena Gava – , esibendo pose a volte enigmatiche e misteriose, simili a divinità altere che non esitano a mostrare note di velata dolcezza e pacata sensualità. Il soggetto prediletto è la figura femminile ma non mancano i gruppi in cui compaiono uomo e donna oppure tenerissimi bambini con occhi vivi e spalancati sul mondo”.

Un’artista sicuramente singolare, Arianna Gasperina, a partire dall’utilizzo della motosega che muove intorno al blocco di legno con un’eleganza inaspettata: “Vederla mentre si alza, si abbassa con l’imponente strumento metallico è come assistere ad una danza sul posto, tanta è l’innata leggerezza, o meglio, naturalezza esibita – aggiunge Gava – Riconoscibilissima è sempre la tensione verso l’alto, quel suo lavorare la materia per realizzare figure che ambiscono a liberarsi dai lacci della materia per assurgere a vita nuova, per conquistare una dimensione “altra”. Il succedersi di parti concave e convesse, di pieni e di vuoti, di zone sovraesposte e altre incavate, documenta una prassi scultorea attenta e nello stesso tempo una logica compositiva dinamica e fortemente espressiva”.  

Per la scultrice di Pordenone, classe 1978, studi al Liceo Artistico di Oderzo e perfezionamento con i maestri trevigiani Gaetano Brugnano ed Elena Ortica e nel laboratorio di Giovanni Padovan a Frisanco e di Kurt Wierer in Val Pusteria, l'arte ha il dovere di “trasmettere emozioni e domande, toccando il profondo di ciascuno”.  Pur lavorando anche marmo, terracotta e bronzo – “amo sporcarmi le mani e sentire le forme che prendono vita sotto i polpastrelli” – Gasperina predilige il legno che per lei è materia viva, sempre diversa nella struttura, tanto da rappresentare una sorta di sfida per la varietà e le caratteristiche. Un materiale profumato, non sempre duttile, che la costringe ad “ascoltarne” la fibra, a capirne la risposta, come se stesse instaurando un dialogo “che non è solo tra me e la scultura – racconta -, ma con la pianta per ridarle vita in una forma eterna. Il legno, negli anni, si modifica e ogni segno racconta la sua esistenza. Come per l'essere umano, lo scorrere degli anni impreziosice il racconto di sé”.

Padre originario di Tarvisio con radici cadorine e mamma triestina con rimandi piranesi, Gasperina   sembra racchiudere in sé le tensioni dei mondi di confine, sensibile ai rimbalzi dell'”esterno” ma profondamente radicata nella propria sensibilità e nel proprio sguardo. Non a caso, ammette, “mi cerco in ogni volume, mi perdo dentro”. Nelle opere esposte a Moriago, l'artista racconta anche parte di sé: “Molti dei miei lavori sono legati ai miei passaggi di vita. Sono sculture che parlano così tanto di me che il distacco e difficoltoso. Ogni volume che creo porta con sé tutto quello che provo e sono. È un po' vivere la scultura nella scultura. Ho potuto capire molto di me grazie alla scultura. Istintivamente, trasferisco le parti più intime dentro la materia e spesso, finita l'opera, sedendomi per terra a osservarla, vedo chi sono in quel momento. Ed è emozione”.

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