Il fascino dei Caraibi

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Claudio Pizzin

20 Gennaio 2017
Reading Time: 6 minutes

Panama

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I nuvoloni minacciosi all’orizzonte sono il biglietto da visita che Panama City ci offre al momento del nostro sbarco. È fine ottobre e la stagione umida non è ancora conclusa: il clima è afoso e fuori fa caldo. Il cielo grigio, tuttavia, non è l’unica sorpresa. Perché se per vedere il sole è sufficiente attendere qualche minuto, entrare in possesso del Balboa – la valuta locale – si dimostra da subito un’impresa.

Abbandonato l’aeroporto e raggiunto il centro cittadino, io e mia moglie ci affanniamo alla ricerca di un ufficio di cambio o di un bancomat, ma le nostre richieste non trovano risposte precise tra la gente. La salvezza si materializza così in due agenti della Policia Nacional, che con gentilezza si offrono di accompagnarci verso un “Cajero automatico” (ufficio di cambio), tra gli sguardi curiosi e divertiti dei passanti dubbiosi tra considerarci semplici turisti o stranieri sotto sorveglianza. Nel frattempo i crampi allo stomaco ci avvertono che è arrivata ora di pranzo: decidiamo di fermarci al mercato dove consumiamo  dell’ottimo pesce fresco. La disavventura della mattina è ormai un ricordo e ora possiamo pensare alla nostra vacanza. Tempo permettendo…

Le nuvole che ci avevano accolto al nostro arrivo si trasformano improvvisamente in un acquazzone tropicale. Troviamo così riparo in un piccolo mercato artigianale, dove prendiamo confidenza con i prodotti locali.

L’indomani lasciamo Panama City alla volta di Santiago da dove proseguiamo, tra autobus e taxi, fino a Santa Catalina, amena località in riva al mare. Nostre compagne di viaggio continuano a essere le nuvole tropicali che, all’improvvisano, scaricano al suolo con violenza imponenti quantità d’acqua. Il giorno successivo raggiungiamo uno dei luoghi magici del Paese: l’isola di Coiba, considerata uno degli ultimi “paradisi naturali” incontaminati. In questo scenario meraviglioso ci concediamo il primo bagno nell’incantevole oceano in mezzo al paesaggio tropicale. Ma l’acqua cristallina è solo l’inizio di una scoperta continua: addentrandoci all’interno dell’isola ci imbattiamo prima in un iguana terrestre che alla nostra vista scompare veloce, successivamente in una varietà sterminata di uccelli, con i loro colori cangianti. Ma proprio mentre osserviamo tutto questo, un rumore possente e spaventoso ci mette i brividi. Sembra il ruggito di un leone, ma fortunatamente sono solo le scimmie urlatrici, presenti in gran numero sull’isola. Nel frattempo il sole inizia a scendere e così rientriamo per un bagno rigenerante e una cena di pesce in uno dei tanti ristoranti dello sperduto villaggio di Santa Catalina.

L’indomani, di prima mattina, partiamo alla volta di Boquette, zona rinomata per la produzione di caffè. Arriviamo nel pomeriggio e, dopo un giro nel locale mercatino artigianale, al calar della sera entriamo in un locale e ci abbandoniamo al piacere di un buon espresso. Il giorno seguente, accompagnati da un giovane del posto che si rivela ottima guida, visitiamo una delle principali aziende produttrici di caffè, osservando da vicino tutte le fasi della produzione, dalla raccolta  all’essicazione, con l’immancabile degustazione finale.

Il giorno successivo, dopo un viaggio impegnativo a bordo di un combi, raggiungiamo Bocas del Toro. Scesi dal mezzo saliamo subito su una barca che prima ci conduce sull’isola Colon e successivamente sull’isola Bastimentos. Un sole magnifico ci accompagna durante il tragitto sulle lance che solcano veloci il mare. Nei luoghi dove ci fermiamo restiamo colpiti dalla cordialità di chi ci ospita. Siamo giunti fino qui però per poter ammirare la rana rossa, un animale minuscolo ma molto velenoso. L’appuntamento con l’escursione è per il giorno seguente, così nell’attesa ci abbandoniamo al relax della spiaggia sotto lo splendido sole caraibico. Prima di sera decidiamo di rientrare in hotel, ma la sorpresa ci spiazza: senza nemmeno cercarla, ci imbattiamo proprio nella rana rossa… Recuperiamo al volo la macchina fotografica e iniziamo a scattare in serie finché il piccolo rettile scompare.

L’indomani una bellissima giornata di sole ci accoglie al nostro risveglio. Non contenti delle foto del giorno precedente decidiamo di incamminarci verso la foresta. Carmen, la proprietaria dell’hotel, ci ha segnalato che lì avremmo potuto incontrare nuovamente la rana rossa. La soffiata è corretta e la nostra testardaggine viene premiata, come testimoniato dalle istantanee che immortalano questo piccolo animale non più grande di un paio di centimetri. Il caldo nella foresta è molto umido, a tratti soffocante. Torniamo verso l’hotel dove ci attendono le valigie che carichiamo su una lancia per raggiungere l’isola Colon: qui pernottiamo in un alloggio all’interno della foresta.

Al mattino veniamo svegliati da un violento acquazzone tropicale. In lontananza si sentono i versi spaventosi delle scimmie urlatrici: anche loro non sembrano gradire tutta quest’acqua. Ma come tipico di queste latitudini, nel giro di poco il sole torna a splendere nel cielo, accolto dal cinguettio di centinaia di uccelli che sembrano giocare con le onde del mare, scappando al divenire delle onde.

La notte la trascorriamo in autobus. La destinazione è nuovamente Panama City, che raggiungiamo la mattina presto dopo un lungo viaggio. Scesi dal bus, saliamo subito su un altro che ci condurrà verso l’imbarco per raggiungere le isole di San Blas. Prima però ci attendono due ore di tragitto ai confini della realtà. L’autobus è dotato di venti posti a sedere, ma a bordo siamo più del doppio. Alla prima fermata comprendiamo subito il supplizio che ci accompagnerà: per far scendere le persone dall’unica porta d’uscita, infatti, tutti i passeggeri devono a loro volta fuoriuscire dal mezzo per poi risalire e ripartire. Operazione tragicomica da ripetere a ogni fermata, nella silenziosa indifferenza di tutti… Le persone più alte, nel frattempo, viste le dimensioni ristrette del bus, si piegano su sé stesse per non sbattere la testa contro il tettuccio.

Accogliamo l’arrivo al porto come una liberazione. Qui veniamo subito avvicinati dagli organizzatori dei trasbordi verso le innumerevoli isole dell’arcipelago. La nostra è quella di Coco Blanco. Appena arrivati veniamo sistemati in una cabana (alloggio caratteristico). Dopo un bagno rigenerante in mare, nel pomeriggio raggiungiamo prima l’isola del Perro e, successivamente, quella di Puerco del monte. Nel tragitto ci regaliamo un’emozione unica: in mezzo al mare ci fermiamo in un’autentica piscina naturale di acqua bassa per un bagno indimenticabile.

L’indomani ripartiamo per una nuova escursione e anche questa volta lo stupore non tarda ad arrivare. Una famigliola di delfini inizia a gironzolare attorno alla nostra imbarcazione, regalandoci emozioni impossibili da descrivere. Non ci accorgiamo nemmeno del temporale in arrivo che ci coglie di sorpresa facendoci ritornare in velocità alla nostra cabana per il pranzo. Questo mare stupendo ci cattura in modo totalizzante con i suoi paesaggi unici.

Dopo un’altra giornata trascorsa a crogiolarci al sole, ci congediamo da chi ci ha ospitato ringraziando per la stupenda accoglienza ricevuta. Abbandoniamo questo angolo di paradiso per tornare al ritmo cittadino di Panama City, dove al porto un Suv ci attende per condurci in centro. Giunti in hotel deponiamo il bagaglio e raggiungiamo il Mercado de los Mariscos, addentrandoci poi nella città vecchia. Restiamo affascinati da tre chiese erette a poca distanza da loro: la Iglesias della Merced, quella di San Francisco e quella di San José, quest’ultima con il suo prezioso altare in oro. Tra un monumento e l’altro diamo una sbirciatina nelle bodegas di prodotti artigianali, ma i prezzi elevati ci fanno desistere dagli acquisti.

Il giorno successivo raggiungiamo Miraflores per osservare dal vivo il celebre Canale di Panama. Mentre alcune imbarcazioni lo oltrepassano sotto lo sguardo curioso di molte persone, uno speaker illustra ai visitatori la storia dell’opera. C’è ancora tempo per una visita al vicino museo prima del rientro verso il centro. La giornata è soleggiata e, dopo aver provato l’approssimazione dei tassisti e le loro richieste esose ai turisti, optiamo per una passeggiata nella zona pedonale di Casco Viejo, la parte vecchia di Panama, con breve pausa lungo il tragitto in uno degli innumerevoli chioschi, dove ci concediamo un frugale spuntino prima di immergerci nuovamente in un altro mercato artesianal, per ammirare i prodotti tipici locali.

Tutti luoghi che l’indomani abbiamo l’opportunità di osservare da una prospettiva diversa, grazie alla vista mozzafiato che regala il Parco Metropolitano: un panorama inedito su Panama, completamente immersi nella natura. Quella stessa natura che ci accoglie anche nel Parco Soberania, dove ci immergiamo da soli nella foresta incontrando lungo il nostro cammino il bradipo, la lucertola, il pajarito e la scimmia.

Siamo molto stanchi e la nostra vacanza è ormai agli sgoccioli. L’ultimo giorno lo trascorriamo in assoluto relax, camminando tra bancarelle e negozi in una Panama che ci sembra molto diversa da come l’avevamo immaginata, capace di alternare traffico caotico con ritmi a misura d’uomo. Una piacevole sorpresa che resterà per sempre impressa nelle nostre menti.

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