Il cantautore surreale

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redazione

1 Settembre 2017
Reading Time: 4 minutes
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Uscito “Chiaroscuro”

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Corrado Coccia presenta il suo ultimo lavoro discografico, “Chiaroscuro”. L'album è il terzo del cantautore milanese, classe 1971, che ha alle spalle esperienze significative, come la vittoria del premio Migliore Autore al festival di Castrocaro del 2009, e la collaborazione con Danilo Minotti. I nove brani inediti segnano una marcata evoluzione nello stile dell’autore, sia dal punto vista musicale che da quello del testo; Coccia ha infatti cercato di concentrarsi sulla parola scritta, confrontandosi strettamente con la poesia che, a suo dire, “è la forma d’arte più autentica”.

Un disco molto diverso dalle precedenti produzioni, dunque, un lavoro intimista, a tratti malinconico, che però non ha abbandonato del tutto la spensieratezza che lo ha caratterizzato da sempre. 
“Un lavoro – dice ancora Corrado Coccia – con sonorità costruite con le mani e non con la tecnologia che imperversa in ogni dove nelle nostre vite. Un disco dove il “trovare il suono giusto“, è stato il primo obiettivo dell’autore e della produzione; dove ci si è “sporcati“ le mani come un tempo facevano i bottegai, insomma un disco “vero”, con la mia allegra malinconia”.

 

Corrado Coccia, ha definito il suo nuovo album Chiaroscuro un disco invernale: cosa intende?

“Sono sonorità rarefatte, intimiste e accoglienti. Forse un camino e un bicchierino di un buon Brandy potrebbero aggiungere musica alla musica”.

Come mai questo titolo?

“In realtà avrei voluto chiamarlo Biancoenero… Forse perché caratterialmente non adotto le mezze misure. A parte gli scherzi, perché amo davvero i chiaroscuri. Sono persona riflessiva e molto spesso malinconica ma non triste”.

Chiaroscuro è il suo terzo album: in cosa si differenzia dai due precedenti?

“Sicuramente per le sonorità e per le argomentazioni. Se prima (visto il mio passato), narravo temi surreali e oserei dire circensi, ora (vista l’età anagrafica), parlo del mondo e del paradosso di se stesso. Penso sia un disco d’amore. Amore non per forza di cose rivolto ad una donna, ma comunque d’amore”.

Attraverso la sua musica quali messaggi desidera trasmettere?

“Vorrei almeno poter trasmettere i messaggi che non riesco a trasmettere nel mio quotidiano. Non ho velleità da Santone o guaritore del mondo. Potessi trasmettere messaggi importanti, forse lancerei messaggi d’amore. Mi rendo conto che è una risposta che potrebbe dare Miss Italia in fase di selezione, ma questa è la vera verità”.

A proposito di musica: com’è a suo avviso l’attuale stato di salute di quella italiana?

“Molto banalmente Santa Maria De Filippi ha preso il monopolio della musica nostrana. Crescono come funghi “talenti” giudicati da persone assolutamente non competenti, e da lì a poco calcano palcoscenici calcati in precedenza dai vari Modugno, per fare un nome a caso. Trovo che non vi sia giustizia verso coloro i quali studiano senza mostrare il lato “ b “ per emergere”.

Ci sono degli artisti da cui trae ispirazione?

“Ho ascoltato per anni (e continuo ad ascoltarlo) Claudio Baglioni. Ovviamente non è il solo, ma non voglio imitare qualcuno. Cerco quotidianamente il mio “modus operandi”, senza scimmiottare nessun’altro. Se ciò fosse accaduto, chiedo umilmente scusa”.

Corrado Coccia quando ha deciso che sarebbe divenuto un cantautore?

“Quando mi resi conto che stavo per diventare trasparente. Non ero certo un Adone e cercavo quindi di attirare l’attenzione delle ragazze, mettendomi in mostra in veste canterina. Ovviamente, il caso volle che mi innamorai davvero della musica…”

Lei ama definirsi un “cantautore surreale”: perché?

“Spesso la realtà ci mette davanti a situazioni davvero tristi. Decisi quindi di utilizzare questa mia passione parlando di cose surreali e a volte persino buffe. Tutto o quasi mi fa paura. Vestire le paure da buffone potrebbe essere un buon medicinale… Ma come tutti i medicinali, finito l’effetto, torna il dolore. Quindi è un modo per scappare e per ricordarmi e ricordarci di sorridere. Per Charlie Chaplin un giorno senza sorridere era un giorno perso”.

Da sempre lei dimostra un’attenzione particolare verso il mondo dell’infanzia: come mai?

“I bambini sono davvero gli esseri più puri che esistano. Non hanno malizia, dalla loro bocca esce sempre e solo verità, mi fanno tanta tenerezza e odorano sempre di latte e borotalco. Altri motivi, in realtà, non ce ne sono. Forse anche perché non sono mai stato padre… Ma forse meglio così: sarei stato un padre disastroso”.

Proprio su quel mondo è incentrato il racconto Con gli occhi di un bambino da lei scritto…

“Si può scaricare gratuitamente dal mio sito (www.corradococcia.it). Parla del Natale, il momento che aspetto davvero tutto l’anno. Io stesso divento un bambino…. Addirittura casa mia a ottobre è già addobbata”.

A Corrado Coccia cosa piace della scrittura e cosa della musica?

“La scrittura dice, quindi la temo. La musica ti suggestiona e ti porta via. Dovessi fare una scelta, direi la musica. Pur essendo un’esibizionista, sono sotto sotto un timido”.

Chiusura con sguardo al futuro: quali sono i prossimi progetti?

“I progetti sono tanti e possibilmente più in uno studio che sui palcoscenici. Sto diventando un cantautore casalingo. Ci sono progetti a dir poco ambiziosi, però non posso parlare. Sennò potrei essere fustigato”. 

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