Franco Bertoli, l’ispirazione del successo

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Da giocatore di volley ha vinto scudetti, coppe europee e un bronzo olimpico con la Nazionale. Ma è stato anche allenatore, dirigente, formatore e motivatore. Fino all’ultimo incarico in ordine di tempo: la nomina ad Ambassador della Federazione Italiana Pallavolo

Franco Bertoli (ph. Fipav)
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Franco Bertoli (ph. Fipav)

In campo ha vinto tutto, vivendo in prima persona la grande ascesa della pallavolo italiana degli anni ’80. Un’epoca in cui giunse in Italia colui che sarebbe diventato il totem della Nazionale, l’allenatore Julio Velasco.

Quando Franco Bertoli da Udine divenne un suo giocatore, a differenza del tecnico argentino, in bacheca aveva già una Coppa dei Campioni e un bronzo olimpico. Eppure quell’incontro fu decisivo. Non solo per i suoi successi da pallavolista, ma anche per le future fasi della sua carriera.

Franco Bertoli: una carriera da pallavolista che ha vinto tutto e ora formatore e motivatore per le grandi aziende. Come mai questa evoluzione professionale?

«È stata un’evoluzione conseguente a quello che era il mio lavoro. Da giocatore, da allenatore e da dirigente ho sempre cercato di formare i giocatori, di motivarli, di coinvolgerli. Oggi faccio la stessa cosa con la competenza del coaching e con la reputazione di quello che ho vissuto sul campo o in panchina, nella mia carriera. Invece di farlo per lo sport, lo faccio per manager d’azienda: anche loro sono allenatori e gestiscono squadre grandissime. Una similitudine che mi appassiona molto».

Bertoli con la maglia della Panini Modena nella stagione 1984-85
Bertoli con la maglia della Panini Modena nella stagione 1984-85

Sugli aspetti motivazionali e di gestione di un gruppo, spesso in Italia viene coinvolto l’ex Commissario Tecnico della Nazionale di pallavolo, Julio Velasco. Proprio con Velasco in panchina, lei vinse 3 scudetti ai tempi della Panini Modena. Che allenatore era?

«Con Velasco ero il capitano di Modena e vincemmo quattro scudetti. Ancora oggi è il commissario tecnico della Nazionale femminile… Io l’ho conosciuto all’inizio della sua carriera: è stato uno dei miei grandi maestri. Ma non voglio dimenticare Silvano Prandi che aveva veramente puntato su di me ed era venuto fino a Cavalicco per portarmi a Torino».

A proposito di Nazionale, lei ne è stato anche capitano, oltre ad aver vinto con la maglia azzurra il bronzo alle Olimpiadi di Los Angeles. Cosa significava per lei giocare per l’Italia?

«Indossare la maglia azzurra è la massima ambizione per un giocatore e sicuramente lo è stato anche per me. Sono felice dei risultati ottenuti come squadra in un periodo bellissimo vissuto come capitano azzurro».

In Nazionale con la medaglia di bronzo olimpica al collo
In Nazionale con la medaglia di bronzo olimpica al collo

Lei e i suoi compagni di squadra del CUS Torino, nel 1980, siete stati i primi giocatori di una compagine non proveniente dall’Est Europa a vincere la Coppa dei Campioni. Cosa provò?

«La vittoria di quella coppa fu una gioia immensa e inaspettata. La prima volta per una squadra italiana».

Dieci anni dopo, questa volta con Modena, vinse la sua seconda Coppa dei Campioni: le gioie furono simili o diverse?

«Il successo con Modena nel 1990 fu diverso: 10 anni prima fu una vittoria inaspettata, quella con Modena è stata voluta e inseguita dopo aver perso tre finali. La definirei la vittoria della consapevolezza».

Nella sua carriera da giocatore ha vinto tutto, in Italia e in Europa, con le squadre di club in cui ha militato. Com’è riuscito a giocare per 19 anni in serie A sempre ai massimi livelli?

«Mettendoci il cuore, la testa e tanta disciplina per valorizzare i miei talenti. Ritengo importante anche la giusta scelta dei club in cui giocare. Panini Modena, Robe di Kappa Torino e Mediolanum di Milano: tre grandi squadre che mi hanno permesso di vincere tutti i trofei».

La vittoria del Mondiale per Club 1990 con la Mediolanum Milano: da sinistra Bertoli, Zorzi, Lucchetta e Recine
La vittoria del Mondiale per Club 1990 con la Mediolanum Milano: da sinistra Bertoli, Zorzi, Lucchetta e Recine

Quando chiuse con il volley giocato nel 1994, la Daytona Modena ritirò la “sua” maglia numero 4. Cosa significò per lei?

«Un riconoscimento per la mia carriera: un momento emozionante. Ero il capitano a Modena, avevo vinto 24 trofei: fu un ringraziamento per l’identità e la storia che in qualche modo avevo contribuito a creare per la Modena pallavolista».

Dopo la carriera da giocatore, ha ricoperto nel volley il ruolo di dirigente e di allenatore. È stato presidente del Coni di Modena e anche commentatore televisivo. Ora che rapporti ha con il mondo dello sport?

«Spesso mi trovo a convegni, momenti di ispirazione e formazione con le società sportive ma anche con le pubbliche amministrazioni per confronti su come far crescere al meglio i nostri giovani sportivi. Ho anche scritto il libro “Panchine pensanti”».

Quali sono le analogie e le differenze nel gestire una squadra sportiva o un’azienda?

«È la stessa cosa perché sono fatte di esseri umani chiamati a dare il meglio di se stessi e a collaborare tra loro per creare quell’energia e quello spirito di squadra indispensabili per vincere qualunque sfida».

Lei è nato Udine, anche se la sua carriera l’ha condotta verso altri lidi. Com’è oggi il suo rapporto con il Friuli?

«Con il Friuli ho un rapporto profondo e inscindibile perché ci sono le mie radici e c’era la mia famiglia oltre a tanti amici. È un luogo a cui sono legato e, quando riesco, mi piace sempre tornare».

Per uno schiacciatore come lei, abituato sempre ad attaccare, quali sono le prossime sfide che desidera intraprendere?

«La più imminente è la pubblicazione del mio nuovo libro che si intitola “L’energia che sei” ed è il resoconto della mia vita sia personale che professionale, proprio per trasmettere alle persone come poter essere il meglio di se stessi. Sono curioso di seguire questa mia nuova sfida in veste di scrittore e di come verrà accolta dal pubblico».

Bertoli alla convention dei partner Fipav a Portotondo (ph. FIPAV)
Bertoli alla convention dei partner Fipav a Portotondo (ph. FIPAV)

Franco Bertoli ha ricevuto ufficialmente l’incarico di Ambassador della Federazione Italiana Pallavolo durante la convention dei partner della FIPAV a Locorotondo. Incarico che condivide con altri grandi della Nazionale Italiana Pallavolo: Maurizia Cacciatori, Eleonora Lo Bianco, Fabio Vullo e Andrea Zorzi.

«Ringrazio il presidente Giuseppe Manfredi e tutto il Consiglio Federale – ha dichiarato Bertoli – per la fiducia accordatami. Prometto di impegnarmi con spirito di servizio e responsabilità nel trasmettere i valori e le peculiarità della pallavolo al fine di favorire una crescita etica e consapevole di tutto il nostro  movimento».

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