Ulica Titova 29. Immagini dalla guerra

Dal conflitto che sconvolse l’ex Jugoslavia a inizio anni ’90 alle guerre dei nostri giorni. A Pordenone le immagini di Gaetano De Faveri

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Gaetano De Faveri

La speranza non delude, spes non confundit è il motto impresso per l’indizione del Giubileo 2025.

A Pordenone è in arrivo un evento che mette al centro la parola chiave del Giubileo, celebrandone il significato più profondo.

«Perché tutti noi siamo consapevoli del grande bisogno di speranza, in un tempo che ancora è segnato da guerre sanguinose – spiega Orioldo Marson, direttore della Casa dello Studente Antonio Zanussi di Pordenone –. Il percorso espositivo che si inaugura sabato 8 marzo, nei Nuovi Spazi Sala Pizzinato di via Concordia, ruota intorno all’opera del foto-artista Gaetano De Faveri: trova le sue radici nel passato, il sanguinoso conflitto nella ex Jugoslavia degli anni ’90, ma parla con forza ai nostri giorni».

Schiude infatti un forte invito alla speranza la mostra fotografica Ulica Titova 29. Immagini dalla guerra, promossa dal Centro Iniziative Culturali Pordenone, che espone la toccante testimonianza del viaggio di Gaetano De Faveri nei Paesi della ex Jugoslavia dopo l’atroce guerra civile.

Simbolo di ogni altra guerra, anche quelle del nostro tempo, perché ogni guerra significa distruzione e morte.

Visitabile fino al 24 aprile con accesso libero e gratuito da lunedì a sabato, dalle ore 15 alle 19, la mostra si apre sabato 8 marzo alle 17.30.

Le foto uniscono, all’oggettività delle distruzioni rappresentate, la grande forza di uno sguardo sapiente e limpido, che travalica il puro fatto e induce a una riflessione.

De Faveri ha ulteriormente lavorato sulle immagini riportate per caricarle di concreto senso drammatico e toglierle dall’aura quasi metafisica con cui le aveva impaginate nel libro.

C’è lo scatto eponimo della mostra, che schiera in primo piano una serie di pallottole distese su sassi: e i buchi sul muro sono punto fermo, sottolineatura inequivocabile.

C’è un andare sotto la pioggia di infinita tristezza, la casa scoperchiata, i muri sbrecciati, e ancora una casa diroccata, in mezzo ad una vegetazione che nessuno più cura.

E poi i due cimiteri con i monoliti bianchi, e il rugginoso protendersi della struttura metallica davanti a un palazzo di aspetto nobile: un’impressione di rovina definitiva, sottolineata dalla fatiscenza del metallo.

E poi gli interni, il soffitto sfondato sopra le colonne neoclassiche, i cumuli di rovine, i rifiuti, il nero che smangia il vecchio decoro delle pareti, l’aristocratica scalea che non serve più a nessuno.

Da una fotografia affiora la freschezza della vita: sul selciato, davanti alla porta di una casa, un gatto elasticamente si volge a guardare qualcosa che ha attirato la sua attenzione: unica figura vivente, ci sembra, che non respiri desolazione. Bene ha fatto, De Faveri, a lasciarla nel contesto come rappresentazione di istintiva, e anche irrinunciabile, tensione alla vita».

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Data

08 Mar 2025

Ora

15:00 - 19:00
Categorie

Comune

Pordenone

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