Credere nel cambiamento

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Cristian Vecchiet

14 Ottobre 2016
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Educazione e convinzione

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Educare vuol dire sostenere e accompagnare lo sviluppo e la crescita di una o più persone, ovvero favorire un cambiamento. La realizzazione della persona e quindi lo sviluppo della sua personalità costituiscono l’obiettivo generale dell’azione educativa. Chi educa deve pertanto avere quale presupposto indispensabile la fiducia nella possibilità della maturazione e del cambiamento. In altre parole chi educa, sia esso un genitore, un insegnante, un allenatore, un animatore o altro, deve credere nell’utilità e nell’efficacia della sua azione e nella possibilità che l’uomo possa crescere e maturare.

A dimostrazione della possibilità di favorire lo sviluppo e di generare cambiamento vediamo – sulla scia di quanto un noto psichiatra come Vittorino Andreoli ci insegna ne L’educazione (im)possibile e ne La gioia di vivere. A piccoli passi verso la saggezza – quali sono alcuni dei fattori che determinano la crescita della persona e che influenzano il comportamento dell’uomo. Sicuramente possiamo annoverare la dimensione biologica, l’esperienza vissuta, l’ambiente soprattutto relazionale. E poi, possiamo aggiungere, i valori cui si aderisce.

Ogni persona dipende dalla sua parte fisica, dalla sua psiche, dalla sua dimensione biologica. Poi conta molto l’esperienza che è l’insieme degli incontri e delle vicende vissute e fatte proprie: ogni persona è in parte il frutto della storia vissuta. Vi è inoltre l’ambiente inteso come l’insieme delle relazioni che una persona vive: ogni persona è fatta di legami e affetti che costituiscono la sua sfera più intima. E infine vi è la visione del mondo che una persona matura e sulla base della quale struttura la propria vita.

Tutte queste dimensioni possono essere sviluppate e sono quindi in qualche modo modificabili. E di conseguenza può arricchirsi o impoverirsi il modo di comportarsi dell’uomo. Pensiamo alla dimensione fisica. Il cervello umano, ad esempio, è costituito da due parti, una delle quali è l’encefalo plastico che per l’appunto è plastico, cioè suscettibile di modifiche. Il cervello può subire una sorta di riorganizzazione a seconda delle esperienze che una persona compie e delle persone che la stessa incontra.

Questo ci dice che l’educazione possiede un potere non da poco: la capacità di riorganizzare le cellule cerebrali. Ma pensiamo anche a come può cambiare fisicamente una persona a seconda delle condizioni in cui vive. Se vive in un clima relazionale positivo, la si vede fisicamente più in forma. Allo stesso tempo, se si segue uno stile di vita sano sotto il profilo fisico e alimentare, questo aiuta anche la dimensione relazionale ed esperienziale. Come si vede, la fisicità e il cervello in particolare possono cambiare nel bene e nel male.

Guardiamo ora alla relazione. L’uomo vive di relazioni con i propri simili. La relazione con l’altro è determinante nella vita. Dalla qualità dei legami che un uomo vive con gli altri uomini dipende in buona parte la qualità della sua esistenza. Il rapporto con l’altro è decisivo perché l’altro ci completa, ci aiuta a realizzare parti di noi che altrimenti non riusciremmo a far maturare, ci aiuta a superare la paura e soprattutto ci offre una completezza che altrimenti non avremmo.

La relazione con l’altro, inoltre, in modo particolare attiva e può arricchire o impoverire i sentimenti di una persona. L’uomo è fatto di sentimenti e questi danno gusto alla vita oppure la rendono più amara e difficile. I sentimenti  possono indurre un uomo a comportarsi in un modo piuttosto che in un altro, lo possono portare a investire come a disinvestire sulle diverse dimensioni dell’esistenza. La dimensione relazionale è chiaramente plastica, modificabile. Ne deriva che la relazione possiede una intrinseca capacità educativa.

L’esperienza ha una forte capacità di plasmare la vita di una persona, di imprimere un cambiamento nella visione del mondo, nella capacità di leggere la realtà, nei valori che interiorizza e quindi anche nel modo di agire. L’esperienza cambia la persona, il suo stile emotivo, affettivo, cognitivo, comportamentale. Esperienze diverse possono rendere diverse le persone. Tuttavia non basta dire che siano determinanti la biologia, le relazioni e l’esperienza vissuta. Va detto che molto dipende da come una persona interpreta le relazioni che vive e l’esperienza in cui è immerso. L’esperienza va letta sulla base di valori a cui progressivamente si aderisce. Se così non fosse, l’uomo non sarebbe libero. Ogni persona pertanto compie in forma consapevole o meno una scelta a favore di alcuni valori, sulla base dei quali interpreta tutto ciò che accade, tutto ciò che vive e sulla base dei quali tendenzialmente agisce. Anch’essi non sono immutabili, ma sono frutto in parte dei valori che vengono trasmessi dalle figure significative, in parte delle esperienze fatte e in parte di libera decisione. Anche la visione del mondo è educabile.

Una buona educazione si scontra con mille difficoltà. Basti pensare alle potenzialità straordinarie e alla pervasività dei messaggi che passano attraverso il mondo digitale… Tuttavia le considerazioni fatte più sopra ci portano a dire che educare è possibile perché la realtà umana è strutturalmente modificabile. Educare, abbiamo detto, significa favorire, sostenere e accompagnare lo sviluppo e il cambiamento. Che il cambiamento sia possibile lo deduciamo da alcuni dati. Abbiamo visto come persino il cervello è in parte modificabile e come e quanto la qualità delle esperienze, delle relazioni possa incidere sul modo di vedere la realtà e di agire. E abbiamo visto quanto conti la dimensione della scelta valoriale che una persona compie. Tutto questo ci dice che lo sviluppo e il cambiamento, benché spesso faticosi e non scontati, rimangono possibili. E ci dice quanto potere in fondo abbia l’educazione.

Soprattutto se chi educa ne è consapevole e ci crede con fermezza.

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