A Udine la voce della Rivoluzione dei Gelsomini

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redazione

30 Marzo 2018
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Ospite di vicino/lontano

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Nel conto alla rovescia per la 14^ edizione del Premio Letterario internazionale Tiziano Terzani – in programma sabato 12 maggio al Teatro Nuovo Giovanni da Udine, nell’ambito del festival vicino/lontano 2018 – arriva l’annuncio di una presenza internazionale di spicco: la colonna sonora della serata sarà firmata infatti da Emel Mathlouthi, l’artista tunisina divenuta icona della primavera araba, incarnazione vocale della “Rivoluzione dei gelsomini”: la sua Klemti Horra è diventata l’inno della piazza tunisina ed Emel è stata invitata a cantarla a Oslo nel 2015, in occasione della consegna del premio Nobel per la pace assegnato alle quattro organizzazioni della società civile tunisina che hanno operato a favore della svolta democratica del Paese. Il Premio Terzani 2018 sarà l’occasione per incontrare e conoscere Emel Mathlouthi: la sua musica e la sua voce saranno infatti il tessuto connettivo della serata.

Nel suo canto di libertà risuonerà idealmente lo spirito pacifista di quel Tiziano Terzani che scrisse le Lettere contro la guerra e che abbiamo trovato espresse anche nelle pagine di molti degli autori che nel suo nome sono stati premiati a Udine. La voce di Emel è straordinariamente empatica e duttile. È il suono del Mediterraneo, l’evocazione di un mare che anticamente univa e che oggi pare solo dividere. Emel arriva in Italia con il suo secondo album, Ensen, uscito per Partisan Records: un disco che attraversa i confini della musica, per coniugare un universo sonoro fatto di ritmi e strumenti tradizionali del Nord Africa con le sonorità elettroniche dell'avanguardia nordica. Con diversi produttori, tra cui Valgeir Sigurðsson (Sigur Ros, Björk) e la sua storica collaboratrice franco-tunisina Amine Metani, Emel ha registrato questo lavoro in sette diversi paesi. Emel rivisita e fa sua in modo personalissimo la ricca tradizione pop del Maghreb, continuando a cantare la maggior parte delle sue canzoni in arabo. Ma è la sua voce, trascinante ed empatica, il mezzo con cui l’artista entra in comunicazione con il pubblico di tutto il mondo, accarezzandoci con note di ipnotica dolcezza, e facendoci tremare, quando raggiunge le corde più profonde della nostra psiche.

Nata a Tunisi, Emel ha scritto la sua prima canzone a 10 anni. Ha fatto parte di band heavy metal, ma poi è rimasta affascinata da Joan Baez e ha iniziato a comporre brani politicamente impegnati, fra cui  Ya Tounes ya meskina, “Povera Tunisia”. Le sue canzoni sono state bandite dalla radio e dalla televisione tunisina, così Emel ha deciso di trasferirsi a Parigi. La censura sui mezzi di comunicazione ufficiali tuttavia non ha impedito alla sua produzione di circolare in Tunisia attraverso la rete. Emel ha dedicato fra l’altro una versione in arabo di Here’s To You di Joan Baez a Mohamed Bouazizi, l’ambulante che si diede fuoco nel dicembre del 2010, per protestare contro le angherie subite dagli agenti che da anni gli sequestravano la merce. Il gesto innescò la rivoluzione tunisina e portò alle dimissioni di Ben Ali. Nel corso degli eventi Emel si è unita ai contestatori in Avenue Habib Bourguiba, cantando la sua canzone Kelmti Horra, “La mia parola è libera”. Il video ebbe una grande diffusione in rete, tanto che la canzone divenne uno degli inni della primavera araba. Emel si è esibita anche al Cairo dopo la rivoluzione egiziana, mentre solo l’anno scorso, dopo cinque anni di assenza, ha cantato di nuovo dal vivo in Tunisia. Oggi Emel vive a New York, dove continua a far valere la sua voce in nome della libertà.

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