A Trieste il museo della civiltà istriana, fiumana e dalmata

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redazione

23 Giugno 2015
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Inaugurazione il 26 giugno

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Venerdì 26 giugno, alle 17.30, sarà inaugurato e aperto a Trieste il Civico Museo della civiltà istriana, fiumana e dalmata, in via Duca d’Aosta 1. Una realtà unica nel panorama regionale dei musei, dove va a occupare da subito un posto di rilievo soprattutto perché, muovendosi da una prospettiva storica, vuole inserire la sua attività in un contesto culturale sovraregionale e sovranazionale, vivace e  fortemente connotato da uno spirito europeo.

L’illustrazione del lavoro che ha portato all’apertura del museo è stata spiegata dall’assessore comunale alla Cultura Paolo Tassinari, con la direttrice dei Civici Musei Maria Masau Dan, la presidente dell’IRCI (Istituto Regionale per la Cultura Istriano-fiumano-dalmata) Chiara Vigini e  il consigliere  Eugenio Ambrosi.

Il museo sarà una realtà multidisciplinare, frutto di un lavoro collettivo che ha visto impegnati molti studiosi ed esperti di cultura istriano-fiumano-dalmata assieme a giovani progettisti e ricercatori, che hanno dato vita a un percorso rispettoso della tradizione, attento alla vasta bibliografia esistente sulla storia di quei territori e nel contempo connotato da un linguaggio contemporaneo, che utilizza largamente gli strumenti multimediali e permette al visitatore di interagire col museo approfondendo gli argomenti trattati nelle sale.

Assieme agli oggetti e ai documenti messi a disposizione dall’IRCI, tra cui buona parte proviene dal famoso “Magazzino 18” narrato nello spettacolo di Simone Cristicchi, saranno esposti reperti archeologici, opere d’arte, documenti, libri, stampe, disegni e fotografie di proprietà dei Civici Musei di Storia ed Arte e del Museo Revoltella, ma anche di numerosi collezionisti privati disponibili a collaborare con prestiti e donazioni.

Il percorso si snoda su tre piani: dal piano terra dove, assieme alle strutture di accoglienza, saranno predisposte due postazioni di consultazione di archivi digitali, al secondo e al terzo piano, prevedendo anche un successivo sviluppo nel quarto.

Al secondo piano il visitatore potrà conoscere la storia del  territorio attraverso un’ampia documentazione proposta secondo diverse modalità, dal documentario introduttivo che lo accompagna alla scoperta dell’Istria bianca, dell’Istria verde e dell’Istria rossa, alla linea del tempo che scandisce nei passaggi più importanti le vicende succedutesi dall’antichità al secondo Novecento, al totem con touch screen che permette di sfogliare 34 schede di approfondimento, alle vetrine che contengono preziosi reperti archeologici istriani e dalmati. Sopra il suo capo ci sarà una sorta di “tetto” che ripropone la sagoma della penisola istriana completa dei riferimenti topografici.

Proseguendo nella sala successiva potrà immergersi nell’Istria agricola e marinara, vedere da vicino gli strumenti del lavoro contadino e la vita dei pescatori ambientati su sfondi fotografici d’epoca, entrare in un’aula scolastica e in una bottega artigiana, avvicinarsi alle lingue, ai costumi e alle tradizioni, ai riti religiosi e agli oggetti della vita quotidiana.

Al terzo piano avrà modo conoscerne gli aspetti paesaggistici e monumentali attraverso un vasto repertorio di immagini riprese tra la fine dell’Ottocento e gli anni Trenta, potrà percorrere un viaggio nello spazio e nel tempo assieme agli uomini di cultura, pittori, scrittori e musicisti che fin dal secolo XVIII hanno studiato e amato l’Istria, Fiume e la Dalmazia, leggere le loro parole, ascoltare le loro composizioni e vedere i loro volti, fino ad arrivare al momento in cui tutto ciò è stato brutalmente interrotto dalla guerra, rappresentato da una stanza buia che, attraverso un filmato fortemente evocativo, permette di entrare nel dramma dello scontro nazionale e politico degli anni quaranta.

Il percorso continua seguendo il destino delle centinaia di migliaia di profughi costretti all’esilio, mostrando al visitatore gli oggetti e le carte che hanno accompagnato la loro fuga, tanti bauli e tante casse piene di stoviglie e di libri, i ricordi che si sono conservati e quelli che ci si è lasciati alle spalle per ricostruire delle nuove vite. Anche in questa fase, per aiutare il visitatore a capire la portata del dramma e delle sue conseguenze, vengono utilizzate immagini d’epoca assieme alle parole di gente comune e di intellettuali, tra cui lo scrittore Pier Antonio Quarantotti Gambini al quale viene dedicata una sala.

Non sarebbe possibile, però, concludere la visita senza vedere dal vivo le ventuno opere di proprietà dello Stato Italiano provenienti da diverse località dell’Istria che in questo momento sono conservate nel vicino Civico Museo Sartorio. Tavole di Paolo Veneziano, pale d’altare di Alvise Vivarini, Benedetto Carpaccio e di Giambattista Tiepolo, solo per citare qualcuno degli autori presenti, che le associazioni degli esuli sperano di accogliere prima o poi nelle sale di via Torino.  In attesa che, a livello ministeriale, si decida il destino di questi capolavori, il Comune concederà di visitare gratuitamente la sezione della pinacoteca in cui le opere sono esposte a chi si presenterà con il biglietto del Museo della civiltà istriana, fiumana e dalmata.

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