Confini da Gauguin a Hopper. Canto con variazioni

A Villa Manin una mostra di respiro internazionale con 136 capolavori di una cinquantina di grandi artisti dell’Ottocento e del Novecento

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confiniGauguinHopper

In tutto 136 capolavori di una cinquantina di grandi artisti dell’Ottocento e del Novecento e provenienti da 43 musei europei e americani. Una mostra unica, di respiro internazionale e allestita negli spazi restaurati dell’Esedra di Levante del magnifico complesso dogale di Villa Manin a Passariano di Codroipo, in provincia di Udine.

È Confini da Gauguin a Hopper. Canto con variazioni, l’attesissima esposizione che apre al pubblico il prossimo 10 ottobre, uno degli eventi di punta di GO! 2025&Friends, il cartellone di appuntamenti che affianca il programma ufficiale di GO! 2025 Nova Gorica – Gorizia Capitale europea della Cultura, offrendo proposte culturali in tutto il territorio regionale.

Promossa dalla Regione Friuli Venezia Giulia e dall’Ente Regionale per il Patrimonio Culturale – ERPAC FVG, la mostra è stata progettata e curata da Marco Goldin, con l’organizzazione dello stesso ERPAC FVG e di Linea d’ombra.

In quello che potrebbe essere definito a pieno titolo il “museo ideale” dell’arte internazionale degli ultimi due secoli, i visitatori vengono accompagnati in un emozionante percorso delle meraviglie e poi coinvolti in un piacere visivo che va di pari passo con il coinvolgimento e la riflessione intorno a un tema di eterna attualità, quello dei “confini”: fisici, geografici, culturali, i propri intimi confini, il qui e l’altrove, il qui che si fa altrove, confine come limite e come punto di partenza…

La mostra prende avvio da una sala introduttiva, che già ne delinea i contenuti: alcuni capolavori, anche di grandi dimensioni, come le opere di Anselm Kiefer Mark Rothko, dove il confine si fa, seppure in modo diverso tra i due, dilagante, a fissare linee che sono orizzonti. E ancora la famosissima “Onda” di Gustave Courbet, movimento verso l’immenso, vicina all’unione di montagne e cielo fissati sulla tela da Ferdinand Hodler. Per poi andare a Monet che, con “La chiesa di Varengeville”, va a proporre spazi sul mare di cui non si intravede la fine.

I due successivi percorsi sono riservati al confine interiore, allo sguardo dentro sé stessi, all’autoritratto. La sequenza è mozzafiato: Munch, Gauguin, Van Gogh, HodlerKirchner… Poi la galleria di splendidi ritrattiCourbet, Manet, Degas, Renoir, Modigliani, Bacon, Giacometti, nella ricerca nei volti di un confine quotidiano, anche con tutte le “bruciature” novecentesche.

Le successive due sale (la terza, fondamentale area) sono dedicate al rapporto tra l’uomo e la natura, figure e spazio soprattutto nella grande pittura americana tra Ottocento e Novecento. Molte sono le opere che per la prima volta giungono in Italia e in Europa, dai protagonisti della “Hudson River School” per giungere alla figura chiave di Homer a cavallo tra i due secoli, e poi nel Novecento soprattutto Hopper e Diebenkorn, due artisti che hanno reso la pittura americana uno scrigno di meraviglie. Infine, le modulazioni fantastiche di Andrew Wyeth. Per tornare quindi in Europa con l’interpretazione del rapporto figure e natura in grandi maestri come SegantiniBöcklin e Matisse.

“Alla ricerca del Paradiso perduto” potrebbe essere indicato come tema della quarta, ampia sezione. Eden esotici o più prossimi, espressi in opere universali, pietre miliari della storia dell’arte, da Gauguin a Monet, da Van Gogh a Cezanne e Bonnard.

Quando la ricerca dei confini non porta gli artisti verso la dimensione del lontano, accade che quei confini si spingano a farsi vicinanza, confidenza d’immagini altrimenti distanti. A questo è dedicata la quinta sezione, dove una quarantina di straordinarie xilografie giapponesi, raccolte in due successive sequenze (per non esporre troppo a lungo alla luce quei fogli preziosi), sono presenti. Provengono da un’unica collezione privata, con i maggiori nomi dell’ukiyo-e, da Utamaro a Eisen, da Hokusai a Hiroshige.

Monet e Van Gogh possedevano molte centinaia di quelle xilografie. L’arte, e quella francese in primis, ne fu ampiamente toccata. Il confine si tendeva al di là degli oceani e raggiungeva chi aveva lo spirito giusto per accogliere quel mondo incantato.

Tutto questo, già tantissimo, non è che il preludio per il gran finale di una mostra che resterà nella memoria di chi avrà la fortuna di ammirarla.

Impossibile sintetizzare ciò che attende i visitatori nella sesta sezione, che occupa l’intero piano terra dell’Esedra, con 60 opere che conducono verso i diversi confini compresi negli elementi naturali: montagne, mari, cieli e infine l’Universo. Insieme ad artisti come Caspar David Friedrich, l’immenso romantico tedesco, anticipatore tra l’altro delle atmosfere della pittura americana del primo Ottocento, di ColeBierstadt e Gifford.

A irrompere, a questo punto, è la montagna Sacra di Cezanne, la Sainte-Victoire, affiancata dalle cime dipinte da Hodler e dalle alpi svizzere di Segantini, a saldare l’immagine di vette con l’eterno della natura.

E il mare, confine da percorrere e attraversare: William Turner e Gustave Courbet, poi Monet. E ancora, Bonnard, Nolde, De Staël, qui in una sequenza mozzafiato nel segno dell’arancio del tramonto.

Il cielo, sopra a tutto, quando a interpretarlo sono Friedrich, Turner, ConstableBoudin, per sfociare infine nei cieli impressionisti di Monet, SisleyPissarro. Il passaggio tra Ottocento e Novecento è segnato dai cieli dipinti da Munch, e ancora Monet, Piet Mondrian, Edward Hopper, Emil Nolde.

Un’intera sala è riservata alle ninfee di Monet, in cui il cielo di Normandia si specchia nello stagno di Giverny.  Mentre arriva la transizione verso i cieli piatti di De Staël sopra la Senna a Parigi, per assurgere ai cieli interiori di un pittore immenso come Mark Rothko.

Confini. Da Gauguin a Hopper è una delle mostre più importanti a livello europeo e con essa il Friuli Venezia Giulia ribadisce la sua apertura internazionale e la volontà di offrire ai cittadini e ai visitatori un’esperienza culturale di altissimo livello – afferma il presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga -. Villa Manin, restituita nella sua piena funzionalità, diventa oggi luogo simbolo non solo della nostra storia, ma anche della capacità della regione di guardare al futuro, trasformando i confini in opportunità di dialogo e crescita condivisa”.

Le dichiarazioni del vicepresidente e assessore regionale alla Cultura e allo Sport, Mario Anzil: “La Regione Friuli Venezia Giulia ha fortemente voluto questa mostra capace di sottolineare continuità tematiche fra opere realizzate anche a decenni di distanza e animate da poetiche diverse – dal romanticismo di J.M.W. Turner all’impressionismo lirico di Paul Gauguin, dagli spazi aperti di Claude Monet alle atmosfere di Edward Hopper – e capace altresì di interpretare attraverso di esse il tema del confine in modo del tutto originale.

Il nostro obiettivo, infatti, è quello di promuovere una nuova chiave di lettura del concetto di confine: non più inteso come limite o fine di qualcosa, bensì come luogo di incontro e di scambio, come occasione di conoscenza e di amicizia tra i popoli, nel rispetto delle diverse identità culturali e storiche.

Ma il confine non è solo geografico: la cultura di frontiera canta anche quello, ora netto, ora labile, tra realtà e fantasia, tra ricordo e immaginazione del ricordo, tra passato e futuro, tra altezze e profondità. È in una molteplicità di declinazioni che la mostra intende immergere il visitatore, esplorando come le opere, attraverso differenti linguaggi e differenti sensibilità, disegnino questi spazi di passaggio e di trasformazione. Ogni limite si trasforma in un’opportunità di scoprire nuovi orizzonti interiori ed esteriori.

Un progetto così ambizioso ha potuto realizzarsi grazie alla sapiente regia di ERPAC, di Linea d’ombra e grazie alla collaborazione delle più importanti collezioni museali e private in tutto il mondo. È grazie ai radicali lavori di restauro e adeguamento dell’esedra intrapresi dalla Regione che le prestigiose opere di livello internazionale sono state concesse in prestito. Oggi la grande ala architettonica di Villa Manin non è più semplice elemento scenografico, ma spazio espositivo in grado di garantire i più alti livelli di sicurezza e di conservazione e capace così anche in futuro di ospitare mostre con i più grandi capolavori”.

Dichiara il curatore della mostra, Marco Goldin: “Quando, nella primavera del 2023, ho per primo proposto al Presidente Fedriga il progetto, così ampio e articolato, di questa mostra, pensavo anche con un certo timore all’ambizione che vi era compresa. E in effetti, avendo poi dialogato in questi due anni di preparazione con decine di direttori e curatori di musei di tutto il mondo, la cosa che mi sono sentita ripetere un po’ da tutti loro è stata proprio questa: l’ambizione del progetto.

Adesso che la mostra si apre e scorro dentro di me i tantissimi quadri che raccoglie, da oltre quaranta musei sia americani sia europei, penso che tutto questo lavoro non sia stato fatto invano. Sono orgoglioso di poter consegnare a una terra come il Friuli Venezia Giulia un simile progetto diventato realtà”.

E se posso esprimere un sentimento più personale, nel ringraziare il Presidente della Regione e tutta la giunta, è che colloco Confini da Gauguin a Hopper ai primissimi posti tra le centinaia di esposizioni che ho curato nella mia lunga attività. Perché da essa scaturisce, almeno per me, un’emozione senza fine. Un brivido che coglie al cospetto dello spazio dell’universo, quando l’anima vi si fonde.”

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Data

11 Ott 2025

Ora

09:30 - 18:00

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