Padre Brollo, nuova luce sull’archivio storico gemonese

imagazine_icona

redazione

11 Maggio 2021
Reading Time: 3 minutes
Condividi

Presentata l’esposizione “Serenissima porta d’Oriente”

Condividi

Presentata oggi a Udine la mostra “Serenissima porta d'Oriente. Dal Friuli alla Cina sulle orme di Basilio Brollo da Gemona“, che sarà inaugurata al Castello di Gemona del Friuli sabato 29 maggio con un concerto dei solisti della FVG Orchestra e proseguirà nel maniero e nell'edificio ex carceri fino al 24 ottobre con aperture nel rispetto delle normative anticovid.

“La mostra su padre Brollo da Gemona apre nuova luce sull'archivio storico gemonese, uno dei più importanti della regione, possibile meta di studiosi da tutta la Mitteleuropa e meritevole in un prossimo futuro di essere oggetto di un intervento di sistematizzazione e digitalizzazione”, ha commentato l'assessore regionale alla Cultura, Tiziana Gibelli, intervenuta assieme all'assessore regionale alle Finanze, la gemonese Barbara Zilli, al sindaco della città Roberto Revelant e all'assessore comunale alla Cultura Flavia Virilli.

“Fra Brollo fece qualcosa di assolutamente eccezionale di cui prendiamo consapevolezza soltanto ora grazie a questo progetto che ci consente di compiere una doverosa, seppur tardiva, opera di narrazione della sua importante figura anche fuori dai nostri confini regionali” ha evidenziato Gibelli.

Lo snodo della mostra si colloca nel 1420, anno del passaggio del territorio friulano dal Patriarcato di Aquileia alla dominazione della Serenissima. La Repubblica veneta aprì un ponte commerciale verso la Cina ed è in questo contesto che, 260 anni dopo, nel 1680, fra Basilio Brollo, sinologo e missionario francescano, colse l'occasione per compiere un viaggio a Canton al seguito della Sacra Congregatio de Propaganda Fide. L'esperienza instillò nel dotto gemonese e nella sua sensibilità di missionario, la necessità di redigere un dizionario sinico-latino. Fu la prima opera di questo genere nella storia moderna ed è attorno ad essa che la mostra ripercorre un tragitto spazio-temporale che attraversa quasi tre secoli e due continenti, dall'Europa alla Cina.

Come ha sottolineato Virilli, la volontà che “l'altro” ci comprenda è la chiave di lettura della mostra; concetto che mosse Brollo ad intraprendere un'impresa linguistica difficile, la cui complessità continua ad alimentare le ricerche e gli studi sulla sua figura e sul ruolo del linguaggio nella predicazione. La preoccupazione religiosa di trasmettere la parola di Cristo diventa il fine per cui prendere coscienza del plurilinguismo che caratterizza l'epoca in questo territorio, dove si mescolano italiano, friulano, tedesco e slavo.

Da qui nasce l'interesse attuale nelle ricerche svolte dai professori Giuseppe Trebbi e Miriam Davide dell'Università di Trieste e dal professor Giuseppe Marini, riguardo le radici della società gemonese e friulana nella prima età moderna. A Miriam Davide, in particolare, si deve la riscoperta dell'atto comunale con cui nel 1620 il Consiglio maggiore e minore della città attribuì all'unanimità il titolo di patrono di Gemona a Sant'Antonio.

Proprio dal santuario gemonese di Sant'Antonio arriva una delle opere in mostra, una pala di Palma il Giovane, in aggiunta a numerosi esempi di abbigliamento, arte ceramica, pittura e scultura che contribuiscono a restituire il legame tra Friuli e Cina, la vocazione commerciale della cittadina friulana, la sua capacità di ricostruzione dopo le avversità.

Per il sindaco Revelant si tratta di un'opportunità per promuovere Gemona all'estero e farne conoscere le ulteriori attrazioni culturali, grazie ad un calendario di eventi collaterali che sono stati realizzati con la collaborazione, tra gli altri, dell'Ente Friuli nel Mondo con il Fogolâr di Shanghai e dell'Istituto di studi ecumenici San Bernardino di Venezia, partner progettuali.

Visited 16 times, 1 visit(s) today