Prevenzione handicap, premiati gli studi di quattro triestini

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redazione

15 Gennaio 2019
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Iniziativa dell’AIRH

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Sissy Bassani, Chiara Cappelletto, Edoardo Schneider e Lorenzo Bascetta  sono i quattro giovani ricercatori premiati dall’AIRH (Associazione Italiana Ricerca Cura e Prevenzione Handicap di Trieste) per i loro studi innovativi riguardanti malattie che inducono disabilità.

La cerimonia di consegna dei premi di studio si è svolta all’Hotel Duchi d’Aosta di Trieste, presenti fra gli altri il presidente dell’AIRH Matteo Valente, il segretario e tesoriere Tullio Maestro, alcuni componenti del direttivo, nonché il vicepresidente dell’Ordine dei Medici di Trieste Dino Trento e il presidente della Fondazione Benefica Kathleen Foreman Casali Francesco Slocovich.

I quattro premi di studio, del valore di 1.500,00 euro l’uno grazie al sostegno della Fondazione Benefica Kathleen Foreman Casali, sono stati insigniti in base al giudizio dei referenti scientifici dell’AIRH, che sono i professori Giannino Del Sal, Paolo Gasperini, Mauro Giacca, Gianfranco Guarnieri e Gianfranco Sinagra.

“La Sezione di Trieste dell’AIRH – ha sottolineato il presidente Valente, ricordando che venne costituita nel 1992 da Licio Abrami e che la sua attività istituzionale è patrocinata dal Lions Club Trieste Host e dal Lions Club Duino Aurisina – è impegnata a sensibilizzare l’opinione pubblica e gli enti competenti sulla prevenzione dell’handicap, raccogliendo fondi per premi di studio e promuovendo corsi di formazione nel campo della genetica medica e molecolare nelle scuole superiori della provincia di Trieste (tenuti dalle dottoresse Francesca Bortolotti, Ambra Cappelletto e Ilaria Secco dell’ICGEB, con il coordinamento del Vicepresidente dell’AIRH Walter Routher)”.

I premi sono stati assegnati grazie ai fondi erogati dalla Fondazione Benefica Kathleen Foreman Casali (rappresentata dal Presidente Francesco Slocovich), istituita nel 2001 per volontà della signora Kathleen Foreman Casali e nel ricordo di quanto fatto dal marito Cavaliere del Lavoro Alberto Casali allo scopo di favorire ogni espressione culturale, di promuovere la scienza e la ricerca scientifica a livello nazionale e anche internazionale. La Fondazione finanzia anche con 3.000 euro i corsi di formazione organizzati dall’AIRH nelle scuole superiori di Trieste.

 

I PREMIATI e I LORO PROGETTI

 

Lorenzo Bascetta, dopo aver conseguito il dottorato in Biologia Molecolare della SISSA-Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati, è attualmente ricercatore presso l’unità di Oncologia Molecolare del Laboratorio Nazionale CIB.

Titolo: “Impatto della proteina p53 mutata sul microambiente tumorale attraverso il microRNA 30d” (presso l’unità di Oncologia Molecolare del Laboratorio Nazionale CIB sotto la supervisione del prof. Del Sal).

La proteina p53 è un importante soppressore tumorale e risulta alterata in circa la metà dei tumori umani. Il progetto di ricerca si focalizza sui meccanismi mediante i quali le forma mutate di p53 influenzano le cellule tumorali e il loro microambiente, che numerose evidenze hanno dimostrato svolgere un ruolo essenziale per la crescita del tumore e la sua disseminazione metastatica. Lo studio ha finora permesso di dimostrare che, nel cancro al seno, p53 mutata modula l’espressione di piccoli RNA non codificanti, anche secreti dalle cellule, che ora saranno investigati per valutare il loro impatto su alcuni componenti del microambiente tumorale quali i fibroblasti, le cellule endoteliali e la matrice extracellulare. I risultati attesi dalla ricerca favoriranno l’identificazione di potenziali bersagli terapeutici e biomarcatori non invasivi nei tumori che esprimono le forme mutate di p53.

 

Sissy Bassani, studentessa di dottorato in Scienze della Riproduzione e dello sviluppo presso il Laboratorio di Genetica Medica dell’IRCCS Burlo Garofolo di Trieste, è attualmente Visitor Phd all’Università di Losanna, in Svizzera.

Titolo: “Studi funzionali per la caratterizzazione di nuove varianti e nuovi geni coinvolti nella presbiacusia”.

La sordità o ipoacusia, consiste nella diminuzione della percezione uditiva e può essere causata da molteplici fattori genetici ed ambientali. Questo progetto di ricerca si è focalizzato sullo studio di un particolare tipo di perdita patologica dell'udito correlata all'età, la presbiacusia, patologia cronica estremamente comune e per la quale, ad oggi, non esiste una terapia. In seguito all’analisi di circa 500 pazienti affetti, provenienti da popolazioni geneticamente isolate del nord e sud Italia, l’utilizzo di tecniche di sequenziamento di nuova generazione ad alta processività ha permesso di individuare nuove varianti genetiche in sette geni potenzialmente associati alla presbiacusia. Una volta identificate tali varianti, l’espressione dei sette geni è stata analizzata e confermata a livello degli organi deputati alla percezione uditiva, sia in modelli murini che in modelli di Zebrafish, piccoli pesci facili da manipolare. Le varianti, sono state successivamente analizzate mediante studi funzionali in vitro, che hanno permesso di valutare il loro effetto a livello di mRNA, di espressione proteica e la possibile alterazione della loro via di degradazione. Con l’obiettivo di approfondire l’effetto di tali varianti in vivo, si è deciso di utilizzare una nuova tecnologia chiamata Crisper-Cas9, che ci permette di manipolare il DNA e introdurre, in modo stabile, le nuove varianti identificate nel DNA dei modelli animali precedentemente scelti. Questo permetterà di chiarire il ruolo patogenetico dei geni e delle varianti identificate nei pazienti analizzati al fine di sviluppare nuovi approcci terapeutici.

 

Chiara Cappelletto, medico specializzando presso la Scuola di Specializzazione in Malattie dell’Apparato Cardiovascolare dell’Università di Trieste, è responsabile del registro Cardiomiopatia Aritmogena del Ventricolo Destro della Cardiologia di Trieste.

Titolo: “Genetica e Cardiomiopatia Aritmogena dell’Apparato cardiovascolare: correlazione genotipo-fenotipo”.

L’obiettivo è la genotipizzazione del maggior numero di pazienti possibile arruolati nel Registro Malattie del Miocardio di Trieste con diagnosi di Cardiomiopatia Aritmogena del Ventricolo Destro (ARVC), una delle principali cause di morte improvvisa nei giovani adulti e negli atleti.

Dalla fine degli anni ’70 la Cardiologia di Trieste ha sviluppato un ambizioso progetto di raccolta e conservazione di dati clinico-strumentali dei pazienti con Cardiomiopatia.  Grazie a questa archiviazione rigorosa, oggi il Registro costituisce un prezioso patrimonio di informazioni riguardo il complesso mondo delle Cardiomiopatie.

La conoscenza delle mutazioni genetiche presenti nella popolazione di pazienti è premessa fondamentale per successivi studi di correlazione genotipo-fenotipo. Ad oggi, circa la metà dei pazienti in Registro con diagnosi di ARVC è stata indagata dal punto di vista genetico e l’obiettivo è un’estensiva caratterizzazione genetica della coorte.

Mettendo in relazione i risultati ottenuti dall’analisi del genotipo con le caratteristiche cliniche si mira ad individuare pattern clinico-strumentali specifici di alcuni genotipi e predittori genetici di outcome sfavorevole, che affiancati a quelli clinici, possano aiutare a individuare i pazienti con un profilo di rischio più elevato sui quali orientare scelte terapeutiche più aggressive per mezzo di rivalutazioni frequenti, valorizzazione di aritmie minori e precoce impianto di ICD, un dispositivo capace di prevenire la morte cardiaca improvvisa. 

 

Edoardo Schneider, laureato in Biotecnologie mediche dell’Università di Trieste e dottorando nell’ambito del progetto JuMBO, con attività sperimentale nel laboratorio di Medicina molecolare dell’ICGEB – Centro Internazionale di Ingegneria Genetica e Biotecnologia.

Titolo: “Identificazione e caratterizzazione di nuovi microRNA per l’ottimizzazione di approcci di terapia genica con CRISPR/Cas9”.

La precisa correzione di mutazioni patologiche, rappresenta il fine ultimo di una branca della ricerca, definita terapia genica. Un grande contributo in tal ambito è derivato dalla scoperta di un sistema enzimatico di origine batterica, chiamato CRISPR/Cas9, in grado di introdurre modifiche basate su un preciso “taglia e cuci” molecolare, definito ricombinazione omologa. Tuttavia, la tecnica risulta ancora troppo poco efficiente. In tal contesto s’inserisce il mio progetto, che ha come scopo l’identificazione di fattori in grado di aumentare la frequenza di successo della terapia genica. Lo sviluppo di questo lavoro ha quindi permesso d’identificare diverse molecole, definite microRNA (endogeni modulatori dell’espressione genica), in grado di aumentare l’efficienza della ricombinazione omologa sia in vitro, che in vivo. Concludendo, le informazioni acquisite ci incoraggiano a pensare come queste scoperte possano accorciare quel ponte che separa la ricerca di base dalla clinica.

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