Scoprire lo sport su una carrozzina

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redazione

7 Dicembre 2018
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Progetto Faber a San Vito al Tagliamento

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Inaugurato a San Vito al Tagliamento Ori e Valori 2018 con l’incontro in cui i ragazzi delle 5e elementari di San VitoSesto al Reghena e Morsano hanno sperimentato personalmente alcune discipline paralimpiche.

L’evento, che rientra nel Progetto Faber Giovani Artefici, è promosso dal servizio politiche giovanili del Comune e dalla rete del Comitato Disabili del Sanvitese, dalle associazioni sportive paralimpiche, dal CIP del Friuli Venezia-Giulia, tutti coordinati dallo staff del Pinna Sub San Vito Libertas,

circa 200 giovani sono entrati nei panni dei loro compagni disabili, sedendosi sulle carrozzine per giocare a basket e a tennis. Hanno poi sperimentato il sitting volley, il calcio balilla da seduti e il gioco delle bocce. Questo è molto simile a quello tradizionale, ma invece di lanciare la boccia (morbida), la si fa scivolare su un piano inclinato, in modo da metterla nella posizione giusta per impedire il gioco avversario. Ad aiutare i più piccoli con il tennis c’era anche Anastasia Doimo, recentemente premiata dal Panathlon per l’impegno profuso nella sua attività sportiva.

Ma gli alunni non hanno testato solo disabilità fisica, anche disabilità sensoriale. A occhi chiusi hanno provato a colpire la pallina con la racchetta da tennis e a superare un percorso a ostacoli, ognuno guidato e tenuto per mano da un compagno. Si sono cimentati inoltre nello showdown: una sorta di ping pong per non vedenti. Sono state coinvolte persino le maestre in una gara di velocità in carrozzina.

«In questa giornata – ha commentato il neo presidente del CIP FVG Giovanni De Piero – sono stati “invertiti” i ruoli. Fin troppo spesso se sei in carrozzina non puoi giocare. Qui invece giochi solo se sali sulla carrozzina. È un passo fondamentale per far capire che la carrozzina è solo uno strumento, che per i disabili può significare la libertà. E questa esperienza per i ragazzi delle scuole è fondamentale innanzitutto per imparare ad apprezzare quello che hanno, ma anche per entrare in empatia con i propri compagni disabili, sperimentando personalmente le difficoltà che affrontano».

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