Orgoglio bisiaco

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Livio Nonis

22 Maggio 2018
Reading Time: 5 minutes

Gian Carlo Blasini

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Ecco Gian Carlo Blasini, il Notaro “Toio Gratariol” del Carnevale Monfalconese che da trent’anni fa coppia con Sior Anzoleto Postier durante la cerimonia della lettura del testamento e della Cantada in piazza.

Ma non è solo quello; è membro del Comitato del Carnevale Isontino, fa parte della redazione della rivista La Cantada, è il presidente del Consorzio Isontino Giuliano delle Pro Loco delle province di Gorizia e Trieste, e da 35 anni è l’anima della Pro Loco di Monfalcone di cui, per 6 anni, è stato il presidente, e tuttora riveste la carica di direttore artistico delle manifestazioni che il sodalizio organizza nella città dei cantieri. Citando le più importanti: il “Canta Festival de la Bisiacaria”, festival canoro della canzone dialettale; il Carnevale monfalconese; la Festa del Vino; la Festa del Bosco; “Magnemo fora de casa”… Nel 2010 l’Amministrazione comunale di Monfalcone lo ha premiato con i sigilli della città.

Gian Carlo Blasini, trent’anni di Notaro: come è nata questa figura divenuta assieme a Sior Anzoleto l’emblema del Carnevale monfalconese?

«La figura del Notaio, o Notaro per dirla alla bisiaca, è la rivisitazione di quel personaggio degli inizi del ‘900 – poi scomparso con l’introduzione della sposa – che era il “secretario”: lui aveva il compito di ufficializzare gli appuntamenti del carnevale. Ancora oggi il Notaio ha il compito di ufficializzare e dare il consenso alla lettura del testamento di Sior Anzoleto e di far giurare alla cittadinanza l’impegno di continuare sempre la tradizione della Cantada».

Qual è il ricordo più simpatico che conserva di questi trent’anni di Notaro?

«Uno degli episodi più simpatici che mi vengono in mente risale al carnevale del 2000 quando siamo arrivati a bordo di un elicottero; oppure nel 2007 quando abbiamo fatto il corteo a lutto con tanto di sposa in nero, ghirlanda e urna, per la  comparsa prematura del “biscotto della piazza”, ovvero l’isola pedonale della piazza di Monfalcone, completamente “scomparsa” dopo i lavori».

Lei è presidente delle Pro Loco consorziate di due province e contemporaneamente direttore artistico della Pro Loco di Monfalcone, una delle più importanti del mandamento: una passione o un sacrificio?

«Più che un sacrificio è un bel impegno, però le Pro Loco consorziate sono tutte associazioni con parecchi anni di esperienza e con la loro professionalità, quindi al di là degli impegni istituzionali, le assemblee o altre necessità di gestione – di contabilità o di coordinamento – sanno essere indipendenti. Inoltre mi avvalgo di una eccellente collaborazione con la segreteria del consorzio. Per fare il direttore artistico ci vuole invece molto più tempo e impegno, anche perché tutti gli eventi devono essere pianificati con mesi di anticipo, in modo che nei giorni dello svolgimento ogni aspetto fili liscio».

Ovvero?

«Organizzare un evento oggi non è cosa semplice: bisogna fare i conti oltre che con i costi, anche con una burocrazia  esagerata e con il rispetto di severe norme di sicurezza, altrimenti il carnevale o altri appuntamenti non potrebbero avere luogo. Si tratta di un lungo lavoro di squadra, dove ogni componente del Direttivo porta il proprio contributo. Dopo mesi di riunioni, preventivi, programmi e progetti, vedere che alla fine tutto è andato a buon fine e con la partecipazione di tanta gente rappresenta per noi la soddisfazione più grande».

Il Canta Festival de la Bisiacaria è un altro evento che registra ogni anno il tutto esaurito di pubblico: secondo lei come mai?

«Il Festival nel 2018 festeggerà i suoi 15 anni, a confronto di altri concorsi regionali è molto giovane, ma sin dalla prima edizione ha destato interesse e curiosità. Ogni anno collaborano le principali associazioni culturali della Bisiacaria, molti poeti, musicisti e cantanti, ha il patrocinio di tutti i Comuni e di tutte le Pro Loco del territorio, e il sostegno fondamentale della Fondazione Ca.Ri.Go. Sono collaborazioni preziose per la nostra cultura e il nostro dialetto. Il Canta Festival de la Bisiacaria è nato per promuovere, riscoprire, divulgare la nostra parlata, la storia, la tradizione attraverso le canzoni popolari che sono l’anima di un gruppo sociale».

Per Gian Carlo Blasini perché è importante che la cultura bisiaca non si disperda?

«Proprio le canzoni mettono sulla bocca dei giovani e degli anziani quel dialetto che tutti abbiamo paura che scompaia: salvare il dialetto vuol dire volergli bene e salvaguardare la nostra parlata per trasmetterla alle nuove generazioni. Sono convinto che manifestazioni come il Canta Festival o il Carnevale con la Cantada siano il giusto veicolo per tramandare quelle tradizioni che appartengono alla nostra cultura. Divertendosi poi si impara meglio: quando sul palco del teatro presento il Festival, uso volontariamente l’italiano e il bisiaco, a seconda delle situazioni, anche perché certe battute in dialetto sono più divertenti. Senza dimenticarci della rivista La Cantada, un vero e proprio contenitore della nostra storia e della nostra cultura, che da 64 anni raccoglie fatti e misfatti, racconti, poesie, vignette e arte delle nostre terre. Una pubblicazione che da sempre viene collezionata e, consultando i numeri antichi, si possono ricostruire il clima e le situazioni che si vivevano nei tempi passati».

Torniamo alla Pro Loco di Monfalcone: quante persone sono coinvolte in questa realtà?

«Noi della Pro Loco di Monfalcone e di tutte le altre del territorio confidiamo nell’interesse delle nuove generazioni, cerchiamo di avvicinare i giovani coinvolgendoli nelle nostre attività, anche se l’impresa non è semplice, in quanto la gioventù di oggi ha altri interessi e si dedica ad altre cose. Tuttavia noi operiamo affinché in qualche giovane nasca lo stimolo di dare il proprio contributo, divenendo magari il nuovo Sior Anzoleto o Toio Gratariol, più o meno come è successo a me all’età di 24 anni, quando sono stato stimolato dagli anziani della Pro Loco a entrare nel Direttivo per portare avanti quell’eredità di storia e tradizioni che mi hanno lasciato. Da quel giorno sono passati 35 anni e non ho ancora finito».

C’è un saluto speciale che Gian Carlo Blasini desidera rivolgere ai bisiachi?

«Innanzi tutto li ringrazio per avermi festeggiato in occasione dei 30 anni da Notaio. Poi voglio ricordare un antico proverbio locale: pitost de perdar le tradizion, xe mei brusar al paese (piuttosto che perdere le tradizioni è meglio bruciare il paese, ndr)».

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