Acquisto, quindi sono

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Cristian Vecchiet

21 Luglio 2017
Reading Time: 4 minutes

Necessario e superfluo

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La nostra è conosciuta come la società dei consumi. Questo vuol dire che si caratterizza, tra gli altri aspetti, per l’acquisto continuo e a volte esasperato di beni di consumo anche quando questi non sono affatto necessari. È noto che il mondo pubblicitario induca in modo quasi compulsivo all’acquisto di beni che perlopiù corrispondono a bisogni fittizi e non reali. È un fenomeno sociale ed economico per il quale ciò che conta è il comprare al fine di far produrre e consentire l’incremento dei profitti dei produttori.

Il fenomeno appena delineato è trasversale a tutte le generazioni ma particolarmente evidente nel mondo giovanile. I ragazzi avvertono il bisogno di acquistare oggetti per identificarsi con quanto tali oggetti simboleggiano. I bambini e gli adolescenti rappresentano un target determinante per chi si occupa di marketing. Costoro non solo influenzano gli acquisti della famiglia ma inducono i pari all’acquisto e non di rado possiedono loro stessi un certo potere di acquisto.

L’acquisto di beni non necessari a volte assume i tratti di una tendenza ossessiva. Il mercato punta a indurre l’acquirente al consumo fine a se stesso con l’intento di produrre utile. Il consumatore è considerato solo un soggetto che viene sollecitato a ricercare la gratificazione immediata di bisogni perlopiù indotti.

Nonostante la crisi economica e industriale, la tendenza consumistica permane. Infatti il problema di fondo è di  ordine culturale, morale ed educativo. La mentalità e lo stile di vita di molti sono consumistici. Le difficoltà economiche spingono a rivedere questo stile cognitivo e i principi che lo innervano. Tuttavia, si tratta di mentalità e di prassi fortemente radicate e pervasive che, per essere cambiate, necessitano di impegno educativo prolungato e deciso.

La portata antropologica di questo processo è notevole. L’uomo viene abituato a soddisfare al più presto bisogni superficiali ed è indotto a considerare e soprattutto a vivere come necessari bisogni che sono in realtà superflui. In questo modo egli fa propri valori materialistici e consumistici ed è condotto a vivere tutto secondo criteri di mero consumo. I beni superflui e la loro abbondanza inducono la persona a vivere tutto con superficialità e a livellare le cose di valore. Ne deriva che tutto rischia di essere livellato in basso, e il possesso di beni materiali diviene criterio di misura e di giudizio.

Cambiare la prospettiva non è facile ma è possibile. I problemi complessi si risolvono solo mediante risposte complesse. Il punto determinante è cambiare mentalità e stile di vita. Per farlo bisogna ricorrere a strategie plurime e interconnesse. Per cambiare rotta, l’attenzione educativa alla parsimonia e al rispetto delle cose deve avvenire fin dall’infanzia. I genitori devono imparare che non si deve dare tutto ciò che il figlio chiede e che non è bene assecondare i figli né in tutto né nell’immediato. Né tutto né subito, questo è determinante. Il genitore deve far percepire che non tutto è dovuto e che tutto ciò che viene regalato ha una sua importanza e costa sacrificio. Il genitore deve insegnare al figlio ad apprezzare quello che riceve. E deve far passare il messaggio che quanto gli dà non è subito sostituibile.

È importante concedere le cose quasi col contagocce e insegnare a godere delle singole e piccole cose. In caso contrario si rischia di assecondare il senso di onnipotenza e di rinforzare il narcisismo e l’egocentrismo. Deve passare attraverso i fatti l’idea che non tutto è dovuto e che non tutto è possibile. Ci sono tante piccole azioni quotidiane che aiutano ad acquisire uno stile sobrio. È una modalità che può risultare efficace anche con gli adolescenti e i ragazzi.

Per esempio: perché non cercare di aggiustare le cose  quando si rompono, piuttosto di cambiarle? Oppure perché comprare necessariamente le cose di marca? Perché non cercare di riciclare, quando possibile? Queste sono piccole scelte che possono aiutare a ritessere una quotidianità diversa. Risparmiare, riciclare, aggiustare non sono solo un modo per non spendere inutilmente soldi, ma rappresentano gesti che aiutano a dare meno attenzione alle cose che contano meno e più attenzione a quelle che contano di più. Inoltre queste azioni sollecitano la fantasia e la creatività e incentivano una propria personale soggettività.

Le piccole pratiche quotidiane ripetute nel tempo rendono virtuosi chi le pratica. Tuttavia, è importante che gli atteggiamenti siano sostenuti da un cambio di mentalità. Innestare e sostenere un modo diverso di pensare mediante il dialogo aiuta a rivedere il proprio modo di concepire il mondo e soprattutto le proprie priorità. Essere  consapevoli della scala dei propri valori di fatto assunta ed essere disponibili eventualmente a rivederla è un passo fondamentale per un cambiamento di stile di vita. Per questo dare delle buone motivazioni al cambio di prospettiva aiuta non poco. Questo vale soprattutto per i giovani e per gli adulti. Il punto è cercare di cambiare lo stile di vita, gli schemi mentali e affettivi mediante scelte e azioni quotidiane consapevoli.

Infine, per favorire e indurre ai gesti virtuosi e al cambio di mentalità, determinante è, come sempre, l’esempio delle figure significative: i genitori, gli insegnanti, gli educatori. Le figure sentite come importanti hanno un ruolo decisivo perché rappresentano gli stili cui chi è in fase di sviluppo cerca di identificarsi. La pedagogia dell’esempio rimane quella più incisiva.

Le virtù della moderazione, della sobrietà, del risparmio aiutano a considerare e a vivere la vita dando il giusto valore alle cose. Consente inoltre una maggior padronanza di se stessi, un rapporto più equilibrato con le cose e un rapporto più libero con le persone. L’educazione alla moderazione del consumo e al riutilizzo delle cose appare pertanto una prospettiva non eludibile, aiutando così chi è nella fase dello sviluppo a diventare un adulto responsabile.

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