Un trattore impegnato nello sfalcio dell'argine del torrente Torre, un piccolo cedimento ed ecco affiorare, dal terreno sottostante, uno spezzone di storia recente a Tapogliano.
Un buco “pericoloso” che la locale Protezione Civile si è premurata a delimitare, in attesa dell'intervento degli uffici competenti per eventualmente bonificare e mettere in sicurezza tutta l'area.
Tra gli anni 60 e 80 anche in questo territorio era attiva la “Soglia di Gorizia”, una serie di installazioni militari fisse, atte a contrastare un eventuale invasione da parte del “Blocco Sovietico”. Le opere erano state finanziate in buona parte con fondi della Nato e si componevano di diverse casematte, bunker e postazioni per l'osservazione, variamente armate (cannoni, veri carrarmati interrati, mitragliatrici, postazioni antiaeree).
Altre simili opere sono presenti nel goriziano, cividalese, Val Canale, tolmezzino, pordenonese e zona di Bolzano. A presidio di questi siti c’erano vari reparti di fanteria d'arresto, il più noto nella bassa friulana era il 33° Ardenza con il suo distaccamento presso la caserma di Perteole.
Buona parte di queste fortificazioni non sono più visibili causa di una operazione di recupero ferroso e restano solo delle collinette lungo l'argine destro del Torre e dell’Isonzo.
Una curiosità, la linea seguita da questi manufatti sembra quasi sovrapporsi alla “linea difensiva degli argini” costruita durante la Prima guerra mondiale e mai utilizzata perché aggirata dalla disfatta di Caporetto.
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