Il giallo al femminile

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Francesca Ghezzani

26 Luglio 2020
Reading Time: 5 minutes

Tiziana Elsa Prina

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Quando la passione per il crime incontra l’esperienza maturata da anni nel mondo editoriale nasce una casa editrice, Le Assassine, che vuole dare voce alla letteratura gialla proponendola nelle sue svariate sfaccettature – giallo a suspence, deduttivo, hard boiled, psicologico, noir –, negli stili più diversi – fantasiosi, essenziali, sofisticati, semplici, d’antan – e nei contesti geografici più vari – Marocco, Malesia, Canada, ma anche Germania, Francia…

L’idea è della fondatrice Tiziana Elsa Prina, che come un piccione viaggiatore ha deciso di scovare ai quattro angoli del globo penne che siano solo straniere e solo al femminile, tanto del passato con la collana Vintage quanto del presente con quella Oltreconfine.

Tiziana, perché hai deciso di dar vita a una casa editrice così particolare?

“La decisione di fondare una casa editrice come Edizioni Le Assassine è nata con il desiderio di chiudere un po’ il cerchio delle mie esperienze di vita e di lavoro. Sono laureata in lingue e letterature moderne, ho lavorato come accompagnatrice turistica in giro per il mondo, ho vissuto tre anni all’estero, ho tradotto una cinquantina di libri e più, ho lavorato come redattrice di una rivista accademica, ho curato per cinque anni una rassegna stampa per la Ue monitorando eventi in cinque Paesi dell’Unione europea e infine ho fatto scouting editoriale per alcune case editrici che hanno portato alla pubblicazione in Italia di alcuni libri. Dopo tutto questo mi sono detta: e se adesso mettessi insieme tutto quello che ho appreso e pubblicassi io i libri che mi piacciono? E così è stato”.

Quali gli oneri e quali gli onori che ti sei trovata di fronte?

“Oneri parecchi, soprattutto se sei un piccolo editore, praticamente sono uguali a quelli dei grandi senza i mezzi di diffusione e di distribuzione che loro si possono permettere. Onori? La soddisfazione personale di non aver mai ricevuto finora una recensione o una critica negativa dei libri pubblicati, e ti assicuro che questo vuol dire moltissimo e ti spinge a continuare, nonostante la difficoltà del mercato”.

La ricerca delle opere che porti in Italia, per entrambe le collane, non si circoscrive alla trama tipica di un giallo in cui avviene chiaramente un omicidio a cui seguono poi le relative indagini e, infine, la scoperta del colpevole… C’è molto di più. Vuoi spiegarci cosa?

“Ho sempre amato la letteratura gialla – sottolineo la parola letteratura, perché non siamo di fronte a un genere di serie B: infatti a mio avviso, la distinzione va fatta tra bravi e cattivi scrittori, poi il giallo è solo una struttura per renderlo riconoscibile tra mille filoni. Dicevo che amo il genere giallo, ma sinceramente mi piace che la storia narrata abbia degli elementi in più rispetto alla sequenza: delitto – indagine da parte di un detective – scoperta del colpevole. Nella collana Oltreconfine, dedicata alle scrittrici contemporanee, cerco anche di narrare quel pezzo di mondo in cui le autrici vivono, e per questo loro provengono dal Botswana, dalla Malesia, dal Marocco, ecc., luoghi un po’ distanti dal modo di vedere e pensare a cui siamo abituati. Tuttavia non mancano una scrittrice francese, una tedesca e una canadese che, pur essendo più vicine a noi come cultura, hanno scritto storie davvero originali. Del resto molte delle nostre scrittrici possono vantare diversi riconoscimenti e premi nei propri Paesi, e il nostro intento è far conoscere il loro valore e la loro originalità anche qui, tra i lettori italiani. Diverso il discorso nella collana Vintage, dove c’è sì una trama classica, ma dove possiamo fare un tuffo nel passato, riscoprendo un mondo che non esiste più”.

La letteratura gialla e il suo pubblico sono in continuo divenire o, dall’alto della tua esperienza, le correnti e i gusti sono di fatto sempre gli stessi?

“Non so se faccio un’affermazione semplicistica, ma a mio avviso esistono due tipi di lettori e da qui la nostra idea di due collane: nella collana Vintage, quella per intenderci del giallo deduttivo del passato, il lettore cerca, diciamo, una rassicurazione e una piacevole lettura in cui si sente coinvolto per risolvere il caso. Gli omicidi non sono mai efferati e la giustizia trionfa sempre, per cui dal caos che implica il delitto si ritorna a una condizione in cui tutto è nuovamente sotto controllo, grazie all’abilità dell’ispettore di turno. Nella collana Oltreconfine, dedicata alle autrici contemporanee, il lettore cerca di più la suspence e quel brivido che un romanzo vero page-turner conserva fino all’ultimo. Non esagero nel dire che vi è la ricerca di una condizione adrenalinica che si scioglie, o perlomeno dovrebbe sciogliersi, alla fine del romanzo, una sorta di catarsi moderna”.

Trovi che le trasposizioni cinematografiche dei libri gialli di una volta e di quelli odierni conferiscano un valore aggiunto alle opere o vadano, in qualche modo, a sminuire alcune sfumature presenti sulla carta?

“Direi che la risposta non può essere univoca, perché dipende molto dal valore del libro e della trasposizione cinematografica. Ho però notato che i libri vintage fin qui pubblicati hanno spesso attratto i registi che ne hanno fatto una trasposizione cinematografica davvero interessante, resa affascinante dalla patina del tempo. Ora poi stiamo per pubblicare un libro che uscirà come film in Italia e la cui protagonista principale è Isabelle Huppert. Ti saprò dire qual è il risultato, anzi mi auguro che i lettori ci offrano il loro feedback”.

Infine, ci vuoi parlare del vostro ultimo libro da poco uscito per la collana Vintage, “Il divorzio non si addice a Enid Balfame” scritto da Gertrude Atherton?

“Si tratta di un vintage del 1916, che appunto ha visto una versione cinematografica nel 1917. A parte il delitto, che troverà la soluzione solo nelle ultime pagine, il romanzo è molto intrigante perché oltre a descrivere la vita di una cittadina di provincia americana, abitata da wasp, ovvero dai bianchi puritani, agli inizi del secolo scorso, sa ridare lo spirito con cui venivano affrontati temi come l’emancipazione femminile nelle professioni, la gestione della giustizia nelle aule di tribunale (un assaggio di quello che sarà anni dopo Perry Mason), il ruolo fondamentale della carta stampata nel manipolare l’opinione pubblica (tema ancora attualissimo). A questi si aggiungono i personaggi che animano la storia e che Gertrude Atherton sa tratteggiare in modo accurato e non privo di ironia. In primis la protagonista che risulta essere un miscuglio di perbenismo, astuzia, freddezza e, nello stesso tempo, spirito tumultuoso”. 

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