La scuola al tempo del Coronavirus

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Livio Nonis

20 Marzo 2020
Reading Time: 3 minutes

Dalle medie alle elementari: due esempi concreti

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Scuole chiuse da un mese circa, insegnanti e alunni a casa. Ma c'è gran voglia di continuare a imparare e, dall'altra parte, quella di insegnare.

Ora che il periodo è decisamente “grigio” gli alunni si accorgono quanto sia importante apprendere.

È quanto emerge dal confronto con un’insegnante di una scuola secondaria di primo grado dell'isontino.

“Grazie al registro elettronico – ci spiega – ho la possibilità di interfacciarmi con i tutori dei ragazzi e di conseguenza anche con loro. Ci sono problemi con le connessioni non sempre funzionanti, ma alla fine ci si incontra. Si deve però comunicare la lezione 48 ore prima dell'evento. Finalmente, anche se solo virtualmente, suona la campanella, i computer sono tutti accesi, il social network (Hangouts è un’applicazione di messaggistica istantanea e di VoIP sviluppato da Google Play) è attivo. Sono le nove, prima cosa si fa l'appello: quasi tutti presenti i ragazzi di una terza con gli esami imminenti, perciò un po' in fibrillazione. Inizia la lezione di matematica, l'argomento è impegnativo, i ragazzi sono attenti, fanno delle domande, si interfacciano tra loro”.

L'insegnante è contenta di questo modo di lavorare. Alla fine uno studente alza la mano e chiede di ripetere un vecchio esercizio, non lo capisce: la professoressa con perspicacia e pazienza ripete ogni passaggio, alla fine è soddisfatta dal bagliore degli occhi del ragazzo, lo studente ha capito e ha risolto il problema.

Come capita nella scuola reale suona la campanella, ci sono altri studenti e altre lezioni.

Alle 13 i personal computer si chiudono, ma fra poco ci sarà il Consiglio docenti, per discutere discutere come stanno andando le cose, se le metodologie sono buone.

È un periodo intenso ci confida la prof: “Innanzitutto manca il contatto con gli studenti; questo modo di insegnare innovativo è molto impegnativo: passiamo la giornata davanti al pc, è tutta un’altra cosa, un altro mondo, ma dobbiamo rimanere a casa, per il bene di tutti ed è una cosa che i ragazzi hanno capito. È un'esperienza che porteranno con sé per tutta la vita”.

Dalle scuole medie ci spostiamo alle elementari.

Spiegare ai bambini delle primarie, specialmente ai più piccoli, perché non si va a scuola, perché non si può uscire di casa, non è cosa semplice. Essendo agli inizi della loro esperienza scolastica non possono perdere lunghi periodi di apprendimento, perciò ogni istituto ha preso le contromisure per ovviare a questo momento di difficoltà.

Abbiamo preso a campione una scuola del territorio udinese che ha trovato un sistema (ogni scuola ha il suo) per fare lezioni a distanza. Questa scuola ha affrontato la situazione straordinaria attivando modalità e strumenti al fine di restare in contatto con gli alunni e le loro famiglie: le attività di insegnamento/apprendimento a distanza che stanno sperimentando e perfezionando sono per la maggior parte nate con l'emergenza attuale.

Tutte le proposte (ripasso/consolidamento degli argomenti precedentemente trattati o argomenti nuovi) alle classi vengono accompagnate dall’invio tramite e-mail di materiali, schede da stampare, pagine dei libri da svolgere, file audio e video (disponibili in rete oppure preparati dal corpo insegnante), link a esercizi e giochi didattici, oppure creando piattaforme on line.

I docenti si sono accordati per non sovraccaricare di impegni i bambini e trovare un equilibrio tra le varie discipline. Talvolta è stato richiesto il rinvio dei compiti eseguiti per provvedere alla correzione oppure sono stati forniti strumenti per l’autocorrezione.

Pare che tutti gli alunni abbiano avuto la possibilità di attingere a questi materiali avendo a disposizione connessioni internet e dispositivi tecnologici. Molte agenzie educative o case editrici hanno affiancato il personale scolastico mettendo a disposizione varie risorse.

Ora si sta valutando la possibilità, visto il protrarsi della sosta forzata, di valutare anche sotto forma di giudizi/voti il lavoro dei bambini: seppure senza il diretto contatto fisico l’anno scolastico continua.

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