Lungo le rive dello Judrio

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Margherita Reguitti

19 Dicembre 2017
Reading Time: 3 minutes

Presentazione ufficiale a Cormòns

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Sarà presentato martedi 19 dicembre alle 18.30 a Cormòns nella Sala civica di Palazzo Localetti il volume  Lungo le rive dello Judrio di Hans Kitzmüller, edizioni Braitan, con foto di Luigi Vitale e descrizione naturalistica di Michele Tofful

Non solo un volume ma un progetto. Lo scorso autunno infatti è stata presentata l’associazione Judrio, presieduta dallo stesso autore, nata con l’obiettivo di tutelare questo fiume dimenticato, nei secoli linea di confine fra due mondi storicamente contrapposti: fra il Patriarcato e i Conti di Gorizia nel XI secolo, dopo fra la Serenissima e l’Austria  trecento anni. Quindi nel secolo scorso frontiera liquida fra Italia e Federativa Jugoslava. 
Scorre per 50 chilometri, Judri in friulano e Idrija in sloveno, dalle sorgenti in Slovenia nel massiccio del Kolovrat, fino allo sfociare nel Torre a Romans d’Isonzo. 

Lungo le sponde un tempo esistevano delle spiagge ghiaiose. Qui, negli anni Trenta, si praticava la balneazione, come testimoniano le foto pubblicate, finestre su atmosfere private di un'epoca.  Assieme all'Album di Autunno di Luigi Vitale e a molte altre immagini a colori rendono la pubblicazione piacevolmente godibile. 

Il rivo a carattere torrentizio con 4 affluenti apre il suo percorso in una valle poco modificata dall’uomo, ricca di vegetazione, di boschi e di fauna.

Una ricchezza da scoprire lo Judrio, presenza sul territorio dalle grandi potenzialità nel settore dell’eco-turismo, che il volume di Hans Kitzmüller narra con uno stile avventuroso da romanzo di viaggio. Pagine di storia di ieri e progetti per domani, rese uniche dalle memorie e dagli album di famiglia, dalle testimonianze di poeti, storici, cantanti, intellettuali che ne hanno percepito il fascino discreto.

Il volume inoltre suggerisce riflessioni e itinerari escursionistici guidati e offre una dettagliata descrizione naturalistica, dalle sorgenti sino al suo perdersi nel Torre.

Ecco come lo presenta a iMagazine l'autore.

Nella torrentizia discesa dalle pendici del Kolovrat verso la pianura friulana, lo Judrio si ritrova a scorrere fra due fiumi importantissimi e famosissimi, uno il Natisone, eccezionale dal punto di vista naturalistico e l’altro, appunto, l’Isonzo, magnifico sotto ogni aspetto. Poco conosciuto in generale e da tempo in parte dimenticato e trascurato dalla stessa popolazione del suo territorio lo Judrio si distingue però nettamente dal Natisone e dall’Isonzo non tanto per le dimensioni quanto innanzitutto per il ruolo assegnatogli dalla storia.  
Dal Medioevo al primo colpo di fucile della Grande Guerra
Lungo le sue rive ne restano ancora alcune significative testimonianze che coprono un arco di tempo che va dal Medioevo sino alla fine del ventesimo secolo. Risalendo in pianura il corso del nostro fiume ci imbattiamo ad esempio nella rovina della chiesetta di San Quirino, dove nel 1202 si era raggiunta la pace fra il conte di Gorizia e il Patriarca. In qualche cortile privato si può ammirare il leone di San Marco scolpito su qualche cippo del confine che a lungo passava tra Brazzano dominata dalla Serenissima e Cormòns fedelissima al monarca austriaco. Proseguendo, a Sant’Andrat del Judrio si può notare l’insegna della Osteria all’Armistizio dove, secondo la leggenda, ufficiali asburgici e sabaudi concordavano davanti ad un bicchiere di vino termini e condizioni di quell’armistizio che poneva fine alla ingloriosa guerra del 1866 e che sarebbe stato poi siglato a Cormons. Seguiva quasi mezzo secolo di pace. Una stele a Visinale ricorda il colpo di fucile sparato dopo mezzo secolo di pace da Italiani contro l’Austria sino a qualche giorno prima loro alleata per impedire che militari regio-imperiali minassero il ponte fra Visinale e San Rocco, indispensabile per poter invadere qualche giorno dopo il Goriziano. A quel primo colpo di fucile seguirono milioni e milioni di altre esplosioni per anni lungo l’Isonzo e sul Carso. 
Ultima frontiera fra capitalismo e comunismo
E risalendo poi la valle sempre più stretta verso nord nello scorgere, a Miscecco, Molino Vecchio e Claniz, valichi di confine di seconda categoria in rovina, ci torna alla mente la seconda metà del secolo scorso, l’epoca cioè in cui l’alta valle dello Judrio segnava la angosciante e sempre minacciosa linea divisoria fra occidente capitalista e oriente comunista: la cortina che aveva fatto concentrare lungo tutto il confine orientale un numero incredibile di bunker e caserme.

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