In punta di piedi nei Paesi dei minareti

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Margherita Reguitti

18 Ottobre 2022
Reading Time: 2 minutes
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Pubblicato da Vita Activa Edizioni

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Le vite di tre donne si incrociano negli anni ’80 del secolo scorso in Arabia Saudita seguendo le destinazioni lavorative dei mariti.

Il racconto di cosa ha significato per loro questa esperienza in un Paese lontano, dalla lingua, abitudini, cultura e religione diverse e forse poco note, viene raccontata in presa diretta dalle protagoniste che trent’anni dopo si ritrovano casualmente in una di quelle bizzarre e impreviste svolte della vita.

Nadia De Biagi di Trieste, Rosanna Corda di Pordenone e Giovanna Guslini di Varese condividevano un sogno: incontrare genti e conoscere posti lontani. Le loro storie, esperienze, pensieri e flessioni a distanza di anni dal soggiorno nel paese arabo, in contatto con una società assai diversa da quella italiana, sono diventate un libro sul significato dell’incontro con l’altro, dal titolo “In punta di piedi nei Paesi dei Minareti”, uscito per Vita Activa Edizioni di Trieste.

A Jeddah, porto del Mar Rosso dove si incontrano e iniziano a frequentarsi, nasce fra loro un sentimento di stima, favorito dalla comune esperienza professionale di insegnanti alla scuola italiana, ma anche di forte simpatia. Nonostante ciò, ingessate nei loro ruoli, non hanno modo di scambiarsi confidenze e, di fronte a ostacoli e frustrazioni quotidiane, ciascuna elabora le proprie strategie.

Trascorrono alcuni anni e arriva per le giovani donne il momento di lasciare il Paese islamico; seguendo strade diverse in giro per il mondo.

Le tre si perdono di vista. Dopo un trentennio, una straordinaria coincidenza le fa ritrovare. Si lasciano allora trasportare dalla memoria dalla quale affiorano luoghi, volti, incontri, scontri, situazioni che hanno segnato in modo indelebile i loro percorsi esistenziali stimolanti, felici e sereni.

Le tre storie si intrecciano, cementando una nuova sincera amicizia. Sì, perché Giovanna, Nadia e Rosanna hanno scoperto di avere molto in comune e, soprattutto, di aver saputo avvicinare quel mondo lontano servendosi della stessa unica, indispensabile, preziosissima chiave di accesso: “Camminare in punta di piedi in casa d’altri”.

 

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