La calma dei forti

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Giuliana Dalla Fior

7 Settembre 2011
Reading Time: 5 minutes
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Mara Navarria, la signora della scherma

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Capita che non si conoscano i campioni che danno lustro e fama al Friuli Venezia Giulia e che talora abitano proprio nella porta accanto. Così, non tutti gli abitanti della nostra regione sanno di poter essere fieri di un’autentica star, una bellissima ragazza, pluricampionessa: la sua disciplina è la scherma, la sua specialità la spada, il suo nome Mara Navarria. Nata ad Udine il 18 luglio 1985 e cresciuta a Carlino, dove vive la sua famiglia, nonostante lo sport la tenga ormai molti mesi lontana da casa, ci tiene a ribadire che lei è friulana e si sentirà sempre friulanissima. Per dieci anni si è allenata con il Club Gemina Scherma di San Giorgio di Nogaro, poi è entrata a far parte del Centro sportivo Esercito e si allena al Club scherma di Roma. Nelle cronache e nei medaglieri sportivi della scherma compaiono però anche i nomi di Caterina ed Enrico Navarria, rispettivamente sorella e fratello di Mara. Perché questa disciplina è davvero una questione di famiglia.

 

Mara, quando è iniziata la tua storia con la scherma?

“Mi sono avvicinata a questa disciplina quasi per caso. D’estate facevo canoa insieme a mia sorella maggiore, Grazia, e i miei genitori ci hanno fatto conoscere la scherma come sport da praticare in inverno. Dapprima aveva iniziato mio fratello Enrico, poi ci siamo aggiunte noi sorelle.”

Una passione di famiglia…

“Siamo sempre stati fratelli “affiatati”; grazie ai nostri caratteri, siamo riusciti ad emergere ognuno nel proprio campo. Siamo riusciti ad ottenere risultati sia con il lavoro ma anche con la consapevolezza della forza di volontà e di carattere di ciascuno di noi. Penso che una persona inizi a sentirsi forte quando riesce a vincere e si diverte a farlo”.

Nella scherma hai deciso di utilizzare la spada (le altre armi nel combattimento sono la sciabola e il fioretto, nrd): come mai?

“Perché è l’arma non convenzionale, manca la condizione che porta in vantaggio uno o l’altro avversario. Nella spada tutto il corpo è bersaglio, c’è più fantasia di azioni. Vi è l’esigenza di preparare un attacco scegliendo il tempo e portandolo con precisione”.

Ti cimenti sia nella spada individuale che a squadre: quali sono le differenze principali tra le due gare?

“Innanzitutto nella gara a squadre si vince in gruppo, ci si fida dei compagni e con loro si crea un’intesa che è difficile da tradurre in parole. Ogni singolo assalto della gara a squadre ha un suo obiettivo e una sua storia a sé, a volte si può rischiare di più e a volte si guarda dritti la maschera avversaria e non si può togliere di dosso lo sguardo dal bersaglio. Quest’anno sono stata inserita come titolare nel team; devo dire che mi piace molto e che mi trovo bene con le mie compagne di squadra”.

Quali doti fisiche si debbono possedere e quali sacrifici si debbono affrontare per avere successo nella scherma?

“Un atleta dovrebbe avere una buona preparazione tattica e tecnica, e solo parzialmente fisica. La componente fisica è importante dal punto di vista organico, non dal punto di vista fisiologico. Penso che i grandi campioni abbiano molta pazienza”.

Un motivo per consigliare ad un giovane di intraprendere questo sport?

“Penso ai bambini intorno ai 6 anni, nel pieno dello sviluppo motorio: potrebbero fare scherma per imparare alcune regole di vita e norme comportamentali che sono alla base di questa disciplina”.

C’è un atleta in particolare a cui ti ispiri?

“Non ho nessun atleta che vorrei emulare; mi piace molto la scherma russa e lavorare sul contrattacco”.

Per proseguire nell’agonismo sportivo hai scelto l’Esercito: come mai?

“È stata una scelta quasi naturale: il mio primo maestro, Dario Codarin, era colonnello e lui mi ha inserito e mi ha fatto conoscere lo sport anche dal punto di vista militare”.

Quanto tempo dedichi agli allenamenti?

“Mi alleno tutti i giorni, dal lunedì al venerdì, anche se l’intensità varia in base alle gare”.

Tempo libero ne rimane?

“Tutto sta nell’organizzarsi bene. A volte riposo tra un allenamento e l’altro, a volte sbrigo le faccende di casa o i normali impegni. In questo periodo sto scrivendo la tesi di laurea e spero di non dilungarmi troppo nel tempo, ma a volte è davvero dura mettersi a studiare dopo la preparazione atletica o dopo le sedute di scherma”.

Quali sono i tuoi hobby?

“Adoro la fotografia, sviluppare in bianco e nero, fermare il tempo fotografando sguardi. Nei miei viaggi ho sempre con me la macchina fotografica anche se a volte non ho nemmeno il tempo di tirarla fuori dalla valigia. Mi piace anche fare la turista nella città in cui vivo; la scoperta offre davvero tanto e soprattutto ci sono molti stili diversi”.

Viaggiamo all’indietro: cosa significa per te “tornare a casa”?

“Tornare a casa mi rilassa, mi sento coccolata e soprattutto in compagnia. Talvolta, mi piace prendere la bici e andare verso la laguna passando per un bosco non lontano da dove abitano i miei genitori: ritorno bambina e mi sento protetta”.

Da bambina cosa sognavi di fare da grande?

“Sognavo una famiglia, ma anche di viaggiare per il mondo. Volevo studiare le stelle”.

Torniamo alla scherma: hai vinto 2 medaglie d’oro nella Coppa del Mondo under 20, 2 ori ai Campionati italiani assoluti, un argento negli Europei assoluti a squadre: cosa si prova quando ti mettono una medaglia al collo?

“La medaglia al collo suscita una forte emozione: stando sul podio si ha coscienza di aver realizzato l’impresa, di aver raggiunto e centrato l’obiettivo. A volte sono troppo felice e non penso a nulla, solo a trattenere la gioia e talora le lacrime”.

Il prossimo anno ci sarà l’Olimpiade: cosa significa per te questo appuntamento?

“È un obiettivo prestigioso per il quale sto lavorando duramente: sono seguita da mio marito Andrea nella preparazione atletica, da Oleg Pouzanov nella scherma, psicologicamente da Giorgio Damassa, dall’Esercito come società e tutti i giorni dalla mia famiglia e dai miei amici. Se ho dei risultati è loro che devo ringraziare”.

Se sei scaramantica… in bocca al lupo!

“Non sono scaramantica… Comunque crepi!”.

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